lunedì 10 dicembre 2012

Galileo Galilei: vita di un genio

E’ il 1564 quando nasce, a Pisa, Galileo Galilei. 
 E’ un giovane colto e geniale che, dopo studi di medicina, filosofia e matematica si dedica con passione alle leggi della fisica. E lo fa come mai si era fatto prima, mettendo in discussione le certezze della scienza del tempo e scegliendo l’osservazione diretta dei fenomeni naturali e per studiare meglio la caduta libera dei corpi arriva a gettare delle sferette di peso diverso addirittura dalla Torre di Pisa.
 Lo stupore dei suoi concittadini è grande così come quello degli scienziati: i dati che raccoglie contraddicono le teorie di Aristotele, teorie che nessuno, allora, metteva in discussione.
 Per Galileo, allora insegnante di matematica prima all’Università di Pisa e poi a Padova, sono tempi di ricerche e sperimentazioni. Perfeziona strumenti sempre nuovi fino ad arrivare alla costruzione di quello che lui chiamava l’occhiale, e che poi si chiamerà , su consiglio di Federico Cesi, telescopio. E’ l’inizio di una vera e propria rivoluzione.

L’indiscussa teoria tolemaica che vedeva la Terra come il centro dell’universo stava per essere messa in crisi dalla visione del cosmo ipotizzata da Copernico, secondo il quale è la Terra a girare intorno al Sole e non viceversa. E saranno proprio gli studi ostinati di Galileo ad aprire la strada al cambiamento.
 Federico Cesi e i primi Lincei erano uniti dalla voglia di superare i dogmi della scienza di allora per cercare nella ricerca la risposta alle tante domande sul mondo. Cesi garantiva una protezione politica al progetto, ma la censura era sempre dietro l’angolo. Ed è per questo che i giovani Lincei arrivano ad attribuirsi dei nomi in codice, a scrivere anche in arabo ed a comunicare tra di loro con un linguaggio cifrato, la cui chiave di lettura verrà scoperta solo due secoli dopo.

Tra il 500 e il 600 non c’era una vera antitesi tra scienza e magia, piuttosto la scienza cercava di lasciarsi alle spalle una visione complessa e magica della realtà.
 Un grande scienziato come Keplero credeva al potere delle stelle e, insieme, al trionfo della ragione matematica. 
All’interno dell’Accademia hanno convissuto Giovanni Battista Della Porta, che scriveva anche di magia naturale, antiche superstizioni e cose favolose, e Galileo Galilei, il padre del pensiero scientifico moderno. 
E’ dal confronto e dal contrasto che è nato un nuovo modo di guardare il mondo, la “nuova scienza” basata sulla ricerca sperimentale.

 Il 12 aprile 1611 Galileo fu iscritto ufficialmente all’Accademia dei Lincei e da allora il suo nome sarà Galileo Galilei Linceo. Lui e Federico Cesi si scrivevano spesso, si raccontavano le reciproche scoperte e criticavano i pregiudizi della vecchia cultura. 

Galileo era ormai uno scienziato famoso e i suoi studi continuavano tra nuove scoperte, come quella delle macchie solari, tentativi di plagio e discussioni con i suoi numerosi avversari.

Galileo sostenendo la teoria copernicana toglieva alla Terra, ma anche all’uomo la posizione di predominio nell’universo. 
La centralità del Sole era in contraddizione con la creazione dell’universo narrata dalla Bibbia e quindi era considerata contro la fede. 

Galileo ne era consapevole tanto da scrivere che, a suo giudizio, non erano le sacre scritture a sbagliare, ma piuttosto chi, a quel tempo, le interpretava. Tanta convinzione porta ad una sola conseguenza: una denuncia al S. Uffizio per eresia. 

 Sono tempi difficili per Galileo, che raggiungerà per una visita l’amico Federico Cesi, nel palazzo di famiglia ad Acquasparta. In Umbria Cesi si è dedicato agli studi di botanica con risultati importanti. Inoltre, superato ogni contrasto, la sua Accademia dei Lincei si era arricchita di nuovi iscritti e di studi sempre nuovi.
Ed è proprio Galileo a dare a Cesi l’“occhialino per vedere da vicino le cose minime” , quello che Cesi battezzerà microscopio, e che gli permetterà di studiare la struttura delle piante e l’anatomia degli insetti, con un grande studio sistematico sulle api, un’opera impensabile fino ad allora. 

 Nel 1630 Federico Cesi muore: aveva solo 45 anni. Per l’Accademia inizia un periodo di crisi, ma il processo per una riforma del sapere è ormai irreversibile. Galileo riprende la sua battaglia a favore della teoria copernicana e pubblica il “Dialogo sui massimi sistemi del mondo”. Se Cesi non fosse morto così giovane, forse la storia avrebbe preso tutta un’altra strada.


E’ il 1632. Ormai privo di protezioni, Galileo Galilei viene convocato a Roma dal S. Uffizio. Dopo un lungo processo, l’Inquisizione vieta il Dialogo e lo condanna all’abiura e al carcere a vita. Galileo, è costretto a rinnegare ciò in cui crede.














Vivrà confinato nelle sue residenze di Firenze e di Arcetri: continuerà a studiare ed a pubblicare opere fondamentali per il pensiero scientifico moderno, ma non fu mai più libero. Chissà come sarebbe cambiata la storia se Cesi non fosse morto così giovane, a soli 45 anni. Cosa sarebbe successo se avesse potuto continuare a difendere Galileo? 

 Nel 1757 la Congregazione del S. Uffizio riabiliterà la figura di Galileo e riconoscerà il valore delle sue teorie. E nel 1992 Papa Giovanni Paolo II ritirerà definitivamente la condanna della Chiesa, riconoscendone il grande valore storico e scientifico e chiedendo scusa per l’antica condanna.

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