mercoledì 16 ottobre 2013
Il castello di Romena
Il Casentino, territorio che si estende nella provincia di Arezzo, è luogo magico, non solo per la bellezza della natura, ma anche per la storia che incorpora. È qui che si inserisce maestoso il Castello di Romena (nel comune di Pratovecchio), dove giganti della poesia come Dante Alighieri e Gabriele D’Annunzio hanno lasciato tracce del loro passaggio.
Il colle del castello fu abitato da Etruschi e Romani, come testimoniano i frammenti della zona.
Già nel 1008 ci sono notizie dell’esistenza di questa fortezza medievale, abitata dal Conte Guido Alberto dei Marchesi di Spoleto. Passata alla famiglia dei Conti Guidi e poi ai Guidi di Romena, nel primo periodo di esilio (1302) fu abitata da Dante Alighieri che aveva combattuto la battaglia di Campaldino nel 1289 nelle file dei guelfi contro i ghibellini di Arezzo.
Nel Canto XXX dell’inferno della Divina Commedia il castello viene citato e ricordato da Maestro Adamo che lì, in una cantina, falsificava per i Conti Guidi i fiorini di Firenze.
Scoperto, fu bruciato vivo sulla vecchia strada per il capoluogo toscano, in località Lommorto (o Omomorto).
Dante lo inserisce tra gli idropici (coloro che hanno il ventre pieno d’acqua ma muoiono di sete):
“O voi che sanz’alcuna pena siete,
e non so io perché, nel mondo gramo”,
diss’elli a noi, “guardate e attendete
a la miseria del maestro Adamo:
io ebbi vivo assai di quel ch’i’ volli,
e ora, lasso!, un gocciol d’acqua bramo.
Li ruscelletti che d’i verdi colli
del Casentin discendon giuso in Arno,
faccendo i lor canali freddi e molli,
sempre mi stanno innanzi, e non indarno,
ché l’imagine lor vie più m’asciuga
che ‘l male ond’io nel volto mi discarno.
La rigida giustizia che mi fruga
tragge cagion del loco ov’io peccai
a metter più li miei sospiri in fuga.
Ivi è Romena, là dov’io falsai
la lega suggellata del Batista;
per ch’io il corpo sù arso lasciai.
Ma s’io vedessi qui l’anima trista
di Guido o d’Alessandro o di lor frate,
per Fonte Branda non darei la vista.
Nell’ultimo verso viene citata Fonte Branda che si trova sulla strada che scende alla Pieve romanica, sotto le mura del castello.
La fortezza passò alla Repubblica di Firenze nel 1357, poi dopo varie peripezie (nel 1440 le truppe al soldo dei Visconti di Milano assediarono ed espugnarono Romena, provocando non pochi danni alla fortificazione) al Granducato di Toscana, e infine nel 1768 al Conte Ascanio della famiglia Goretti de’ Flamini, cui ancora appartiene.
Nel 1901, un altro grande poeta soggiornò da queste parti con la sua tenda, nella Piazza D’armi: Gabriele D’Annunzio che qui scrisse parte della raccolta Alcyone.
La struttura del Castello di Romena è costituita dal Cassero, protetto da tre torri e undici torrini.
La Postierla è la torre centrale che protegge il ponte levatoio.
Nella Torre delle Prigioni, i prigionieri venivano giudicati nella parte superiore, e poi calati da una botola su piani diversi, a seconda del tipo di pena.
Molti studiosi pensano che qui sia venuta a Dante l’idea dei cerchi dell’inferno.
La Piazza D’armi serviva per le esercitazioni dei soldati, mentre il Cassero è il luogo dove viveva la famiglia dei Conti Guidi.
Il Mastio era la prima torre di difesa, con delle scale interne che si dice portassero a una via di fuga, fino al Convento delle Monache a Pratovecchio.
Le tre torri erano all’epoca molto più alte, e il castello ben diverso da ciò che rimane: nei secoli battaglie medievali e bombardamenti (nella seconda guerra mondiale) ne hanno minato la struttura, ma i lavori di restauro hanno permesso di mantenere quest’importante testimonianza di storia.
Il luogo conserva ancora mistero e fascino tutt’ora.
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