domenica 25 novembre 2012

Il mistero di Romolo


Tutti conoscono la leggenda della fondazione di Roma. Tralasciando le decine di versioni su come si svolsero i fatti, possiamo affermare con certezza che tutti conoscono la storia dei due gemelli allevati dalla lupa, e tutti sanno che Romolo uccise suo fratello Remo perché aveva osato entrare nel solco quadrato che rappresentava Roma.
 Meno noto però, paradossalmente, è il destino, la fine di Romolo, il fondatore della città Eterna, forse perché l’importanza della città ha nei millenni fagocitato il suo fondatore.

 Avvenne tutto nel Campo Marzio, la leggenda riporta che dopo trentasette anni di regno, durante una tempesta il primo re di Roma stesse passando in rassegna l'esercito, in una zona chiamata palude della Capra. Fu allora che una nube lo avvolse e lo celò alla vista delle truppe, ma quando la nuvola si risollevò Romolo era scomparso, chiamato in cielo dissero i testimoni oculari. 


Pare che dopo qualche tentennamento i Romani lo proclamarono loro dio e lo cominciarono a venerare con il nome di Quirino, un destino forse segnato per il primo re di Roma che era figlio di un dio (Marte), re e padre di Roma la città Eterna.


 La tradizione di quei tempi riporta anche che qualche giorno dopo Proculo Giulio, il più antico personaggio noto appartenente alla gens Giulia, e vecchio amico di Romolo cominciò a dire ai Romani di aver visto nuovamente Romolo. Il grande storico dell’epoca, Tito Livio, nel suo Ab Urbe Condita I, 16 riporta le parole di Proculo Giulio sul nuovo avvistamento di Romolo. 


 “Stamattina o Quiriti, verso l'alba, Romolo, padre di questa città, è improvvisamente sceso dal cielo e apparso davanti ai miei occhi. [...] mi disse: Va' e annuncia ai Romani che il volere degli Dei è che la mia Roma diventi la capitale del mondo. Che essi diventino pratici nell'arte militare e tramandino ai loro figli che nessuna potenza sulla Terra può resistere alle armi romane.” 


 Secondo alcune correnti esoteriche l’alba è la fase in cui il mondo materiale e quello immateriale sono più vicini. Sarà un caso che Proculo dica di aver visto Romolo all’alba? 


Ma analizziamo brevemente i passi più importanti dell’opera di Tito Livio che trattano appunto di questo avvenimento non privo di importanza, anche dal difficile punto di vista esoterico. La scomparsa di Romolo Dopo aver compiuto queste opere immortali, mentre teneva un’assemblea al campo (Marzio) presso la palude della Capra, per passare in rassegna l’esercito, una tempesta scoppiata all’improvviso con gran fragore e tuoni avvolse il re con una nuvola così spessa che tolse la vista di lui all’assemblea; e Romolo non fu più in terra.

 I giovani Romani, quando infine si calmò la paura, dopo che da una tempesta così oscura tornò la luce chiara e serena, quando videro vuoto il trono del re, anche se avevano abbastanza fiducia nei senatori, che avevano occupato le posizioni a lui più vicine (e che affermavano) che (Romolo) fosse stato rapito al cielo dalla tempesta, tuttavia, quasi colpiti dal terrore di essere rimasti senza padre, per un po’ di tempo rimase in triste silenzio. Poi, quando un piccolo gruppo iniziò, tutti insieme invitano a salutare Romolo come dio nato da un dio, re e padre della città di Roma; con preghiere invocano il suo favore, affinché protegga sempre, benevolo e propizio, la sua progenie. (Ab Urbe condita, I, 16)
La divinizzazione

 Credo che vi fossero fin d’allora alcuni che, pur senza dirlo apertamente, pensavano che il re fosse stato fatto a pezzi per mano dei senatori; anche questa voce si diffuse, ma in modo assai oscuro; l’ammirazione per Romolo e la presente situazione di incertezza diedero credito all’altra voce. Si dice che fu aggiunta credibilità all’accaduto anche dall’accorgimento di un uomo. Infatti Proculo Iulio, mentre la città era angustiata per la nostalgia del re ed era ostile ai senatori, si fece avanti nell’assemblea come autorevole testimone di un fatto pur straordinario. 


