sabato 6 ottobre 2012

Le misteriose gallerie e il Colle Giove

Le misteriose gallerie e il Colle Giove
Santarcangelo di Romagna, tranquilla cittadina ubicata sul Colle Giove, nasconde una seconda città sotterranea costituita da un labirinto di corridoi, stanze e nicchie, la cui origine è tutt’oggi misteriosa. Perché, quando e da chi è stata creata? All’interno del Colle si diramano 153 ipogei artificiali ricavati nell’arenaria e nell’argilla, distribuiti su 3 livelli collegati tra loro tramite pozzi, aperture e scale, ai quali si accede dalle stesse case private e non dall’esterno (tranne in qualche raro caso), impedendo così l’entrata a qualsiasi passante.
Tramite le scale si passa da un livello inferiore ad un atro superiore Il Colle Giove presenta, fin dalla preistoria, una struttura “a gradoni” in prossimità delle cui zone pianeggianti sarebbero situate le entrate delle grotte. Sono state censite due tipologie differenti , la prima consiste in corridoi di 1,20 metri di larghezza e 2 metri di altezza, con nicchie laterali a “pettine” distribuite in sequenze regolari; la seconda comprende stanze a pianta rettangolare o circolare con colonne e coperture a cupola o a volta.
Le ipotesi sul loro utilizzo sono innumerevoli e spaziano dall’uso a deposito, fino alla frequentazione rituale dei monaci Basiliani o da popolazioni pagane devote al Dio Mitra che richiedeva la frequentazione di templi sotterranei .
tutt’oggi utilizzate, ossia il loro impiego a cantina per la conservazione di vini ed alimenti. Esistono però diverse prove, sempre secondo Pedretti, che lo escluderebbero, troppo complesse e perfette perché siano state create solo come magazzini.

Ogni abitazione ne possiede una, ogni ipogeo fa parte della quotidianità degli abitanti del paese ed è usuale vederle rientrare in una vendita catastale. Ma esse hanno un’origine ben più antica e per diversi motivi la loro funzione non può limitarsi a quello di semplice “cantina”. Il fatto di essere così complesse nella loro forma strutturale, con nicchie scavate in modo regolare ed identico, con stanze circolari perfette, con la presenza di colonne non per forza “portanti” e di pozzi che garantivano un ricambio d’aria adeguato per una certa abitabilità, ci obbliga ad interrogarci ulteriormente sulla loro autentica funzione. Sicuramente questa perfezione esecutiva porta alla teoria sul loro utilizzo a luogo di culto.
Luigi Pedretti era riuscito quasi a risalire ad una pergamena del 300 d.C. scritta in latino, greco ed egiziano in cui venivano citati gli ipogei di Sant’Arcangelo, ma risulta scomparsa dall’Istituto Pergamene di Roma. Anche l’archivio Vaticano nega di possedere alcun documento in cui vengono descritti gli ipogei.Esistono altri documenti nel 1516 e nel 1607, ma è solo dal 1701 in poi che vi è una vera e propria cascata di 134 documenti che le catalogano come depositi vinari. Tutti questi documenti anzichè trattare di una loro costruzione, riportano un valore di mercato, dunque erano già presenti nel passato?
Impossibile trovare una collocazione nel tempo se non quella che percepiamo percorrendo questi oscuri corridoi. Un’eredità dal passato che parla di un mondo parallelo, quello sotterraneo. Coloro che le hanno costruite conoscevano l’uomo, colui che ancora per noi risulta un mistero. Ancora una volta i nostri antenati ci comprendevano meglio di quanto noi gente del futuro, conosciamo loro, misteriosi popoli del passato.

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