giovedì 29 aprile 2021

Il Marocco che profuma di fiori: la valle della rosa damascena e la valle dell’argan


 Chi pensa che il Marocco sia un luogo arido e desertico non sa che si tratta di una terra che profuma di fiori, poiché due essenze tra le più famose al mondo trovano in questi luoghi il loro habitat ideale: sono la rosa damascena e l’argan.

Il fortunato visitatore che si trovi durante il mese di maggio nel paese può assistere alla profumata e colorata festa che celebra la raccolta dei petali della rosa di Damasco, ma anche sbirciare tra le fronde degli alberi di Argania Spinosa in cerca delle caprette che si nutrono dei frutti e lasciando cadere a terra il nocciolo consentono la diffusione sin dall’antichità di quello che le donne berbere chiamano l’oro del deserto.


Nelle leggende del Marocco si narra che la profumata rosa di Damasco fu portata in questa terra da un gruppo di pellegrini berberi che ritornavano dalla Mecca.
Un tempo, infatti, queste popolazioni erano solite portare con sé dei semi che avrebbero piantato lungo il cammino.

In un primo momento i roseti fiorirono selvatici oppure vennero piantati dai berberi come elementi divisori tra le varie coltivazioni; poi giunsero i Francesi che intuirono il valore commerciale di quei fiori profumati e iniziarono a coltivarli appositamente.
La rosa damascena ha boccioli delicati e piccoli dotati di 36 petali di un rosa acceso e il profumo diffuso nell’aria è intenso e inebriante.


Durante la primavera, in particolare a maggio, uno spettacolo insolito attende il visitatore che può assistere alla raccolta dei fiori che ogni alba vede approssimarsi le donne alle quali è affidata.
Occorre procedere in questo momento della giornata quando il fiore è appena sbocciato, poiché in questo modo le rose non appassiscono e se ne può conservare intatto il profumo.


Una parte dei petali viene fatta essiccare per creare il pot pourri. Quasi 1000 tonnellate di petali, invece, vengono trasportate in sacchi di iuta presso le due fabbriche di Kelaat M’Gouna e di Souk-el-Khemis. 

Qui vengono lavorati in alambicchi di rame che consentono di estrarne l’olio essenziale che viene utilizzato per produrre cosmetici e profumi ma anche acqua di rosa per i dolci della tradizione culinaria marocchina e da offrire agli ospiti prima di sedersi a tavola.


La valle del M’Gouna è conosciuta proprio come la valle delle rose, è lunga circa 30 chilometri e si staglia ai piedi dell’Ighil M’Goun che con i suoi 4.071 metri torreggia nel cuore dell’alto Atlante centrale. In queste terre il deserto roccioso lascia il passo a valli coltivate e ampiamente irrigate, mentre sui pendii si nascondono centinai di villaggi berberi.

All’Ighil M’Goun deve il suo nome la città di Kelaat M’Gouna, qui si svolge una festa che sancisce il periodo della raccolta delle rose e alla quale partecipano marocchini provenienti da ogni angolo del paese, ma anche numerosi turisti che accorrono ad assistere alla celebrazione della primavera floreale.

Si possono ammirare donne e uomini nei loro abiti tradizionali che non mancano di portare un paio di rose sopra le orecchie; la festa prevede la sfilata di carri, balli, danze e l’elezione della Malika el Ouard, la regina delle rose.


Nella regione del Souss, nella zona sud-occidentale del Marocco, vive un albero endemico preistorico famoso in tutto il mondo: l’Argania spinosa, meglio conosciuto come Argan.
Questa pianta è la seconda più diffusa nel paese e viene solamente dopo la quercia, un ruolo fondamentale nella sua diffusione viene giocato dalle capre, che si arrampicano fino a 10-15 metri di altezza e dopo esseri nutrite dei frutti dell’albero, sputano il seme sul terreno che in questo modo ha la possibilità di germogliare.


Sin dai tempi antichi la valle del Souss era rinomata per la sua fertilità, tanto che nel XVII secolo, olandesi, portoghesi e inglesi attingevano al bacino di questa regione per rifornirsi dello zucchero proveniente dalle canne qui coltivate.

Qui prolifica anche l’Argania spinosa, un albero particolarmente longevo, tanto che sopravvive fino a 250 anni e resiste alle alte temperature nonché alla siccità del territorio ai margini del deserto sahariano grazie alle radici che attingono in profondità alle acque del sottosuolo.

In questo modo l’argania si rende anche un alleato importante contro la desertificazione. Le radici profonde della pianta, infatti, penetrano il terreno alla ricerca d’acqua e oltre a dare un valido sostegno all’albero, tenendolo ben saldo a terra anche con i forti venti, proteggono anche il suolo dall’erosione.


Il frutto prodotto da quest’albero ha una forma ovale e le dimensioni di una grossa oliva, è molto duro e il suo nome, argan, con cui la pianta è conosciuta, corrisponde al nome locale, in lingua berbera (tashelhit) che significa olio.

Da esso, infatti, le popolazioni berbere traevano l’olio di Argan prezioso sin dall’antichità, quando veniva utilizzato sia per l’illuminazione attraverso le lampade a olio sia per la preparazione di pietanze.

Per estrarre l’olio dal frutto il procedimento affidato alle donne è particolarmente complesso e richiede molto lavoro, infatti, dopo la raccolta dei frutti e l’essiccazione degli stessi è possibile estrarne il nocciolo che contiene i veri e propri semi.
Questi necessitano prima di una tostatura e poi di una pressatura che consente di ottenere l’olio.


Oggi quest’olio è ampiamente rinomato a livello mondiale per le sue caratteristiche miracolose, ma grazie alle sue grandi proprietà cosmetiche l’olio di Argan veniva usato fin dall’antichità dalle donne della zona, che lo definivano l’oro del deserto.
L’olio cosmetico proviene da noccioli non tostati, ed è più chiaro, si usa applicandolo sulla pelle e sui capelli poiché è ritenuto efficace contro la caduta dei capelli, gli eczemi, la disidratazione, l’invecchiamento della pelle e molto altro.

Dal 1998, l’Unesco ha dichiarato Riserva della Biosfera la Valle del Souss in cui cresce l’Argania spinosa, proprio per tutelare la pianta e porre fine al disboscamento.

Fonte: meteoweb.eu

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