sabato 16 maggio 2020

Ezio Bosso e la teoria delle 12 stanze


“C’è una teoria antica che dice che la vita sia composta da dodici stanze. 
Sono le dodici in cui lasceremo qualcosa di noi, che ci ricorderanno. 
Dodici sono le stanze che ricorderemo quando passeremo l’ultima. Nessuno può ricordare la prima stanza perché quando nasciamo non vediamo, ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo. 
E quindi si può tornare alla prima. E ricominciare”.

 Ezio Bosso lo aveva detto presentando il suo primo disco solista di pianoforte: “The 12th Room”, un concept album composto da due CD.


Nella sua stessa vita si era aperta una stanza che gli aveva fatto conoscere Helena Blavatsky, “una teosofa che tra i suoi libri cita frammenti del libro tibetano proibito o maledetto che si chiamava proprio ‘Libro delle 12 stanze’, un libro perduto che racchiude il pensiero di cui scrivevo all’inizio”.

 Scriveva ancora Bosso: “La parola stanza significa fermarsi, ma anche affermarsi. E' una parola così importante eppure non ci pensiamo mai. La diciamo e basta. Le abbiamo inventate. Le abbiamo costruite quando abbiamo trovato finalmente un posto dove fermarci.
 E gli abbiamo dato nomi, numeri e significati, a volte poetici: la stanza dei giochi, la stanza della musica, la stanza dei sogni. La stanza della luce o la stanza cieca.
 Altre volte pratici: la sala, il salone, la stanza da bagno, la cucina. Sono infinite le stanze, ma non ci pensiamo mai”.

 Le stanze rappresentano le fasi della nostra vita ed i sentimenti che le accompagnano. Il dolore, l’amore, la rabbia, la felicità, la serenità, la pace. 

ROBERTA RAGNI

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