martedì 6 novembre 2012

Unchained Melody

Cammino per strada,vedo tanta gente che non ha niente,vivere sul ciglio della strada. Lasciata lì agli occhi indifferenti della gente,che cercano soltanto un po' di calore. Passi,li vedi lì seduti,avvolti tra mille fogli di cartone, non fanno male a nessuno,siamo noi a ferirli,un saluto,uno sguardo, o soltanto una carezza,valgono più di un misero soldo,non costa niente tutto ciò. Siamo inconsapevoli,di quello che possano insegnare a noi, non sono emarginati dal mondo, sono come noi, erano come noi, persone felici,che poi la vita li ha ripagati in sfortuna. ne ho visti a distanza di un secondo,lì, che ti guardano, vedi la luce che flette nei loro occhi,ciò ti colpisce al cuore. Loro non mollano, non si danno per perdenti,ma cercano sempre di lottare, sperando in qualche miracolo. Ho girato l'angolo,ho visto che tu non c'eri più, li per terra solo i tuoi cartoni consumati dalla pioggia e dalle suole della gente, Ora sei anche tu un angelo,sicuramente inizierà la tua nuova vita,e troverai quella felicità tanto attesa. Ricordati di me, per il sorriso e l'abbraccio che ti ho regalato, non per l'ennesimo soldo lì buttato con freddezza e indifferenza.

Le piramidi dei Faraoni Neri


Sudan, nel deserto nubiano,lungo il corso del Nilo.
Troviamo la necropoli reale di Meroe, una delle più importanti e antiche città dell'Africa sahariana. 
Fu prima capitale meridionale del regno di Kush tra l'800 e il 350 a.C., e poi del regno omonimo, esteso dall'Etiopia all'Egitto, fino al 300 d.C.
La Nubia, una terra molto antica con una cultura propria seppur con influenze culturali dei paesi si è mantenuta diversa sia dalla cultura egizia, sia da quella africana. 
Una terra leggendaria, dove vissero i Faraoni Neri, sovrani che tra l'VIII e il VII secolo a.c estesero il loro dominio fino al delta del Nilo, sconfiggendo i signori di Tebe, di Menfi e di Tanis, fondando la 25° dinastia,che fa parte del plurimillenaria storia della civiltà egizia. 
Era il regno di Napata,nome anche della capitale in cui il primo Faraone Nero, Alara, stabilì la sua sede intorno al 747 a.C. Un predominio che durò pochissimo fino al 656 a.C. gli Egiziani riconquistarono il territorio distruggendo la capitale e la Nubia cadde nell'oblio.
Nub (che significa "oro"), perché qui gli Egizi continuarono a estrarre l'oro.
E anche Nubt (che significa "treccia di capelli"), perché qui vivevano genti nere, dai capelli scuri e crespi, che portavano raccolti in fitte trecce.

La necropoli reale di Meroe. Attiva per 600 anni, conta alcune centinaia di piramidi, parecchie decine giunte fino a noi in buono o discreto stato di conservazione.
Le piramidi meroitiche,sono molto diverse da egizie, assai più recenti,molto più piccole (alte non più di 10-20 metri) ma più aguzze e svettanti
Le pareti inclinate di 70° (contro i 40°-50° delle egiziane), molto più recenti. Quelle nubiane poi non contengono la camera funeraria, perché i faraoni, le regine (le potenti Candaci) e i principi venivano sepolti al di sotto con i loro ricchi corredi, a volte, in compagnia di concubine, dignitari, schiavi e animali. Sul davanti si trova un tempietto quadrato con le pareti istoriate da bassorilievi narranti le gesta del defunto.
Meroe è Patrimonio dell'Umanità Unesco

