mercoledì 10 ottobre 2012

E poi la caccia ....E' chiamata sport

Lo sport è l'insieme di quelle attività fisiche compiute al fine di intrattenere chi le pratica o anche chi ne è spettatore. Il termine in italiano che più si avvicina all'etimo francese è "diporto", che significa svago, divertimento, ricreazione. Una concezione, largamente diffusa soprattutto nei paesi con maggiori tradizioni sportive, è che lo sport debba essere considerato un mezzo di trasmissione di valori universali e una scuola di vita che insegna a lottare per ottenere una giusta ricompensa e che aiuta alla socializzazione ed al rispetto tra compagni ed avversari.
Valori dello sport Lealtà Coraggio Tenacia Sfida ai propri limiti Senso dell'appartenenza Rispetto delle regole Rispetto dell'avversario Rispetto di sé stesso Fratellanza universale Spirito di sacrificio Determinazione Affidabilità Coerenza Costanza Gioco di squadra La consapevolezza di se 
Notate qualcuno di questi valori nello sport della caccia???


OLTRE ALL'UCCISIONE PURE LO SPREGIO Questo sarebbe un essere umano???

CACCIA 

Alcune definizioni dei cacciatori per questo (sport)
Sport, tradizione, amore per la natura 


Nel mondo di oggi l’abitudine a considerare i non-umani come oggetti è a tal punto radicata che molte persone considerano lecito e normale uccidere altri animali come passatempo. La caccia e la pesca oggi sottostanno a una serie di norme volte a garantire la sicurezza pubblica (umana) e a impedire, sulla carta, un eccessivo numero di uccisioni tale da creare scompensi negli habitat. Nessuno sembra mettere in discussione il fatto che sia inaccettabile uccidere altri animali. Anzi. Chi difende questa attività è solito accampare giustificazioni quanto mai traballanti. Molte volte si sente parlare di tradizione, altre volte di controllo della fauna selvatica e altre volte persino si sente dire che i cacciatori rispettano l’ambiente e amano gli animali.

Giustificare un’attività che istiga all’uccisione e alla totale mancanza di rispetto di chi è diverso appellandosi ad una tradizione è quanto mai ridicolo. Se applicassimo questo concetto ad altri tipi di tradizioni che sono state abolite oggi vivremmo in un mondo nel quale è accettato possedere e vendere schiavi o bruciare vive le donne sospettate di stregoneria o far combattere all’ultimo sangue le persone in un’arena. Per capire quanto rispettino la natura i cacciatori è sufficiente recarsi in un bosco o in una qualunque altra zona di caccia e fare attenzione alla quantità di cartucce e altri rifiuti che si incontrano tra l’erba o di filo di nylon da pesca nei pressi di fiumi e torrenti. Per tacere della quantità di piombo (metallo pesante cancerogeno) disperso nell’ambiente. Sull’amore verso gli animali ci basta pensare ai carnieri pieni di animali lasciati morire dissanguati o ammassati l’uno sull’altro, o uccisi dai cani da caccia o dilaniati dai pallini di piombo… Allevamenti da ripopolamento Le campagne e le colline nelle quali si svolge l’attività venatoria soffrono enormemente il problema dello spopolamento delle specie cacciabili. In particolare lepri e fagiani ma anche quaglie, starne, pernici ecc. Le associazioni dei cacciatori risolvono in maniera molto semplice questo problema. Gli animali che vengono sterminati durante la stagione di caccia vengono allevati in appositi allevamenti e immessi nel territorio di caccia all’inizio della stagione. Abituati alla costante presenza dell’uomo e completamente spaesati per trovarsi all’improvviso in un ambiente che non conoscono, diventano facile preda dei cacciatori che nell’arco di pochi mesi riportano quasi a zero la popolazione di questi animali. Fagiani (così come altri volatili come le starne) Vengono allevati all’aperto in campi cinti da rete metallica e ricoperti da una voliera di rete plastica sostenuta da pali verticali. Vengono nutriti con mangimi simili a quelli dei polli e tenuti in queste strutture per alcuni mesi. A fine estate vengono dispersi nei campi in zona di caccia e uccisi a fucilate per tutta la stagione venatoria. Lepri Leggermente diverso ma con uguale esito è l’allevamento delle lepri. Sono allevate in gabbia di rete, all’aperto sotto delle tettoie in strutture in parte simili a quelle dei visoni da pelliccia. Essendo la lepre un animale estremamente schivo e solitario, lo stress della continua vicinanza dei propri simili e dell’uomo fa loro patire una vita di tormenti. È proprio per via dello stress e di varie problematiche dovute alla cattività che l’allevamento delle lepri è considerato molto difficile. In natura le lepri partoriscono due o tre cuccioli ad ogni gravidanza e li nascondono nei prati. I piccoli già dai primi giorni iniziano ad integrare il latte materno con l’erba e vengono svezzati in un tempo relativamente breve. La lepre non scava una tana ma si ripara nei fossi o tra l’erba alta. Possiamo solo immaginare cosa possano provare questi animali ad essere intrappolati in una gabbia senza potersi nascondere o fuggire.
Caccia di selezione

