domenica 28 ottobre 2012

I gioielli delle antiche romane

Le leggi vigenti nel periodo repubblicano vietavano qualsiasi forma di lusso riferito ai diversi aspetti della vita come l'arredamento della propria casa, l'abbigliamento, l'uso dei gioielli, ecc. Praticamente si viveva in austerità considerando il lusso disdicevole e inutile. Nel 193 a.C. le matrone romane si coalizzarono in una forma di ribellione contro queste leggi proibizioniste. Giulio Cesare promulgò una legge che regolamentava l'uso delle perle. Addirittura Tiberio in epoca imperiale vietò l'uso di vasellame di oro massiccio. Ma lentamente queste disposizioni vennero disattese ed in epoca imperiale dimenticate. Da ricordare un aneddoto in epoca repubblicana, quando degli ambasciatori provenienti da territori lontani si accorsero che il servizio di bicchieri e brocche in argento sulla mensa di un personaggio politico dei quale erano ospiti, era inequivocabilmente lo stesso della mensa di un altro personaggio presso il quale erano stati ospiti il giorno precedente.
Nell'epoca imperiale, però gradualmente si affermò la tendenza contraria al fine di mostrare Roma agli ospiti stranieri superiore sotto tutti gli aspetti a qualsiasi altra città. Lo stesso Augusto raccomandò la copertura in travertino o marmo di qualsiasi costruzione importante, sia essa tempio, basilica o quant'altro. Automaticamente lo sfarzo, per la grande ricchezza che in quel periodo circolava nella città, si riversò anche all'interno delle case, specialmente di quelle dei più ricchi. In un contesto simile bisogna immaginare quanti e quali sviluppi si sono ottenuti nel campo della gioielleria. Le persone addette alla lavorazione dell'oro e dell'argento normalmente identificati in servi o liberti, cominciarono la loro attività prima degli ultimi anni della repubblica su disegni greci e tecniche etrusche. Lentamente questi laboratori verranno ad essere guidati da operatori sempre più bravi, molto probabilmente venuti dall'oriente, che osavano tecniche diverse e materiali provenienti da quelle località I ricchi romani in epoca imperiale spendevano delle somme immense per ostentare il loro stato sociale nella propria casa, sia essa di città, campagna o mare, con un numero sempre alto di aiutanti e servi. Qualcuno poteva permettersi anche un piccolo esercito privato.
Cerchiamo di immaginare il comportamento di una donna, semmai molto bella e ambiziosa, che sfruttava una certa situazione fatta di lusinghe, compiacimenti e regali, oppure quello di una donna che per discendenza o matrimonio acquisiva il potere. Una donna simile poteva in un pomeriggio qualsiasi dimostrare la propria forza facendo combattere e fare uccidere qualche perdente gladiatore, nel piccolo circo della propria residenza (la vita umana aveva un prezzo come qualsiasi altra cosa), per poi rilassarsi con amici e ammiratori durante la riunione serale in un lussuoso triclinio: donna molto bella, riverita, ossequiata e temuta per il suo potere, che non poteva assolutamente presentarsi in pubblico con un piccolo anello al dito e un paio di orecchini insignificanti. La terza moglie di Caligola (Lollia Paolina), si è presentata ad una manifestazione a dire di Plinio il Vecchio, che in quel momento faceva del giornalismo mondano, con svariati gioielli che dovevano raggiungere la bella somma di 40.000.000 di sesterzi . Un povero diavolo per un lavoro umile, per di più saltuario, riusciva a guadagnare 4 o 5 sesterzi al giorno somma che serviva appena per l'acquisto di un pane e un companatico. Quando questo individuo non trovava lavoro o era ammalato, per evitare la fame mendicava o rubava. A Roma alcuni laboratori di orefici erano disseminati lungo la via Sacra dove vi lavoravano i CAELATORES (cesellatori), gli INAURATORES (doratori), gli ANULARII (quelli che realizzavano gli anelli), i BRACTEARII (quelli che ottenevano delle foglie sottilissime di oro con la battitura dello stesso, tra due strati di cuoio). Erano anche comuni i lavoratori di MARGARITARII dove si lavoravano solo perle. Infatti all'oro e all'argento si abbina l'uso delle perle pescate nel Mar Rosso in Egitto o nell'Oceano Indiano e anche quello di pietre preziose in particolar modo rubini, smeraldi, diamanti, topazi, zaffiri, acqua marine, pasta di vetro e ambra (resine fossili di antiche conifere che qualche volta includono insetti ben conservati, provenienti dal Baltico e dal nord della Germania).
