venerdì 28 dicembre 2012

Avicenna


Avicenna (Ibn Sinā)nato 980, morto 1037

Insieme ai due grandi medici dell’antichità Ippocrate di Coo (460 a.C. – 377 a.C.) e Galeno di Pergamo (129-216), Avicenna trova menzione da parte del sommo poeta Dante Alighieri nel IV canto dell’Inferno, a significare lo straordinario rilievo che, nella storia della scienza medica, ma non solo, ebbero il profilo e l’opera di questo eccezionale studioso di origine persiano, versato in una molteplicità di discipline scientifiche, cui egli arrecò il proprio, imprescindibile contributo.
Il Liber canonis medicinae (il termine canon, impiegato nel titolo, permette di comprendere come tale scritto abbia costituito per secoli un’autorevole fonte normativa per lo status della scienza medica) è, per eccellenza, l’opera avicenniana in cui l’autore profuse il proprio patrimonio di conoscenze sperimentali, descrivendo criteri diagnostici e fissando inedite correlazioni di causa-effetto per l’individuazione delle patologie del corpo così come della sfera neurologico-psichiatrica (il lettore interessato può reperirehttp://ddc.aub.edu.lb/projects/saab/avicenna/index.html una preziosa scansione, nelle lingue araba e inglese, del testo del Kitab al-Qanun fi al-Tibb).
Ma anche il Libro della guarigione (o Kitāb al-Shifā) rappresenta un’opera unica e fondamentale nel suo genere: in questo monumentale trattato enciclopedico, l’autore riversò il patrimonio delle proprie scoperte e acquisizioni in un vastissimo raggio di ambiti scientifici, dalla chimica all’astronomia, dalla fisica alla logica, dalla musica alla matematica.
Come si può notare, non c’è un solo campo dello scibile umano nel quale Avicenna non impresse la propria orma, meritando così l’altissima considerazione di cui egli godette sin dagli anni della sua vita, in cui si dedicò con profitto all’esercizio dell’arte medica.
Anche le questioni filosofiche non potevano non attrarre e inquietare un fertile ingegno come il suo: si pensi, ad esempio, allo sforzo avicenniano di accostamento e integrazione del pensiero neoplatonico e aristotelico nella tradizione filosofico-teologica propria dell’Islam, come si può ravvisare nel Libro dei concetti e degli avvertimenti (o Kitāb al-Ishārat wa I-tanbīhāt) o al suo contributo in campo metafisico intorno al primato causale di Dio o alla distinzione dell’Intelletto Agente rispetto alle facoltà dell’umana intellezione.
Non trascurabili furono gli apporti in materia di logica e ontologia, che non mancarono di ripercuotersi e suscitare la riflessione degli intellettuali di epoca posteriore.

Fonte: Antika

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