Il mistero piace a tutti, almeno un po', ma quando alla base si parte con una plateale leggenda, come può esserci qualcosa di vero nella storia di questa tomba? Andiamo a vedere! Ma che cosa? Un sarcofago vuoto! Che esercita un fascino incredibile su milioni di visitatori provenienti da tutto il mondo, perché storie come quelle di Giulietta hanno da sempre sprigionato un potere ammaliante.Testimonianza ne siano le miriadi di scritte, ovunque sparse, sui muretti, sulle colonne d'entrata alla 'camera sepolcrale', sugli scalini, sulle pareti anche oltre le scale esterne...Scritte di innamorati che disegnano cuori, trafitti o meno, nomi, date, frasi bene augurali, iniziali...Una valanga inquantificabile di scritte che se fino a qualche tempo fa venivano quanto meno vietate da cartelli, oggi sono a quanto pare permesse.Anzi forse hanno anche la benedizione dei gestori del sito, che devono aver visto in questa pratica una componente pittoresca, caratteristica, complementare del luogo, che piace probabilmente a chi viene in visita, si sofferma a leggere e forse, di soppiatto, appioppa pure la propria firma! Ma sì, una più una meno...anche perché qui di antico non è che vi sia molto,a parte il sarcofago.La cripta non è una vera cripta, ma un locale che fu riadattato a tale funzione per rendere tutta la scenografia maggiormente suggestiva. Lo scopo è perfettamente riuscito. E' normale.Troppo il richiamo, e stuzzicanti i cartelli che indicano con una freccia 'tomba di Giulietta' di là, a destra, a sinistra, dritto! Dopo aver visitato le belle sale restaurate e aver visto la sala più bella, affrescata con motivi mitologici di divinità dell'Olimpo greco, adibita oggi a matrimoni civili , si giunge finalmente nuovamente al pian terreno, dove si deve uscire, percorrere un vialetto ,dove c'era l'antico chiostro di cui resta poco, e scendere da una scaletta nella camera ipogea.Tutto in stile romanzesco, ma ci vuole.Come sarebbe stato ritrovarsi il sepolcro della Capuleti in un'anonima stanzetta del secondo piano, magari affrescata di bianco da poco? Un vero orrore! No, decisamente meglio la...cripta.
Il complesso che fu dei frati Francescani, databile al XIII secolo, cadde in rovina e nell'Ottocento vi si trovavano le Franceschine.
Erano loro che aprivano lo sgangherato cancello per accogliere coloro che, avendone 'sentito parlare', venivano a Verona per visitare quello che era additato come il sarcofago di Giulietta, morta suicida per amore.
A quel tempo esso si trovava nell'orto del convento, soggetto a tutte le intemperie. Non era il sarcofago di Giulietta, nessuno sa a chi fosse appartenuto, forse è di epoca romana, ma è un vero avello; molto probabile che sia stato impiegato con altra funzione lungo i secoli (abbeveratoio, finanche, non sarebbe l'unico caso). Molti personaggi illustri capitarono nella città attirati dalla leggenda, lasciandosene invaghire, come successe a Byron, il famoso scrittore inglese, il quale non resistette dal prenderne un pezzettino per farne dono a figlia e nipoti.Dame di nobile lignaggio ne prelevarono schegge per farle incastonare in monili d'oro da indossare come talismani d'amore; uomini e donne di diversa cultura vennero in visita, chi lamentandosi per come veniva tenuto, chi restandone affascinato e commosso.Tra l'altro, a pensarci bene, fu il periodo storico noto come Romanticismo a scatenare il desiderio di ritrovare i frammenti di storie come questa.
Le Franceschine nel 1848 se ne andarono e il complesso, avello compreso, vennero abbandonati a se stessi.La Congregazione di Carità si mise una mano sul cuore e decise di ridonare all'ex monastero un aspetto più decoroso, e pose il sarcofago almeno al riparo, sotto l'arcata del chiostro.Nel 1910 si collocò un'erma di Shakespeare, e nei decenni successivi si pensò a dare maggior risalto a quel manufatto che ormai era popolarmente noto come sarcofago di Giulietta. C'era nell'aria un vago progetto di costituire un Museo Shakespeariano, dato che la città di Verona vantava i luoghi descritti dal celebre drammaturgo anglosassone. Doveva anche nascere una "Società del museo Giulietta e Romeo" che si sarebbe assunta l'onere e l'onore di "raccogliere, conservare, esporre ed illustrare in uno speciale museo tutto quanto nel campo delle lettere, dei costumi, e delle arti belle ha avuto ed abbia riferimento alla leggendaria vicenda degli amori di Giulietta e Romeo". Si sarebbero tenuti molti eventi per divulgare il tutto, ma senza scopo di lucro:il ricavato sarebbe servito per la manutenzione del museo.Niente di male.Ma non se ne fece nulla. All'inizio degli anni '30 la Metro Goldwin Mayer, la celeberrima Casa Cinematografica americana sbarcò a Verona, intenzionata a girare un film sulla storia di Romeo e Giulietta. L'allora direttore del musei veronesi, Antonio Avena, venne scelto come consulente dei cineasti hollywoodiani. Il film non venne però mai girato a Verona e le scene che si vedono nella pellicola-uscita nel 1936 con la regia del compianto G.Cukor -sono neanche troppo ben fatti rimescolamenti di luoghi realmente esistenti nella città. Comunque il pregio fu che per Verona cominciò l'assalto di gente che voleva vedere i luoghi dei due sfortunati innamorati che il film aveva riportato alla ribalta, un intrigante stimolo per gli innamorati d'ogni età.
Antonio Avena, occhio di lince, capì che se avesse ricostruito una degna tomba della Giulietta, avrebbe fatto centro. Così fece:non voleva disattendere le aspettative dei turisti! La Soprintendenza gli diede il benestare ed egli ripulì due vani sotterranei, che erano forse adibiti a cantina, trasformandoli in una 'cripta'. Dopo la seconda guerra mondiale, l'ex-convento francescano era ulteriormente danneggiato. L'Avena propose un progetto di miglioramento di accesso al chiostro, per poter agevolare i turisti alla visita della tomba. Anche perché, sia detto, la città di Vicenza stava ringalluzzendo in merito al fatto che Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti avrebbero potuto in realtà avere la loro vera dimora proprio lì, nei Castelli di Montecchio Maggiore.
Si doveva quindi fare qualcosa anche a Verona per rivalorizzare il sito che custodiva la tomba di Giulietta.
Ecco come un mito fu trasformato in una realtà. Che oggi conta su un numero incalcolabile di turisti, poiché il sepolcro della Capuleti è quasi sempre compreso nei classici tour di visita, sia italiani che stranieri. La scenografia che è stata ricostruita per conferire al luogo un' adeguata ambientazione è veramente da applauso. L'atmosfera non sa di artefatto, i dettagli sono ben congegnati. Viene da chiedersi se in fondo in fondo sia vero che questa non sia la tomba di Giulietta!
Fonte :duepassinelmistero
Nessun commento:
Posta un commento