I gioielli più usati nel mondo romano erano gli anelli, i bracciali, gli orecchini, le spille e le collane. Dopo che il culto di Iside (dea Egiziana della Fertilità), si propagò anche nel mondo romano, venne di moda l'effige del serpente, animale sacro a questa dea, che appariva spesso in bracciali realizzati in oro con diverse spire squamate e occhi di pasta vitrea o pietre preziose luccicanti. Questi bracciali potevano essere portati anche all'avambraccio (pensate alle riproduzioni pittoriche della famosa Cleopatra). Il serpente era spessoriprodotto anche in forma di anello. La collana era ovviamente il monile più prestigioso e appariscente perché in primo piano sul petto della persona che la portava. La maglia poteva es~ sere realizzata da anelli più o meno grandi infilati uno dentro l'altro oppure da matassine di fili intrecciate tra loro, o dalla piegatura di quattro nastri di metallo tra loro. La collana era corredata ad intervalli regolari da costoni contenenti una pietra preziosa, oppure, monete di oro o di argento e terminava nella parte centrale con un o TettQ-gu-grosso e pesante che le dava un senso di equilibrio e stabilità. Queste collane potevano raggiungere una lunghezza mediamente di 40 cm., con un peso adeguato. Negli scavi di Pompei è stata rinvenuta una collana lunga due metri e mezzo, con un peso vicino al chilo, avente un intreccio particolare sul petto, sotto i seni, sulle spalle e anche sotto le ascelle. Veniva indossata come un capo di vestiario. Gli orecchini erano realizzati con pendagli di qualsiasi forma e foggia: delfini, anfore, cuori, amorini, soli, mezze lune, rosette ecc.. Famosi sono i CROTALIA costituiti da più pendenti che terminavano con una perla. Con il movimento della persona queste perle producevano dei rumori urtandosi tra loro. Il Crotalo è il sonaglio situato all'estremità della coda di alcuni serpenti velenosi del Sud America formato da anelli cornei che producono un suono caratteristico. Altro oggetto prezioso usato dalle donne era una rete ovviamente d'oro a maglia intrecciata che veniva posata sulla testa per tener fermi i capelli. Si devono anche menzionare spille, spilloni, fermagli, fibbie e per gli uomini anelli con sigillo, pettorali per parate, foderi per le armi (pugnali, spade, stiletti), parti di armature (come corazze, ed elmi). E' bene ricordare due tecniche di lavorazione dell'oro. La filigrana e la granulazione. L'oro è un metallo che può essere ridotto in fili sottilissimi. Un solo grammo d'oro può svilupparsi con le tecniche di oggi in un filo sottile lungo due chilometri e mezzo. Questi fili venivano saldati su lamine dello stesso metallo nel disegno artistico voluto dall'orefice. L'altra tecnica è quella della granulazione. Si trattava di ottenere delle perfette piccole sfere di oro facendo scaldare alla temperatura dovuta piccole scagliette dello stesso metallo miste a polvere di carbone. Terminata l'operazione si lavava il tutto con acqua che raffreddava l'oro e portava via il carbone. Queste piccole sferette venivano poi saldate ala lamina d'oro di supporto con una lega a fusione più bassa tipo oro e argento. Di questa tecnica molto antica ci giungono testimonianze dalla Mesopotania e gli Etruschi ne fecero largo uso. Al Museo Etrusco di Firenze, c'è una raccolta di gioielli considerevole e unica al mondo. Gli Etruschi al contrario dei Romani avevano una concezione particolare, religiosa, sulla vita oltre la morte. I Romani raramente portavano nella propria tomba testimonianze simili. Solo in presenza di giovani morti in tenera età, si sentiva questo trasporto, per evitare gelosamente che altri usassero quei piccoli gioielli o giocattoli tipo bambole e i gioielli delle bambole che erano stati i primi oggetti di divertimento dell'infante deceduto. Nel mondo romano occidentale, salvo qualche raro ritrovamento di qualche piccolo tesoro nascosto alle incursioni barbariche, si possono avere testimonianze da affreschi, mosaici, bassorilievi, statue per cui si può con buona precisione stabilire il tipo, la fattezza e la tecnica di lavorazione di diversi gioielli. Una eccezione a quello che abbiamo detto è stata l'eruzione del Vesuvio nell'agosto del 79 d.C. che ha sepolto di cenere e lapilli Pompei, Ercolano e Stabia, i conseguenti ritrovamenti in scavi non lontani di un'innumerevole oggettistica ovviamente comprensiva di svariati gioielli. L'oro veniva estratto in Egitto (per parecchio tempo fonte di approvvigionamento) in Spagna, in Dalmazia, nel Norico in Britannia, in Piemonte e nel Veneto. Le miniere d'oro della Grecia erano state sfruttate in precedenza per cui abbandonate. Negli anni dell'impero questo prezioso metallo veniva importato anche dall'Arabia, dall'India, e dalla Siberia. Seneca disprezzava apertamente chi indossava anelli in ogni dito delle mani; Marziale, uno scrittore divertente e pungente spagnolo, diceva di Carino che ostentava giorno e notte anelli su tutte le dita delle mani perché non aveva una cassaforte per custodirli.
Roberto Zoffoli

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