mercoledì 10 ottobre 2012

Castello d'If

Castello d’If - Una prigione da cui non si poteva evadere

Il castello d’If è tristemente noto come il carcere di Stato da cui era impossibile la fuga, per la sua formidabile, inaccessibile posizione. Tuttavia, deve paradossalmente la sua fama a un prigioniero che non vi fu mai rinchiuso: Edmond Dantès, conte di Montecristo, l’eroe nato dalla fantasia di Alexandre Dumas.

UNA FORTEZZA SUL MARE A DIFESA DI MARSIGLIA – La storia del castello d’If inizia nei primi anni del XVI secolo. Già nel 1516 il re di Francia Francesco I, di passaggio a Marsiglia durante il rientro dall’Italia, punto l’attenzione sul piccolo isolotto d’If, uno spoglio tavoliere roccioso triangolare, di 300 metri per 180, distante poco più di un chilometro dal Vieux Port. Posizione ideale per una fortificazione, che poteva difendere gli accessi al porto e controllare la città. Nel 1521, durante la guerra tra Francesco I e l’imperatore Carlo V, nonostante la vigorosa resistenza opposta da Marsiglia all’esercito imperiale, fu evidente la necessità di una nuova fortificazione a controllo del porto, per garantire la difesa della città. Tre anni dopo, il re ordinò la costruzione di una cittadella avanzata, al fine di controllare il transito delle navi. La scelta cade naturalmente su If, che sembrava sorgere in posizione ideale per questo scopo.

CITTADELLA IMPRENDIBILE…. – Il castello, edificato in pochi anni e completato già nel 1531, è una poderosa costruzione in pietra, a pianta quadrata, con tre angoli difesi da enormi torrioni tondi. Tutt’intorno, alla fine del XVI secolo, verrà eretta una cortina difensiva bastionata, che corre lungo tutto il perimetro dell’isola, e di cui il castello funge da ridotto centrale.

La posizione privilegiata, la robustezza delle mura e l’efficienza della cortina bastionata, in grado di battere con i suoi canoni ogni via d’approccio alla fortificazione, dissuasero le truppe imperiali dall’attaccare Marsiglia. Tuttavia, la fortezza aveva anche lo scopo, non dichiarato ma evidente, di incutere timore nei marsigliesi, sempre pronti a reclamare una maggiore indipendenza, che non videro di buon occhio i cannoni puntati notte e giorno nella loro direzione. Per questo motivo l’isola fu soprannominata ‘insupportabile voisine’ vicina insopportabile. Nonostante ciò, nel corso della storia, If non ebbe mai l’occasione di essere messa alla prova contro nemici o contro la città. Già verso la metà del Cinquecento, la fortezza divenne prigione di Stato. Per più di tre secoli, molti detenuti per ordine reale saranno confinati nelle celle del castello. Vi soggiorneranno, tra gli altri, numerosi ugonotti, arrestati e imprigionati in seguito alla revoca nel 1685, da parte di Luigi XIV, dell’edito di Nantes, che aveva garantito la libertà religiosa nel regno di Francia. Vi trascorse sei mesi anche il conte di Mirabeau, che tuttavia, grazie ad ampie somme di denaro sapientemente elargite, riusci ad avere una cella confortevole e nutrimento adeguato. Vi furono confinati gli insorti dei moti del 1848 e i comunardi del 1871. Per meglio garantire la sicurezza del carcere, la cinta muraria fu ulteriormente fortificata nel 1701, in modo da rendere impensabile ogni tentativo di evasione. Solo nel 1880 il castello concluderà la sua triste funzione.

SENZA VIA DI FUGA – L’unica evasione riuscita nella storia della fortezza rimane quella, puramente letteraria, di Edmund Dantès (‘in un incisione a fronte’). L’eroe de Il conte di Montecristo, il celebre romanzo di Alexandre Dumas, resto confinato in una cella buia e umida della prigione dal 1815 al 1829. Il suo compagno di sventura, l’abate Faria, gli rivelò l’esistenza di un favoloso tesoro nascosto sull’isola Montecristo, grazie al quale, Edmund, rocambolescamente evaso, avrebbe compiuto la sua vendetta. Si tratta appunto di una storia: nessuno è mai riuscito a evadere dall’isola. Anzi, qualcuno, come il generale Kléber, vi rimase confinato… anche da morto.

UN PRIGIONIERO MOLTO SILENZIOSO – Il generale Kléber, al quale Napoleone Bonaparte, rientrato in Francia, aveva affidato l’incarico di comandante in capo dell’esercito francese in Egitto, fu assassinato al Cairo il 14 giugno 1800. La Francia gli tributò grandi onori. Si decise addirittura di erigere un monumento in suo onore. Tuttavia, quando, un anno dopo, il suo corpo fu rimpatriato, la salma, chiusa in una pesante bara di piombo, venne ‘parcheggiata’ nel castello d’If. Dimenticata volutamente dall’imperatore, che trovo nella corrispondenza del suo ex generale vari motivi di malcontento, le spoglie di Kléber furono trasferite a Strasburgo, solo dopo diciotto anni di ‘detenzione’ postuma.

UNA FINZIONE REALE – Per soddisfare la curiosità dei visitatori, una delle celle del castello d’If è stata ribattezzata ‘cella del conte di Montecristo’. Vi è stato persino praticato un buco per ricordare quello realizzato dal prigioniero per la fuga. Si tratta di una concessione all’immagine popolare che, talvolta, ha più presa della realtà storica.

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