Il lungo e misterioso viaggio di un diamante

“Un diamante è per sempre”, recita una pubblicità nota a tutti. Anche se nella realtà non è così, in verità essi durano un tempo incredibilmente lungo per un uomo. E gran parte della loro vita la trascorrono all’interno della Terra. Ma ciò che è incredibile è soprattutto il luogo dove essi si formano e il viaggio che compiono per arrivare sulla superficie terrestre. Un viaggio così complesso che per molto tempo, e ancora oggi, presenta aspetti non del tutto chiari. Con nuove e avanzatissime tecnologie una ricerca ha da poco dimostrato come i diamanti compiano lunghi percorsi nel mantello fluido del nostro pianeta prima di arrivare in superficie, smentendo ipotesi precedenti che sostenevano che i diamanti si formino poco prima di essere espulsi da un vulcano. Ad oggi i geologi conoscono ancora poco di quel che c’è sotto la crosta terrestre, nel mantello del pianeta, che inizia a 25-35 chilometri per arrivare in prossimità del nucleo a 2900 km di profondità. Ma quel che è certo è il fatto che solo nel mantello si possono incontrare le pressioni necessarie per far si che gli atomi di carbonio si strutturino in diamanti e che questi ultimi arrivano in superficie solo attraverso eruzioni vulcaniche di estrema violenza. Quel che è di grande interesse è il fatto che a volte il carbonio che forma i diamanti cattura piccolissimi pezzetti di mantello, chiamate “inclusioni” (vedi foto a fianco), al suo interno, incapsulandoli come in una macchina del tempo. Questo avviene sia quando si sta formando un nuovo minerale, sia quando questo può essere distorto o fratturato nel suo vagare all’interno del mantello. All’occhio umano un diamante con tali inclusioni appare del tutto simile a quelli che non le possiedono e un monile assume in ogni caso tutta la sua lucentezza e bellezza. Ma ad uno scienziato che possiede strumenti in grado di arrivare ad osservare le inclusioni il valore del diamante ne assume uno del tutto diverso, quello scientifico. “Poiché è al momento impossibile realizzare perforazioni che arrivano al mantello profondo, questa strada ci permette di analizzare il mantello terrestre seppur indirettamente”, spiega Ekaterina Rubanova dell’ARC Centre of Excellence for Core and Crust Fuid System of Macquarie University in New Saouth Wales, in Australia. Le inclusioni hanno dimensioni estremamente piccole, si parla infatti di oggetti che vanno da 5 a 50 miliardesimi di millimetro, dimensioni “invisibili” anche ad un esperto, ma che opportunamente pulite con un laser, levigate e sottoposte a microscopi elettronici diventano libri aperti dell’interno del nostro pianeta. La ricerca condotta da Rubanova e pubblicata su un’importante rivista scientifica ha permesso di sostenere che i diamanti vengono profondamente deformati nel mantello terrestre, nonostante siano i minerali più “duri” che si conoscono. Inoltre ha potuto stabilire che in un medesimo cristallo vi può essere più di un’inclusione di mantello, ad indicare che il diamante ha percorso un lungo tragitto andando a pescare pezzi di mantello diversi l’uno dall’altro. La conclusione della ricercatrice sostiene che generalmente i diamanti percorrono un lungo viaggio nel mantello terrestre prima di radunarsi in un luogo dove un vulcano provvederà a farli arrivare sulla superficie della Terra. 

 luigibignami

La Repubblica del Sudafrica

La Repubblica del Sudafrica (af. Republiek van Suid-Afrika, ingl. Republic of South Africa), o Sudafrica, è uno Stato indipendente dell'Africa australe. È situato nella punta meridionale del continente africano e confina a nord con la Namibia, il Botswana e lo Zimbabwe, a nord-est con il Mozambico e lo Swaziland; comprende nei suoi confini il Lesotho. Si affaccia inoltre sull'oceano Atlantico e su quello Indiano. Capo Agulhas, il punto più meridionale del continente africano, delimita il confine fra i due oceani. Dalla fine del regime di apartheid – vigente fino ai primi anni novanta – il Paese ha acquisito la denominazione informale di Rainbow Nation ("nazione arcobaleno", ovvero "abitato da persone di diversi colori"). Il Sudafrica è inoltre l'unico Paese al mondo con tre capitali: Pretoria, sede del Governo, Città del Capo, dove si trova il Parlamento, e Bloemfontein, sede del potere giudiziario. Ai fini internazionali, tuttavia, è Pretoria a essere identificata come capitale in quanto sede della Presidenza.
Il territorio sudafricano è in gran parte formato da altopiani, il cosiddetto Alto Veld, che in generale si innalza verso ovest, raggiungendo quote comprese fra i 900 e i 1.800 m s.l.m. Verso le coste l'altopiano presenta un orlo rialzato, detto Grande Scarpata, che si articola in diverse catene montuose separate da aree livellate dall'erosione (il principale agente modellatore del territorio, che non fu più interessato da ingressioni marine importanti dopo il Paleozoico). La Scarpata include a sud-ovest massicci isolati, come Table Mountain (1.914 m), un massiccio di arenaria che incombe su Città del Capo; a est e a nord si sviluppa invece in catene montuose importanti; le principali sono i monti Drakensberg (Monti dei Draghi), caratterizzati da effusioni basaltiche e cime che toccano altezze superiori ai 3000 m (la più alta è il Njesuthi, 3.408 m), da cui si dipartono catene minori (Stormberg, Nieuwveld e Sneeuwberg). Sempre nella zona nordorientale si trovano anche i sistemi montuosi Swartberg e Langeberg. Al di là della Scarpata si estende la pianura alluvionale costiera detta Basso Veld, salvo nella zona della Penisola del Capo, dove le formazioni rocciose giungono direttamente all'Oceano in una successione di promontori con coste a falesia. Il centro del paese è in gran parte occupato dai bacini semi-desertici del Grande e Piccolo Karoo, che sfumano a nord-ovest nel deserto del Kalahari, condiviso da Sudafrica e Namibia. Da un punto di vista geologico, il territorio del Paese poggia su uno zoccolo di rocce cristalline del Precambriano, venate da importanti filoni auriferi e uraniferi (concentrati nella regione del Witwatersrand, in Transvaal). Il Karoo ricopre questo zoccolo con sedimenti di età paleozoica e mesozoica in alcuni punti fino a 7.000 m di profondità; anche questi sedimenti hanno un'importanza economica, essendo non raramente ricchi di carbone e di petrolio.

