mercoledì 24 ottobre 2012
Canossa: dove si umiliò un imperatore
Nel gennaio 1077 l’imperatore Enrico IV, scomunicato dal papa Gregorio VII, attese il perdono per tre giorni sotto le mura del castello, al gelo, scalzo, indossando un saio: una storica umiliazione, passata addirittura in proverbio (“andare a Canossa”).
Eretto intorno al 940 da Azzo Adalberto, figlio di Sigifredo di Lucca e capostipite della famiglia degli Attoni, il castello di Canossa era il perno di una rete di fortificazioni che presidiavano la pianura e le valli circostanti. Nel 950 accolse Adelaide, vedova del re d’Italia Lotario I, in fuga da Berengario II, marchese di Ivrea, che assediò la roccaforte nel 952. Grazie all’aiuto prestato ad Adelaide, Azzo Adalberto ottenne il titolo di marchese dall’imperatore Ottone I di Germania. Con i suoi discendenti, soprattutto con Bonifacio III, il potere della famiglia si consolidò ulteriormente. Il castello di Canossa conobbe, tuttavia, il suo periodo di massimo fulgore nel corso dell’XI secolo, sotto la grande marchesa Matilde, figlia di Bonifacio III, che da qui comandava un vastissimo territorio, esteso dal Piemonte e dalla Bassa Lombardia fino alla Toscana. Si svolse proprio in questo castello, infatti, una tappa importante della lotta per le investiture.
Fu a Canossa che, il 25 gennaio 1077, si recò l’imperatore Enrico IV, implorando il perdono e la revoca della scomunica da parte di papa Gregorio VII, ospite di Matilde. Solo dopo tre giorni, in cui l’imperatore rimase fuori dal castello indossando un saio e a piedi scalzi sulla neve, il papa revocò la scomunica, grazie anche alla mediazione della marchesa. La parvenza di distensione non durò a lungo ed Enrico IV, colpito da una nuova scomunica, rispose proclamando decaduto Gregorio VII. Nel 1084 l’imperatore assediò Castel Sant’Angelo, dove si era rifugiato il papa deposto, e insediò l’antipapa Clemente III.
Dopo la morte di Matilde, il castello fu più volte l’oggetto di distruzione e ricostruzione. Le uniche tracce di ristrutturazione, tuttora riscontrabili, sono riferibili al periodo di dominio degli Estensi. In seguito venne abbandonato e cadde in rovina.
Nel 1878 fu acquistato dal governo italiano, che lo dichiarò monumento nazionale.
Oggi è ridotto a una porzione molto ridotta dell’originaria area fortificata, a causa dello sfaldamento del terreno e dell’instabilità sismica della regione.
Rimangono solo le rovine delle mura e i resti di due colonne dell’antica cappella, dedicata a Sant’Apollonio.
Canossa appartiene alla tipologia di castello più antica riscontrabile in Italia, quella della rocca ‘appollaiata’ su una cima montana, con pianta irregolare, grosse mura, torri quasi o del tutto assenti.
La difesa era affidata più all’inacessibilità del luogo e allo spessore dei muri che a specifici accorgimenti ossidionali.
Un tipo di fortificazione, apparsa verso il X secolo, che duro fino all’XI circa.
Matilde di Canossa nacque nel 1046 da Beatrice di Lorena e Bonifacio III, marchese di Toscana appartenente alla dinastia feudale degli Attoni di Canossa.
Dopo la morte del padre (1052) e dei fratelli (1055), ereditò i vastissimi domini della famiglia. In seguito alle nozze di Beatrice con Goffredo il Barbuto, duca di Lorena, fu promessa al figlio del patrigno, Goffredo il Gobbo. Venne però imprigionata con la madre in Germania da Enrico III, timoroso della potenza che avrebbero avute le due dinastie così unite.
Riavuta la libertà nel 1056, nel 1069 Matilde sposò Goffredo, e ben presto tornò in Italia.
Nel corso della lotta per le investiture, che oppose il papato all’impero, Matilde fu sempre schierata dalla parte della Chiesa, non esitando a prendere le armi per difendere i pontefici.
Rimasta vedova, nel 1089 sposò il giovane Guelfo V di Baviera, alleato di papa Urbano II.
Nel 1115, dopo aver difeso il papato durante tutta la sua vita, Matilde, morendo, lasciò per testamento tutti i suoi beni alla Chiesa; ma l’imperatore Enrico V ne rivendicò una parte, spettante, in mancanza di eredi diretti, all’Impero.
Ne seguì una lunga questione che si risolse, col tempo, proprio a favore dell’Impero.
Per le vicende storiche alle quali è legato, il castello di Canossa presenta un fascino straordinario, ampliato dalla bellezza del severo paesaggio appenninico che si sviluppa tutt’intorno.
Le uniche strutture ancora riconoscibili nelle rovine del castello, eretto su un’aspra rupe di arenaria bianca, sono i resti di un ‘palazzo’ risalente al XVI secolo, costruito dagli Estensi e la cripta della ‘chiesa di Sant’Apollonio’, che già nel 1116 era un importante centro di culto benedettino.
Presso il castello è il ‘Museo Naborre Campanini’, intitolato allo studioso che, alla fine dell’Ottocento, iniziò a raccogliere i materiali rinvenuti durante gli scavi compiuti nell’area.
Degno di nota una fonte battesimale romanico proveniente dalla chiesa di Sant’Apollonio, presumibilmente di scuola lombarda, databile all’inizio del XII secolo, ornato da raffigurazioni simboliche ed elementi tipici medievali.
Tra gli altri reperti, capitelli romanici, frammenti di epigrafi e di ceramiche, proiettili, oltre a una ricca testimonianza iconografica di documenti canossiani.
Sparse vestigia di un orgoglioso castello davanti a cui si inginocchiò un imperatore
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