Nella sua smania di governare ogni cosa l’uomo pretende oggi di fungere da Padre eterno anche nel controllo delle popolazioni di fauna selvatica. Per consentire all’agricoltura uno sviluppo senza limiti e la sua espansione anche nei territori popolati dagli animali selvatici sono stati fissati dei limiti numerici entro i quali le popolazioni delle specie considerate dannose devono rientrare. È il caso dei caprioli, considerati dannosi per l’agricoltura, ma anche di storni, istrici, daini e cervi. Gli abbattimenti vengono effettuati anche per “riequlibrare” specie considerate in sovrannumero come cinghiali e volpi, sempre arrogandosi il potere di decidere quanti animali hanno diritto di vivere e quanti no. Queste selezioni si basano principalmente sui censimenti ovvero su conteggi delle specie selvatiche effettuati per lo più dalle associazioni venatorie. Inutile dire che i cacciatori hanno tutto l’interesse a far risultare in sovrannumero gli animali di cui poi verrà ordinato l’abbattimento. I selettori (cacciatori ai quali viene affidata la selezione) devono seguire un particolare corso per saper riconoscere anzitutto le specie e più nel dettaglio saper distinguere gli esemplari da uccidere (vecchi o malati) rispetto a quelli in età da riproduzione. La realtà delle cose è però parecchio distante da questo già di per sé discutibile metodo. Soprattutto nel caso degli ungulati i selettori mirano ad abbattere gli animali più vigorosi e con il trofeo più imponente esclusivamente per avere una bella preda da ostentare. Ancor più atroce è la caccia al cinghiale che vede impegnati decine di cacciatori disposti a cerchio su un territorio di svariati ettari e in contatto tra loro via radio. Con l’ausilio dei cani il branco di cinghiali viene stanato e mandato incontro ai cacciatori che nel frattempo stringono il cerchio lasciando gli animali senza via di fuga. In queste battute vengono uccisi decine di animali di ogni età, caricati su camion e furgoni e spartiti tra i partecipanti alla caccia. La selezione alla volpe testimonia forse più di ogni altra la crudeltà e l’insensibilità di queste persone. Considerato un animale sporco e pericoloso, portatore di malattie e parassiti, la volpe viene monitorata e sterminata per mantenere la popolazione bassa. La selezione viene fatta in molti casi sui piccoli, uccisi nelle tane da cani addestrati. Bracconaggio Ogni pratica di caccia che non rientra nelle regole fissate è considerata bracconaggio. Quindi se non si può dire che ogni cacciatore è anche bracconiere, è però vero, quasi nella totalità dei casi, il contrario. Chi caccia di frodo è quasi sempre una persona che caccia anche legalmente. Può trattarsi di qualche cacciatore che piazza trappole (sempre illegali in Italia) o di qualcun altro che durante una battuta regolare uccide delle specie protette o eccede sui limiti consentiti. Noi consideriamo l’uccisione di animali come una pratica da ostacolare indipendentemente dalla sua legalità. È vero però che molti gruppi e associazioni combattendo sul piano legale il bracconaggio riescono a ostacolare in maniera significativa i cacciatori per i quali essere sorpresi in attività illecite può significare anche la revoca della licenza.


Il Collare che da la scossa elettrica

Cani da caccia Tutti i cacciatori vi diranno, se interrogati, di amare i loro cani. Come manifestano questo amore è però una cosa da approfondire. I cani da caccia vengono tenuti per la maggior parte all’interno di box simili a quelli dei canili. I più vengono fatti uscire esclusivamente per l’addestramento o per la caccia. Non sono rari i casi di detenzione in condizioni ai limiti della sopravvivenza, nel fango, tra i loro escrementi, con acqua sporca e poco cibo, senza riparo ecc. Ovviamente non è possibile generalizzare, ma basta guardarsi intorno nelle campagne per rendersi conto della portata di questo fenomeno che non esitiamo a chiamare maltrattamento. L’allevamento e l’addestramento dei cani avviene, come sempre nell’allevamento, con il solo fine di dare un prodotto con caratteristiche funzionali al suo utilizzo. I cani sono selezionati secondo precisi standard e addestrati con metodi che in molti casi si possono definire crudeli. Basta sfogliare le riviste di caccia per vedere inserzioni di collari elettrici da addestramento o anti abbaio. Questi strumenti (dei quali è vietato l’utilizzo ma non la vendita!) vengono allacciati al collo del cane e liberano una scarica elettrica ogni qual volta l’animale compie qualcosa di sbagliato (da addestramento) o abbaia. Altri metodi prevedono privazione di cibo prima delle battute di caccia, punizioni fisiche e psicologiche.

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