Le lezioni del professor monti

Mario Monti avverte il prossimo presidente Usa:
“Occhio alla finanza pubblica”
MONTI FINANZA USA – Monti mette in guarda gli Stati Uniti.
Il presidente del Consiglio italiano, in conferenza stampa...( dal Laos,) ha tenuto a sottolineare che la finanza pubblica è un tema da tenere sotto controllo, anche negli Usa.
Il premier ha infatti ricordato che anche se il dollaro continua ad essere una moneta di riserva e vi è una “una propensione nei portafogli internazionali pubblici e privati a tenere grandi quantità di debito pubblico“, ciò non significa che non possano “determinarsi, anche velocemente, mutazioni di composizione“. Insomma “l’attenzione sui temi della finanza pubblica americana resterà grande chiunque vinca le elezioni”.
Il prossimo 6 novembre gli americani saranno chiamati alle urne per scegliere di riconfermare Barack Obama alla Casa Bianca oppure sostituirlo con il candidato repubblicano Mitt Romney.
Intanto le dichiarazioni di Romney in Virginia hanno fatto alzare le orecchie agli italiani: 
“Le politiche del presidente Barack Obama ci ridurranno a una situazione di difficoltà come quella che in Europa vediamo in Paesi come Italia e Spagna… Le elezioni presidenziali avranno enormi conseguenze.
Il voto del 6 novembre avrà un impatto non solo sui prossimi quattro anni ma sulle generazioni future”.

Fonte Diretta News.it 


Gli americani avevano giusto bisogno delle raccomandazioni dell'insigne professore.

Se no come facevano a fare una buona politica di sviluppo come da noi????

Tintagel - Il castello di re Artù

Intorno al leggendario personaggio di Artù si sono aggrovigliate, nei secoli, decine di leggende. Secondo una di esse, largamente diffusa, la madre di Artù, Igraine, sarebbe stata sorella di Viviana, Signora del Lago e dell’isola Sacra di Avalon, la mitica sede dei druidi, nonché ultima roccaforte celtica della Britannia. Igraine era sposata a Gorlois, duca di Cornovaglia, ma Artù era figlio non del legittimo marito bensi di Uther Pendragon, un condottiero nel cui sangue si univano due stirpi regali, quella delle genti britanniche legate all’antica tradizione celtica e quella dei devoti a Roma. Deus ex machina di questo tradimento destinato a sconvolgere la storia dell’isola fu il mago Merlino, che operò un sortilegio sulla duchessa.

