martedì 11 dicembre 2012

Una delizia per il palato : il torrone


Delizioso "peccato di gola"; grande tentazione per adulti e piccini; leccornia delle classi abbienti, come di quelle più povere; gioia del palato che vanta una ricca storia che si perde nella notte dei tempi. 
Questa "invenzione" gastronomica è da tutti chiamata TORRONE, risultato di un sapiente impasto fatto di miele, albume d'uovo, mandorle o nocciole; ingredienti semplici e naturali, abbondantemente disponibili in tutto il bacino del Mediterraneo fin dai tempi più remoti. 

Ripercorrere la storia del torrone non è impresa da poco, infatti, risalendo il corso dei secoli, per capire quale sia l'origine di questa ghiottoneria, ci ritroviamo di fronte a documenti storici, notizie più o meno veritiere e molteplici versioni circa l'origine non solo di questo dolce, ma anche della sua denominazione.


 La cosa certa è, che le origini del torrone sono antichissime. Marco Terenzio Marrone il Reatino(116a.C.-27d.C.) citava il gustoso "Cuppedo" e non a caso, ancora oggi, il nome del torrone in molte zone dell'Italia Meridionale è "Cupeto". 


Alcuni scritti di Tito Livio (64a.C.-17d.C.), dimostrano che sono stati proprio gli antichi Romani a tramandarci la ricetta, infatti, sebbene non nella forma a noi oggi nota, non c'è dubbio che i Romani gustassero un dolce molto simile al torrone, che tra l'altro si prestava, per forma, consistenza e possibilità di conservazione anche ad alte temperature, ad essere consumato dai legionari durante le loro lunghe campagne.


 Marco Gavio (42a.C.-37d.C.) soprannominato Apicio, nel suo De re coquinaria (l'arte culinaria), ci tramanda la ricetta di un dolce, che potrebbe essere l'antesignano del torrone moderno: il "nucatum" (da nux-nucis, cioè noce). 


Marco Valerio Marziale (42a.C.-37d.C.), definiva la "cupedia" (accezione usata nel senso di desiderio sregolato di cibi dal sapore dolce e prelibato) una delle cinque specialità gastronomiche del Sannio; non a caso i venditori ambulanti di torrone vengono chiamati "cupetari" e il termine "torrone" deriverebbe dal latino torreo (abbrustolire), chiaro riferimento alla tostatura delle nocciole e delle mandorle. 


C'è anche chi afferma che il torrone sia stato "inventato" addirittura in Cina, luogo storicamente originario della mandorla e che, per scambi commerciali, la ricetta sia stata trasmessa agli Arabi i quali poi avrebbero portato nel bacino del Mediterraneo un impasto a base di mandorle, miele e sesamo. 


Anche se non tutti sanno che il goloso dolce a base di mandorle, miele e albume, è di probabile origine araba, in Italia si fa coincidere l'invenzione del torrone "moderno" con un preciso evento: nel 1441 a Cremona, Bianca Maria Visconti sposa il capitano di ventura Francesco Sforza e pare che in questa occasione fosse stato commissionato un dolce, a base di mandorle, miele ed albume, modellato in modo da riprodurre la torre campanaria della città che Bianca Maria portava in dote: Cremona, appunto.


Pochi dolci possono vantare il numero di varianti che annovera il torrone, ciò dimostra che la sua ricetta non é avvolta nel mistero e non è mai stata un segreto, semmai il vero segreto risiede nella sua riuscita, che consiste semplicemente in una lunga e paziente cottura degli ingredienti di base.

 Fino a 40-50 anni fa, si lavorava a mano, senza l'impiego di macchinari, oggi invece, come i cioccolatini e le caramelle, anche il torrone è diventato un prodotto di pasticceria industrializzato; però, ci sono ancora provetti artigiani che producono torrone in confezioni tradizionali con variazioni personali: duro, morbido, al cioccolato, alle mandorle, alle nocciole, alla frutta candita; è chiaro, quindi, che alle migliaia di fabbriche artigianali dislocate in tutta l'Italia, corrispondono decine e decine di varianti di torrone alle quali, oltre agli ingredienti di base, ciascuno aggiunge un qualcosa, che caratterizza "la dolce barretta" adeguandola ai prodotti ed alle tradizioni locali.

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