martedì 16 ottobre 2012

Otturazioni neolitiche

Alcuni ricercatori hanno scoperto un'otturazione fatta con cera d'api in un dente fossile di 6.500 anni fa. Secondo gli studiosi si tratta del più antico intervento dentistico terapeutico


Fotografia per gentile concessione di ICTP 




Trieste Le tracce presenti su un canino umano, custodito nel Museo di Storia Naturale di Trieste, suggeriscono che i pastori neolitici del carso triestino praticassero otturazioni dentarie terapeutiche già 6.500 anni fa. Lo studio, pubblicata sulla rivista Plos One, è stato possibile grazie all'utilizzo di diverse tecniche analitiche particolarmente sofisticate, come la microtomografia (micro CT), la spettrometria di massa (AMS), le spettroscopia ad infrarossi e il microscopio elettronico a scansione (SEM), effettuate in parte da ricercatori italiani del Centro internazionale di fisica teorica di Trieste (ICTP), dell'Università di Trieste, dell'Università La Sapienza di Roma e della Seconda Università di Napoli. La scoperta è avvenuta analizzando un canino appartenente alla mandibola sinistra dell'Uomo di Lonche. La mandibola (nella foto) venne scoperta nel 1911, incastrata nella parete calcarea di una grotta vicina allla cittadina di Lonche (Slovenia), ed è considerata una dei più antichi ritrovamenti umani dell'Istria. Studiando il canino i ricercatori, guidati dal fisico italiano Claudio Tuniz, si sono accorti di una profonda rottura che incideva il dente fino alla polpa, e grazie all'analisi all'infrarosso hanno scoperto che il materiale che riveste la parte esposta del dente e ne riempie la frattura è cera d'api. La datazione al radiocarbonio, effettuata sul canino con lo spettrometro di massa, lo colloca temporalmente circa 6.500 anni fa, cioè nella fase antica del Neolitico istriano, la cosiddetta "fase post-Vlaška". Durante quel periodo le grotte e i ripari sottoroccia dell'Istria e del carso triestino erano frequentati dai pastori neolitici che li utilizzavano come rifugi per le loro greggi di pecore. "L'economia neolitica dell'area del carso triestino si basava principalmente sulla pastorizia e l'allevamento di pecore, visto che le aree sfruttabili per le coltivazioni erano poche. L'uso dei prodotti delle api è provato da numerosi ritrovamenti del Paleolitico Superiore e del Mesolitico, che testimoniano un uso diffuso di questi prodotti per scopi terapeutici e cerimoniali", spiega Federico Bernardini, uno degli autori della scoperta.

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