Nel 1136 il cronista inglese Golfredo di Monmouth, nella sua Historia regnum Britanniae, cita la fortezza di Tintagel come la tradizionale residenza di re Artù. Al di là delle leggende, tuttavia, ciò che concretamente esiste sono le rovine di un monastero celtico risalente agli inizi del VI secolo e i resti delle mura di un complesso fatto costruire a picco delle burrascose scogliere, intorno al 1145, dal conte Reginaldo di Cornovaglia, figlio illegittimo di Enrico I. Al XII secolo risalgono i resti della cinta fortificata dalla parte della terraferma; questa era collegata alla parte insuare da una lingua di terra destinata a scomparire per l’erosione. Nella parte insulare si costruirono il dongione, una capella e la Great Hall, senza dubbio la parte più imponente del castello. Nel XIII secolo, Richard conte di Cornovaglia in grandi il complesso fino ad avere tre cinte fortificate: quella che protegge l’isola, collegata alla terraferma da un ponte levatoio e difesa da un corpo di guardia, e le due cinte che delimitavano un castello inferiore (Lower Ward) e un castello superiore (Upper Ward) – ciascuno dotato di un apparato difensivo e di un corpo di guardia autonomo. Con Edoardo, principe di Galles e figlio di Edoardo III, conosciuto come il Principe Nero, furono introdotte nuove modifiche. Comincio, però, allora la decadenza della fortezza trasformata fino al XVI secolo in prigione. In seguito fu definitivamente abbandonata con l’affondamento del castello inferiore, provocato dall’azione continua dell’erosione marina. Riscoperta nei primi decenni del Novecento Tintagel è stata l’oggetto di una campagna di scavi che hanno permesso di ristabilire la datazione e la storia.
L’intera vita del sovrano è intessuta di miti, storie leggendarie, sortilegi. Ancor giovane, Artù conquistò il diritto di sedere sul trono della Britannia strappando dalla viva roccia la magica spada Excalibur: evento avvenuto nel 516 d. C., secondo la tradizione. Durante il suo regno Artù, capo delle forze della Britannia celtica, avrebbe conquistato ben dodici vittorie, delle quali l’ultima soltanto, quella di Mount Badon, è forse storicamente provabile. Secondo l’immaginazione dei suoi biografi, Artù conquistò mezzo mondo cristiano, dalla Scozia all’Irlanda, Islanda, Danimarca, Norvegia, fino alla Gallia e alla Spagna. E avrebbe preso anche Roma se, giunto alle porte della città eterna, non fosse stato informato che la sua partia era in rivolta e che Morded, suo nipote, aveva sedotto la sua sposa, Ginevra. Rientrò allora precipitosamente in patria con Galvano, suo ambasciatore, che fu ucciso durante lo sbarco. I due fedifraghi fuggirono, Ginevra nascondendosi in un convento, Mordred rifugiandosi presso la baia di Camban, in Cornovaglia, dove avvenne lo scontro finale. Artù, ferito a morte, consegno la spada Excalibur a sir Belvedere, con l’ordine di gettarla nell’acqua. Apparve allora un piccolo vascello con molte dame e una regina, che portarono l’eroe sull’isola di Avalon, dove si dice che egli ancora attenda, insieme alla sorella Morgana, di ritornare tra i suoi e guidarli alla vittoria.



Le rovine di quella che è diventata una grande attrazione turistica si ergono su uno sperone roccioso proteso nel mare, battuto dalle onde e dalle frequenti tempeste. Probabilmente le leggende sorte intorno a questo luogo sono state originate dallo stretto rapporto del luogo con le manifestazioni primigenie della natura, che qui si esprimono sotto forma di tempeste o di nebbie avvolgenti magicamente ogni cosa. O, forse, si tratta veramente di un luogo fuori dal tempo, dove per motivi inesplicabili si apre una porta su un altro mondo….

La stele di Rosetta

La Stele di Rosetta è una lastra in basalto di 114 x 72 cm, che pesa circa 760 kg e riporta un'iscrizione con tre differenti grafie: geroglifico, demotico e greco (dall'alto in basso).
Demotico e Geroglifico non sono due lingue diverse ma semplicemente sono due differenti grafie dell'egizio: il geroglifico era usato per testi monumentali o di particolare importanza mentre il demotico, che derivava da una semplificazione della grafia ieratica, era usato per documenti ordinari; in epoca tarda l'uso di redigere anche i testi ufficiali in demotico derivava dall'essersi ristretta quasi solamente alla classe sacerdotale la conoscenza della grafia geroglifica.
Poiché il greco era conosciuto, la stele offrì una chiave decisiva per poter procedere alla comprensione dei geroglifici, e ciò avvenne nel 1822 ad opera di Jean-François Champollion.
Il decreto tolemaico è riportato in due lingue (ma tre grafie poiché l'egizio è presente sia in geroglifico che demotico) nella stele.
Si tratta di un decreto emesso nel 196 a.C. in onore del faraone Tolomeo V Epifane (al tempo tredicenne) in occasione del primo anniversario della sua incoronazione.
Il testo riporta tutti i benefici resi al paese dal re, le tasse da lui abrogate, e la conseguente decisione del clero di erigere in tutti i templi del paese una statua in suo onore, e statue d'oro da collocare accanto a quelle degli dei, e di indire festeggiamenti in onore del re.
Stabilisce inoltre che il decreto sia pubblicato nella scrittura delle parole degli dei (geroglifici), nella scrittura del popolo (demotico) e in greco. Il contributo più importante alla comprensione dell'egiziano e allo studio della stele di Rosetta fu quello del francese Jean-François Champollion. Champollion non aveva però identificato i segni multi consonantici, cosa che fece successivamente Karl Richard Lepsius.
La storia della stele è legata a Napoleone Bonaparte e alla campagna d'Egitto.
Facevano parte delle spedizione anche 175 scienziati, che avevano l'obiettivo di aprire alla Francia la conoscenza della storia mediorientale.
Il ritrovamento della stele è attribuito al capitano francese Pierre-François Bouchard che la trovò nella città portuale di Rosetta (l'odierna Rashid) nel delta del Nilo il 15 luglio del 1799.
La stele fu esposta al British Museum, dove viene custodita dal 1802.
Nel luglio del 2003 gli egiziani hanno chiesto la restituzione della stele. Attualmente al Museo Egizio del Cairo è presente una copia.

