martedì 11 settembre 2012

Assassinando la natura, assassiniamo noi stessi

Assassinando la natura, assassiniamo noi stessi. Ci assassiniamo perché ben presto mancheranno le risorse per vivere. Mancherà l’aria, mancheranno la pioggia e l’acqua. Nella nostra presunta superiorità ci crediamo gli unici degni di vivere. Senza ricordare che noi siamo quello che siamo perché un giorno gli aminoacidi si sono raccolti in catene, perché si sono formate le cellule e un batterio, infilandosi nella cellula, è diventato un mitocondrio. È successo così per tutti: per il protozoo, per l’alga unicellulare e per tutte le forme di vita che ci hanno preceduto.
Al nostro interno giace la memoria di ogni forma evolutiva precedente e anche la memoria di ciò che non è mai stato vivo. Dentro di noi sognano anche il sasso, la terra, la sabbia. Perchè il sasso, la terra, la sabbia sono stati la piattafórma da cui si è lanciata la vita.
Come si può essere così distratti da pensare che la redenzione e la salvezza si compiano soltanto nell’uomo!
Si salverà tutta la creazione oppure non si salverà neanche l’uomo. Non resterà solo a custodire un palazzo ormai vuoto.


Susanna Tamaro

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