“Romolo – disse – o Quiriti, padre di questa città, alle prime luci dell’alba di oggi, calatosi giù dal cielo improvvisamente mi si è presentato. Poiché io, pieno di sacro terrore ed in atto di riverenza, ero rimasto immobile, pregandolo che mi fosse lecito guardarlo in volto, mi disse: “Va’, annuncia ai Romani che i celesti vogliono che la mia Roma sia capitale del mondo; coltivino dunque l’arte militare, sappiano e tramandino ai discendenti che nessuna potenza umana può resistere alle armi dei Romani.” E, dopo aver detto queste parole – disse – se ne andò in cielo”.


 E’ straordinario quanto credito sia stato dato a quell’uomo che annunciava queste parole e quanto sia stato lenito il rimpianto di Romolo presso la plebe e l’esercito, una volta diffusa la certezza della sua immortalità.


 Ora è chiaro che: I simboli della tempesta e della nube che avvolge Romolo hanno un significato profondo. Così come lo ha il fragore dei tuoni e i fulmini che sono la manifestazione divina. Una simbologia, legata ad eventi atmosferici, molto simile a quella che si manifesta durante tutte le apparizioni di Dio agli uomini. Non ultima la nuvola che avvolge Romolo, così simile alla nuvola che ha poi, più recentemente, sempre contornato le apparizioni Mariane. 

Concetti questi ultimi del tutto estranei a Roma probabilmente almeno sino ai primi secoli dopo Cristo.
 I ruggiti della tempesta sono spesso identificati come le grida degli spiriti dell'aria, ma anche come la potenza del divino e dell’essere superiore che qui scende a terra per raccogliere suo figlio quando ritiene che ha compiuto il suo dovere, quando ha fatto ciò che andava fatto.
 La nuvola di per sé ha svariati significati uno dei quali è forse più interessante degli altri: l’uomo deve oltrepassare una nuvola di polvere per poter liberarsi dalla realtà fenomenica mondana prima di poter raggiungere la spiritualità, forse è proprio questo che fa Romolo, d’altro canto se analizziamo le apparizioni Mariane non possiamo non notare un’incredibile similitudine con quanto avvenuto nel Campo Marzio millenni or sono.

 Non si può escludere quindi che qualcosa sia davvero accaduto e che nel corso dei secoli, quanto accaduto nel momento della sparizione del primo re di Roma, sia stato mutuato da religioni e istituzioni. Ora è bene notare che Plutarco sostiene che il giorno della presunta morte di Romolo ci sia stata un’eclissi, mentre tace sul fatto che sia nato in giorno di eclissi, come invece riferito da altre fonti, forse perché non vuol trattare l’unione dell’umano con il divino. Ma dice che la fondazione di Roma è avvenuta in un giorno d’eclissi come sostenuto anche da Taruzio amico di Varrone. Sul significato esoterico delle eclissi non credo sia il caso di soffermarsi in questo breve articolo, rimanendo nel campo mondano basti dire che pochissimi personaggi importanti per la storia dell’umanità sono nati e morti durante un’eclissi di sole, non ultimo Karol Wojtyla.

 Prima di concludere, come abbiamo visto esiste anche un’altra ipotesi. Qualcuno sostiene che Romolo sia invece stato assassinato dai patres durante una seduta del consiglio regio al Volcanal. E che il suo corpo sarebbe stato poi smembrato e seppellito in tutte le parti più importanti della città, come protezione, anche questa è una pratica esoterica di notevole diffusione. 

 In ogni caso, comunque siano andate le cose, la figura del primo re di Roma ne esce rafforzata ancor più che da tutte le straordinarie imprese che Romolo ha compiuto in vita. Da una parte ascende al cielo diventando Quirino, un dio che proteggerà la sua gente per l’eternità, dall’altra il suo corpo magico, smembrato e seppellito nei luoghi più importanti di Roma, proteggerà la città eterna per l’eternità.

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