La fiammella del nostro cuore


Da piccoli fingiamo di essere buoni per compiacere i nostri genitori.
Da grandi fingiamo di esser forti o a volte che vada tutto bene, anche quando tutto bene non va.
Poi la sera ci si trova nel proprio letto, si spegne la luce e si chiudono gli occhi; pochi gesti e si spegne anche un’intera giornata, fatta di sorrisi forzati e sinceri, di cose ingoiate e di cose sputate, di deliri strappati alla vita con forza e di parole ascoltate con stanchezza.
Ed è proprio in quel momento che si fa i conti con noi stessi, con i nostri pensieri più profondi ai quali non è più possibile fuggire, con il proprio sogno da realizzare, tra paure e consapevolezze… ancora qualche attimo di dolce silenzio che ci culla, accompagnandoci per mano verso il nostro sonno.
Ci abbandoniamo stanchi, con la voglia di risposare e al risveglio.. al risveglio ricominciamo a sorridere perché in fondo è un nuovo giorno e tutto può accadere, basta mantenere accesa la fiammella del nostro cuore.
Anna Biason

La sequenza di Fibonacci e la sezione aurea

La successione di Fibonacci 
E' una successione in sequenza di numeri interi naturali ciascun numero della quale è il risultato della somma dei due precedenti.
La successione si definisce matematicamente assegnando i valori dei due primi termini, La sequenza prende il nome dal matematico pisano del XIII secolo Leonardo Fibonacci e i termini di questa successione sono chiamati numeri di Fibonacci.
Il volo dei numeri di Mario Merz, un'installazione luminosa sulla Mole Antonelliana, rappresenta la successione di Fibonacci 










I primi numeri di Fibonacci (includendo lo 0) sono: 0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55 89, 144, 233, 377, 610, 987, 1597, 2584, 4181, 6765 .........e via all'infinito
Numeri di Fibonacci e legami con altri settori.
In matematica i numeri di Fibonacci sono legati in qualche modo alla sezione aurea, alla sequenza di Farey, alle frazioni continue, alla zeta di Fibonacci, alla zeta di Riemann, ai gruppi di Lie, ai frattali. 
In Fisica:
Sussiste il legame con la teoria delle stringhe.
Molti altri legami sono evidenti con la biologia, la cristallografia, la musica, l'economia, l'arte, l'elettrotecnica, l'informatica, ecc.
In chimica: 
Recentemente in Germania scienziati internazionali hanno scoperto la comparsa del numero aureo 1,618 insieme al gruppo di simmetria E8 in un composto chimico (niobato di cobalto), portato artificialmente in uno stato quantistico critico (l'equivalente quantistico dei frattali).


cerchi nel grano
Nella musica: 
La musica ha numerosi legami con la matematica, e molti ritengono che importante sia in essa il ruolo della sezione aurea e dei numeri di Fibonacci.
Sul piano compositivo, attraverso la serie di Fibonacci la sezione aurea può essere rapportata a qualsiasi unità di misura concernente la musica, I musicologi hanno trovato altre applicazioni nei rapporti fra le durate (in misure) delle varie parti dei brani musicali, in particolare si trovano tali rapporti nelle opere di Claude Debussy e di Béla Bartók Tra i compositori del XX secolo si evidenziano in proposito Stravinsky, Xenakis, Stockhausen (nel cui brano Klavierstücke IX si hanno frequenti rimandi alle successioni fibonacciane nelle segnature di tempo),
Sezione aurea. Senza questa niente violini Stradivari,
Anche la musica Rock, specialmente nel cosiddetto rock progressivo, si è confrontata con gli aspetti mistico-esoterici della sezione aurea, e più precisamente dalla serie di Fibonacci.
L’esempio più emblematico è la musica dei Genesis, che hanno usato assiduamente la serie fibonacciana nella costruzione armonico-temporale dei loro brani: Firth of Fifth è tutto basato su numeri aurei: ad esempio ci sono assoli di 55, 34, 13 battute, di questi alcuni sono formati da 144 note, etc.
Oltre ai Genesis, I Deep Purple nel brano Child in Time e i Dream Theater nell'album Octavarium, interamente concepito secondo il rapporto tra i numeri 8 e 5 e termini consecutivi della sequenza di Fibonacci.
Risale invece al 2001 Lateralus album della band americana Tool che contiene il singolo omonimo "Lateralus" costruito fedelmente sulla serie di Fibonacci: i Tool fanno un sapiente uso dei primi elementi della successione di Fibonacci: contando infatti le sillabe della prima strofa si ottiene 1,1,2,3,5,8,5,3,2,1,1,2,3,5,8,13,8,5,3.
Da notare che la canzone fa un continuo riferimento alla figura della spirale.
 
