venerdì 20 settembre 2013

Pyramidion; La pietra di Benben – L’apice della piramide: La Fenice


Con il termine pyramidion si intende la cuspide piramidale monolitica delle piramidi e degli obelischi che rappresentava la sacra pietra benben. 
Questo è lo scopo per cui sono state costruite le piramidi e tutti gli obelischi.
 Dall’alba dell’uomo pensante, di cui di giorno in giorno si retrodata la sua apparizione, il senso di collina sacra si ripete piu’ e piu’ volte nella storia, fino a porre le sue radici anche nelle teologie moderne. 

I Pyramidion erano costituiti nell’Antico Regno, da materiali rari come la diorite o il nero basalto che creavano così un forte contrasto policromo con il bianco calcare di rivestimento delle piramidi e degli obelischi.

 Durante il Medio Regno veniva usato il granito con iscrizioni geroglifiche.
 Il più famoso è quello di Amenemhat III proveniente dalla piramide nera di Dahshur, conservato al museo del Cairo e decorato con geroglifici, con il disco solare alato e con due urei.L'ureo (dal greco οὐραῖος) era una decorazione a forma di serpente posta, in origine, ai lati del disco solare e successivamente sul copricapo dei sovrani egizi. 
 Tra le ali del sole vi sono due occhi, simbolo della bellezza di Ra nascente mentre sotto vi sono incisi anche i cartigli e le formule di vita eterna. 
Il simbolismo corretto è: 
La parte superiore raffigura il Disco Alato di Heru (trainato dalle “Due Signore”) 
Sotto abbiamo l’Occhio di Ra e l’Occhio di Heru (che non sono la stessa cosa) 
Ancora sotto abbiamo il simbolo dell’Enneade di Eliopoli – la creazione agisce per “vie ternarie ” 
Per ultimo abbiamo il simbolo di Ra 

L’accostamento Ra-Heru (e i loro occhi) sono contenuti nella Fenice simbolo di Resurrezione Nelle piramidi del Nuovo Regno di Deir el-Medina i pyramidion avevano tutte e quattro le facce decorate con scene di culto solare e con il defunto in adorazione di Ra ma erano fatti sempre di calcare locale, proveniente da Tura, come quello frammentario rinvenuto presso la tomba di Sennedjem.


Il Benben: Il mito della collina sacra 

Il Benben, nella mitologia egizia, e più specificamente nella cosmogonia di Eliopolis , era la collina primigenia che emerse dall’oceano primordiale del Nun, e sulla quale il dio creatore Atum generò se stesso e la prima coppia divina. 
Nei Testi delle piramidi, linea 1587, si fa riferimento ad Atum stesso come “collina”: si dice che si trasformò in una piccola piramide, situata in Annu, il luogo ove si diceva risiedesse.
 La pietra di Benben , che potrebbe significare “il radiante”, era una sacra pietra conica venerata nel tempio solare di Eliopoli sulla “collina di sabbia” del tempio ove il dio primevo si era manifestato e nel luogo dove cadevano i primi raggi del sole nascente. 

“Tum Creatore tu sei alto nell’altura sorge da te la Fenice dalla Fenice come pietra benben nel palazzo della Fenice in On Tu hai sputato fuori Shu tu hai tossito fuori Tefnut” (Testo della Piramide 600) 

Benben (il termine ben = “generare” è ripetuto due volte) non significa “il radiante” bensi’ il “Fuoco della Doppia Generazione” Doppia perché la pietra conica (poi divenuta piramidale) ha la funzione di supporto: Atum emerge dal Nun crea la Collina Primordiale dove genera la prima coppia divina


Il medesimo culto era celebrato anche a Napata e nell’oasi di Siwa ove la pietra conica fu, in epoca tarda, paragonata ad un “umbilicus”, proprio il nome del sito archeologico turco di Gobleki Tepe, ovvero, collina tondeggiante, ma anche appunto “ombelico”. 

Benben si ricollegava comunque sempre al dio creatore e nella mitologia elaborata dal clero eliopolitano “rappresentava senza dubbio un raggio di sole”. (Gardiner) 

Secondo alcune teorie il Benben sarebbe stato un meteorite di composizione ferrosa (siderite) caduto in epoca preistorica. Verosimilmente il Benben, visto il suo importante significato religioso, fu il modello di riferimento in varie strutture architettoniche, quali gli obelischi dei templi solari, ad Abu Gurab, la cuspide degli obelischi ed il Pyramidion.
 Dalla forma conica originari, la pietra, fu trasformata successivamente per esigenze architettoniche in una piccola piramide a base quadrangolare e con cuspide sovente coperta da lamine d’oro. 

Miti e tradizione 

Al medesimo mito era collegata la fenice, il mitico e favoloso uccello chiamato Benu, anch’esso venerato a Eliopoli, ove si diceva vivesse sul Benben.
 Secondo B. Kemp la relazione tra il Benben, il Benu ed il sole potrebbe essere basata su un’assonanza tipicamente egizia: il sole nascente, weben, proiettava i suoi raggi sul Benben, sul quale viveva il Benu.


Benu o Bennu, divinità zoomorfa del pantheon dell’antico Egitto, è un uccello mitologico consacrato al dio Ra e simbolo della nascita e della resurrezione dopo la morte, quindi, dell’eternità della vita. Questo e’ esattamente identico, a livello mitologico del Melek Taus Yazida e di tutta l’iconografia dharmica (induista) dove lo troviamo sotto forma di pavone, che in arabo viene appunto tradotto in Ta’us; pavone e Melek; Re.
Il volo delle anime nell’antichità lo ritroviamo sempre come simbolo dell’anima e della resurrezione che molti popoli hanno trasformato nella mitologica fenice, ma in realta’ è lo stesso simbolo con lo stesso significato.


Benu all’inizio era rappresentato come una cutrettola, uccello della famiglia dei passeracei. Durante il Nuovo regno prese le sembianze di airone (AzTlan, parola in lingua nahua, e’ la terra originaria degli Aztechi e si traduce in “terra degli aironi”) cenerino ,un trampoliere dal becco lungo e sottile e con due piume dietro al capo. 
Si suppone che il nome Benu possa derivare da webwn, verbo egizio che significa “brillare”, “sorgere”: infatti, nelle raffigurazioni trovate sul Libro dei morti o in molti affreschi esso sembra sorgere dalle acque.
 Per i greci divenne phoinix, la longeva e miracolosa fenice. Era il signore del giubileo reale, poiché simbolo della rinascita e del rinnovamento, come il sole che all’alba rinasce e si rinnova. 
Le raffigurazioni di questa divinità sono presenti molto spesso nel Libro dei morti e nelle pitture parietali.

Fonte : http://portalemisteri.altervista.org

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