giovedì 14 settembre 2017

L'uccello più pericoloso del mondo: il casuario


Qual è l'uccello più pericoloso del mondo? La risposta è il casuario, un animale in via di estinzione che abita nelle zone più fitte delle foreste pluviali della costa nord-orientale dell'Australia. 
È il terzo uccello più grande al mondo, dopo lo struzzo e l'emù, a cui è strettamente imparentato. 
 La sua caratteristica più vistosa è certamente l'"elmetto" che presenta sulla testa, che indica l'età e la posizione dominante, ed è usato anche per farsi strada tra la fitta vegetazione. 
La creatura misteriosa e antica, che sembra uscita fuori da 'Jurassic Park', sopravvivere ormai a stento in natura: la popolazione è stimata in appena 1500 esemplari.
 Anche per questo in tutto il suo habitat sono stati posizionati cartelli e avvisi per gli automobilisti che informano della sua presenza e invitano a fare attenzione.


Molte femmine non condividono lo stesso piumaggio dai colori vivaci del maschio, ma sono è più forti e più grandi. 
Durante la cerimonia di accoppiamento è il maschio ad avere un ruolo passivo.
 In una lotta tra tre individui, il partner finale sarà quello che alleverà i piccoli.
 Dopo un mese di corteggiamento, infatti, la femmina depone le uova e sparisce dalla scena. Spetterà al maschio covare e prendersi cura dei figli.
 Durante i 50 giorni di cova perderà fino a circa un terzo del suo peso corporeo, impossibilitato ad allontanarsi per la ricerca del cibo.


Ma perché questi uccelli sono pericolosi? 
Non dipende di certo da quello che mangiano, visto che si nutrono di frutti, semi e piccoli animali. Ma possono arrivare a una velocità fino a 50 km e, se sentono di essere in pericolo, possono mutilare o uccidere.




Le grosse zampe, infatti, sono dotate di uno sperone da 5 cm simile a quello dei galli, che usano per difendersi tirando calci.
 Per questo il Guinness World Record, mette il casuario in cima alla lista degli uccelli pericolosi, dimenticandosi che il vero pericolo per la sua sopravvivenza viene proprio dall'uomo. 

 Roberta Ragni

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