In botanica: 
Quasi tutti i fiori hanno tre o cinque o otto o tredici o ventuno o trentaquattro o cinquantacinque o ottantanove petali: i gigli ne hanno tre, i ranuncoli cinque, il delphinium spesso ne ha otto, la calendula tredici, l'astro ventuno, e le margherite di solito ne hanno trentaquattro o cinquantacinque o ottantanove.
La disposizione delle infiorescenze nel girasole I numeri di Fibonacci sono anche in altri fiori come il girasole; difatti le piccole infiorescenze al centro del girasole sono disposte lungo due insiemi di spirali che girano rispettivamente in senso orario e antiorario.
I pistilli sulle corolle dei fiori spesso sono messi secondo uno schema preciso formato da spirali il cui numero corrisponde ad uno della serie di Fibonacci.
Di solito le spirali orientate in senso orario sono trentaquattro mentre quelle orientate in senso antiorario cinquantacinque (due numeri di Fibonacci); altre volte sono rispettivamente cinquantacinque e ottantanove, o ottantanove e centoquarantaquattro.
Si tratta sempre di numeri di Fibonacci consecutivi.
Le foglie sono disposte sui rami in modo tale da non coprirsi l’una con l’altra per permettere a ciascuna di esse di ricevere la luce del sole. Se prendiamo come punto di partenza la prima foglia di un ramo e si contano quante foglie ci sono fino a quella perfettamente allineata spesso viene un numero di Fibonacci e anche il numero di giri in senso orario o antiorario che si compiono per raggiungere tale foglia allineata dovrebbe essere un numero di Fibonacci. Il rapporto tra il numero di foglie e il numero di giri si chiama “rapporto fillotattico”.
Nel corpo umano:
Il rapporto fra le lunghezze delle falangi del dito medio e anulare di un uomo adulto è aureo, come anche il rapporto tra la lunghezza del braccio e l'avambraccio, e tra la lunghezza della gamba e la sua parte inferiore.
La spirale 
In geometria e in natura,  Nell'arte, Nell'economia, In informatica, In elettrotecnica,  Nei giochi sistemici.
E sicuramente nell'universo

Il gioco dell'oca

Per la prima volta, all'epoca dei Medici, verso il 1580, appare il nome "Il nuovo e molto dilettevole giuoco dell'oca", ma la più antica stampa conosciuta del "gioco dell'oca" risale al 1640. Fu pubblicata a Venezia da Carlo Coriolani. Al centro vi è raffigurata una famiglia seduta attorno ad una tavola imbandita e nel bel mezzo un'oca arrosto. In alto sul bordo del foglio è scritto "Il dilettevole gioco di loca". Molto probabilmente da qui deriva il nome del gioco , secondo altri studiosi invece proviene dall'usanza dei giocatori di impiegare la vincita per comperare una bella oca. Certo è che questo gioco è molto antico come testimoniano documenti rinvenuti in tombe egizie e reperti cinesi. Rappresentava il concetto del bene (le oche) e del male (le avversità, gli ostacoli).

La Struttura simbolica del Gioco dell'Oca

Secondo Fulcanelli, il Gioco dell'Oca è "un labirinto popolare dell'Arte sacra e una raccolta dei principali geroglifici della Grande Opera" (Fulcanelli, Le Dimore Filosofali). La sua struttura a spirale, ripartita in 63 tappe in cui ricorrono alcuni simboli fissi, conduce verso il raggiungimento del centro, del "giardino dell'oca", meta di un cammino sapienziale iniziatico.

E' interessante notare innanzitutto che la spirale del gioco si svolge sempre in senso sinistrorso, come ad indicare che il raggiungimento del centro va inteso nel senso di una "via del ritorno", di una risalita verso l'origine, verso l'Uno.

L'Oca che dà il nome al gioco è un animale tenuto in grande considerazione da molti popoli antichi, a partire dagli Egizi per giungere ai Greci. I Romani avevano affidato alle oche il compito di vegliare sul tempio di Giunone, nel Campidoglio. Per i Celti, il palmipede era simbolo dell'aldilà e guida dei pellegrini, ma anche simbolo della Grande Madre dell'Universo. Le regole del gioco si conformano a questa valenza sacra dell'animale, sottolineando il suo ruolo di "guida provvidenziale": capitare su una casella contrassegnata da un'oca permette infatti di abbreviare il percorso, raddoppiando il punteggio ottenuto.

