mercoledì 23 gennaio 2013

Anet - La residenza di Diana di Poitiers

Dall’età di diciassette anni il re di Francia Enrico II ebbe un solo grande amore: Diana di Poitiers, più vecchia di lui di ben vent’anni, ma molto affascinante. 
Diana era già proprietaria ad Anet di un piccolo castello medievale. Enrico fece innalzare per lei, un nuovo, lussuoso palazzo, una vera reggia extraurbana. 

 Ironia della storia: proprio ad Anet era stato sottoscritto il contratto di matrimonio del principe Enrico con la futura sposa Caterina de’ Medici. I due fidanzati non furono nemmeno interpellati: d’altra parte avevano solo undici anni. Tre anni dopo, le nozze vennero celebrate con grande sfarzo, da un officiante d’eccezione, papa Clemente VII. 
Una volta salito sul trono, però, Enrico II avvio un curioso ‘ménage’ a tre con la moglie Caterina e l’amante Diana, con le quali condusse una vita in comune.


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 Nel 1515 il cinquantaseienne Gran Siniscalco di Normandia, Louis de Brézé, sposo la sedicenne Diana di Poitiers. Nonostante l’enorme differenza di età, il matrimonio fu felice e diede alla coppia due figlie. La famiglia trascorreva gran parte dell’anno ad Anet, che il re aveva concesso in feudo a Brézé (1445).
 A 32 anni, però, Diana si ritrovò vedova. Fu una perdita sentita e la nobildonna da quel momento non indosso altro che gli abiti bianconeri del lutto. Tuttavia, il dolore non le impedì di fare la sua vita. Nominata dama di corte, Diana venne incaricata dell’educazione del duca d’Orleans, il futuro re Enrico II, che si innamorò perdutamente di lei.
 Non solo le donò il ducato del Valentinois e il castello di Chenonceaux, ma finanziò anche la costruzione di un nuovo ‘castello’ (in realtà una fastosa villa rinascimentale) ad Anet, affidandone il progetto al più celebre architetto di Francia nel 1457. 

L’edificio, ispirato alle forme del manierismo italiano (sia pure filtrate attraverso il gusto francese), fu riprodotto in numerose incisioni d’epoca, e divenne ben presto il modello per le residenze aristocratiche francesi.
 Diana di Poitiers era considerata donna di grande intelligenza e avvenenza, e aveva sul re un’influenza assai maggiore della legittima consorte Caterina, che pure era dotata di un carattere tutt’atro che arrendevole, come avrebbe dimostrato da regina madre. 
L’amante veniva sempre consultata prima di prendere le decisioni più importante: fu lei, per esempio, a sollecitare, insieme al contestabile di Montmorency (praticamente il comandante in capo dell’esercito) la persecuzioni dei protestanti. Numerosi scrittori dedicarono le loro opere a questa affascinante figura di donna.

Nel 1559 il re prese parte a un torneo cavalleresco. Per l’ultima volta egli abbassò lo stendardo bianconero davanti a Diana, in segno di omaggio: in quello stesso torneo infatti venne ferito a morte. Immediatamente Caterina de’ Medici allontanò dalla corte Diana, costretta anche a restituire tutti i possedimenti ricevuti da Enrico. 

L’ex amante si ritirò ad Anet, dove fece costruire la sua cappella mortuaria. Si spense a 66 anni nella tenuta che era stata simbolo della sua relazione con il sovrano.

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