Il numero delle caselle, 63, è particolarmente significativo: come prodotto di 9 x 7 permette di intendere il percorso come successione di 7 cicli di 9. Questi numeri si collegano direttamente alla teoria degli "anni climaterici", tenuti in grande considerazione dall'astrologia classica: i cicli settenari e novenari segnano infatti gli anni fondamentali della vita umana che, in questo caso, si concluderebbe col sessantatreesimo anno, chiamato "il grande climaterio". In questo senso il gioco può essere inteso come una rappresentazione simbolica del percorso stesso della vita. Ma c'è di più: la casella 63 è quella che permette di accedere al centro della spirale, al "castello o giardino dell'oca" che non è numerato. Considerando anche il centro, avremmo in tutto 64 caselle e questo numero, oltre ad essere simbolo dell'Unità, verso la quale il cammino ci deve ricondurre (6+4=10; 1+0=1), è il prodotto di 8 x 8 e suggerisce immediatamente una possibile analogia del nostro gioco con quello degli scacchi, che, a sua volta, ha la sua matrice simbolica nei 64 esagrammi dell'I Ching o "Libro dei Mutamenti", i cui simboli descrivono appunto tutti gli stadi possibili dell'esistenza umana.

L'amore di una mamma

Una mamma lontra perde il suo cucciolo assalito da un branco di orche assassine e, dopo essersi resa conto che il cucciolo non è più accanto a lei, inizia a piangere. Il video che mostra quanto accaduto, nel web sta facendo il pieno di clic: in due settimane ha già totalizzato quasi 1 milione di clic. Il filmato è stato girato da una barca che stava filmando le orche: mamma lontra riesce a salvarsi saltandoci sul retro. La lontra, dopo il salto inizia a chiamare il suo cucciolo. Alla fine, nonostante l’oceano sia ancora pieno dei predatori, torna in mare proseguendo la ricerca del suo piccolo.

Storia di un amore

Il padrone di un negozio stava esponendo sulla porta un cartello con la scritta “si vendono cuccioli”. Questo genere di annuncio attira sempre i bambini e difatti di lì a poco un ragazzino si presentò nel negozio chiedendo: “quanto costano i cagnolini?” Il padrone rispose: “tra 30 e 50 €”. Il bambino mise la mano in tasca e ne estrasse alcune monete: “ho solo 2,37 €… Posso vederli?”. L’uomo sorrise e fece un fischio. Dal retrobottega entrò correndo il suo cane seguito da cinque cuccioli. Uno di questi però era rimasto molto indietro rispetto agli altri. Il ragazzino subito indicò il cagnolino rimasto indietro che stava zoppicando: “Cosa gli è successo?”. L’uomo gli spiegò che, quando era nato, il veterinario gli aveva detto che quel cucciolo aveva un’anca difettosa e che sarebbe rimasto zoppo per sempre. Il bambino si commosse a quelle parole ed esclamò: “questo è il cagnolino che voglio comprare!”. E l’uomo gli rispose: “no, non dovrai comprarlo! Se lo vuoi veramente te lo regalerò!”. Il bambino rimase attonito e guardando l’uomo diritto negli occhi gli disse: “non voglio che lei me lo regali: vale tanto quanto gli altri cagnolini e io le pagherò il prezzo intero. Se è d’accordo le darò subito i miei 2,37 € e 50 centesimi ogni mese fino a quando lo avrò pagato completamente”. L’uomo rispose: “non vorrai davvero comprare questo cagnolino, ragazzo. Non sarà mai in grado di correre, di saltare e di giocare come gli altri cagnolini!”. Allora il bambino si piegò ed estrasse dai pantaloncini la sua gamba sinistra, malformata ed imprigionata in un pesante apparecchio metallico. Guardò di nuovo l’uomo e gli disse: “questo non importa, anche io non posso correre e il cagnolino avrà bisogno di qualcuno che lo capisca!”. L’uomo adesso stava mordendosi le labbra e i suoi occhi si riempirono di lacrime…Sorrise e disse: “ragazzo mio, ciò che la sofferenza ti porta oggi… farà di te un vero uomo domani”.

I CACCIATORI...........(brava gente) amano la natura lorooooo!

IN QUESTO MOMENTO........stanno uccidendo una creatura come questa per fare un salmì !!!!
MA COME CAVOLO FATE????? a ucciderlo e poi mangiarlo?
io personalmente lo trovo INCONCEPIBILE E MOSTRUOSO

Chi può dia una mano non facciamo estinguere anche questa meravigliosa razza

I Cavallini della Giara.
ORIGINI 
Di origini incerte e misteriose, il cavallino non sembra essere una specie autoctona della Sardegna, non sono stati ritrovati, infatti, reperti fossili del periodo antecedente il tardo nuragico, Bronzo recente.
Importati dai fenici o provenienti dall'arcipelago greco portato da navigatori, i cavallini della Giara sono oggi gli unici sopravvissuti di numerosi branchi che fino al tardo medioevo vivevano allo stato brado, nell'isola.
Nel vasto e poco antropizzato altopiano dai contorni netti e scoscesi i cavallini hanno trovato l'habitat ideale che li ha portati alle caratteristiche morfologiche e comportamentali attuali e a recuperare, almeno parzialmente, il genotipo del cavallo selvatico.
CARATTERISTICHE E DIMENSIONI
I cavallini della Giara sono oggi presenti sull'altopiano in 500 esemplari circa. Il numero rappresenta, orientativamente, la capacità portante ottimale del territorio, in quanto bisogna tener conto dei numerosi altri erbivori, quali bovini e caprini che con i cavallini si contendono il pascolo disponibile.
Di carattere nervoso e indomito pur se apparentemente tranquillo, il cavallino della Giara, sprigiona una forza e una resistenza insospettabili ogni qualvolta l'uomo minaccia di privarlo della sua libertà.
La cattura anche se per curarlo, per marchiarlo, per domarlo o per qualunque altro motivo, storicamente non è mai stato un compito agevole e gli inseguimenti dei cavallini nelle pietraie della Giara da parte di esperti cavalieri si sono spesso conclusi con un nulla di fatto.
Le dimensioni sono ridotte rispetto a quelle dei cavalli tradizionali, anche se le sue proporzioni aggraziate non sono quelle di un pony piccolo e tozzo.
L'altezza media è di 1,20 m circa al garrese,corrispondente alla verticale arti anteriori-spalla, mediamente di 30-40 cm inferiore a quella degli altri cavalli "normali".
La criniera e la coda sono folte e lunghe, il mantello può essere baio, morello o sauro, anche se questi ultimi rappresentano solamente circa l'8% degli esemplari oggi presenti nei 4.300 ha dell'altopiano. La testa è grande e i due occhioni "a mandorla" danno al cavallino della Giara una espressione velatamente malinconica.
COMPORTAMENTO:
Vivono in piccoli gruppi familiari stabili costituiti da un maschio dominate e da una a sette-otto femmine con relativi puledri, anche se non è raro trovare gruppi di maschi "scapoli".
Ogni gruppo occupa un territorio ben definito anche se talvolta il territorio di gruppi confinanti può sovrapporsi.
Non sono ammesse situazioni di promiscuità, ogni capobranco è fortemente geloso del suo harem ed è pronto a difenderlo a suon di calci e morsi nei confronti di eventuali altri maschi intrusi.
Molto più diplomatico è invece il comportamento del capobranco se l'intrusione avviene ad opera di una cavalla in età fertile, che accetta di buon grado.
Anche i figli maschi vengono scacciati dal gruppo non appena, raggiunta l'età fertile, cominciano a manifestare strane pretese.
La dolce vita da sceicco, per lo stallone capobranco, durerà fino ai 15-20 anni di età quando, ormai anziano, verrà a sua volta soppiantato da un altro giovane maschio e andrà a trascorrere gli ultimi anni della sue vita in un altro territorio in compagnia di altri "scapoli".
Raccolta cibo per i cavallini della Giara stremati dalla siccità LORO SI SONO GIA' ATTIVATI X SALVARLI: I cavallini della Giara stanno morendo di fame https://www.facebook.com/media/set/?
https://www.facebook.com/notes/tz%C3%ACu-alessandro-cau/raccolta-cibo-per-i-cavallini-della-giara-stremati-dalla-siccit%C3%A0/10151207205168433 

Se qualcuno vuole dare una mano (ad esempio portare del cibo) deve fare capo ai comuni o sentire il Sig. Stefano Melis della cooperativa Sa Jana Manna - cell. 3477964725 ( Rita Rosalba Atzei )

Comune di GESTURI: http://www.comune.gesturi.vs.it/ Sindaco: Geom. Sedda Gianluca - E-mail: sindacodigesturi@tiscali.it tel. 070/9360832 - fax 070/9360837 FAUNA:http://www.comune.gesturi.vs.it/VisitaTerritorio/AmbienteTerritorio/Fauna/cavallini.html Comune di Tuili: 
http://www.comune.tuili.vs.it/ Sindaco: Antonino Zonca - E-mail: sindacotuili@tiscali.it Municipio: via Matteotti, 4 - tel 070 9364481 Centralino: 0709364481 - Fax 0709364320 
VISITA IL TERRITORIO: http://www.comune.tuili.vs.it/VisitaTerritorio/ Comune di Setzu: http://www.comune.setzu.vs.it/ Sindaco: Annarita Cotza - E-mail: sindacosetzu@alice.it Telefono: 070/9364012 - Fax: 070/9364615
Comune di Setzu via Chiesa 6 - 09029 Setzu (VS) Tel: 070 9364012 info@comune.setzu.vs.it

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