venerdì 17 maggio 2013
Morte della Democrazia
Riporto alcuni brani tratti da un libro di Barnard perchè trattano di come il potere oligarchico utilizzi la "crisi perenne" come strumento per la neutralizzazione del potenziale partecipativo dei "subordinati", in sostanza di come si fa a rendere le persone complici del proprio impoverimento economico, sociale, politico, culturale con la "strategia della tensione", ovvero con la paura della Crisi con la C maiuscola.
Il credere alle leggende che ci propinano, la crisi, la crisi, la crisi, ci rende tutti vacche portate al macello.
SULLA DEMOCRAZIA DA IL PIU GRANDE CRIMINE
UN ESTRATTO.
Huntington, Crozier e Watanuki stilarono un rapporto con ancora idee, strategie e dettami, ma questa volta la sofisticatezza delle 227 pagine del loro The Crisis of Democracy dà i brividi.
Vi si legge letteralmente tutto ciò che ci hanno fatto accadere per disabilitarci.
Il titolo stesso è ingannevole, poiché non si tratta di riparare le democrazie partecipative, come sembrerebbe suggerire, ma di distruggerle.
Infatti il rapporto dichiara senza mezzi termini che “alcuni dei problemi di governo negli Stati Uniti di oggi derivano da un ‘eccesso di democrazia’
C’è bisogno invece di un grado superiore di moderazione nella quantità di democrazia”.
E naturalmente il diritto ‘divino’ delle elite di governare noi gente comune trova in queste pagine una giustificazione immediata quando Huntington scrive:
“La democrazia è solo una delle fonti dell’autorità e non è neppure sempre applicabile. In diverse istanze chi è più esperto, o più anziano nella gerarchia, o più bravo, può mettere da parte la legittimazione democratica nel reclamare per sé l’autorità”.
Parole che si congiungono in modo perfetto al piano di Schuman, Monnet e Perroux, e che hanno prestato le fondamenta all’Europa unita dell’Euro già ora governata da una elite di burocrati super specializzati che nessuno di noi elegge.
I tre autori scrissero le loro istruzioni su come le elite avrebbero dovuto procedere in termini chiarissimi, e con una premonizione straordinaria:
“Il funzionamento efficace di un sistema democratico necessita di un livello di apatia da parte di individui e gruppi. In passato (prima degli anni ’60, nda) ogni società democratica ha avuto una popolazione di dimensioni variabili che stava ai margini, che non partecipava alla politica. Ciò è intrinsecamente anti- democratico, ma è stato anche uno dei fattori che ha permesso alla democrazia di funzionare bene”.
Ed è stata proprio questa apatia che fu indotta sulle masse dell’Occidente per mezzo di una operazione massmediatica enorme e dell’esplosione del consumismo, deviandole dall’attivismo democratico, drogandole così che non vedessero più i loro reali bisogni e i loro diritti. Come ha scritto David Bollier
“Potrà una società che si è così gettata su una eccessiva commercializzazione funzionare ancora come una democrazia deliberativa? Potrà il pubblico ancora trovare e sviluppare la sua voce sovrana? O, viceversa, il suo carattere è stato così profondamente trasformato dai media commerciali da stroncarne per sempre l’abilità di partecipare alla vita pubblica?”
Qui The Crisis of Democracy mostra la medesima mentalità che portò Lippmann a chiamare i cittadini “gli outsider rompicoglioni”, prova ulteriore del gemellaggio ideologico degli attori di questo piano.
Essi infatti proclamarono che: “la storia del successo della democrazia… sta nell’assimilazione di grosse fette della popolazione all’interno dei valori, atteggiamenti e modelli di consumo della classe media”.
Cosa vuol dire? Significa che se si vuole uccidere la democrazia partecipativa dei cittadini mantenendo in vita l’involucro della democrazia funzionale alle elites, bisogna farci diventare tutti consumatori, spettatori, piccoli investitori. L’involucro della democrazia fu salvato, il suo contenuto, cioè noi cittadini partecipativi, fu annientato. Ora attenzione a quanto segue: ogni idea di Stato Sociale che “avrebbe dato ai lavoratori garanzie e avrebbe alleviato la disoccupazione” veniva tacciata dai tre autori di essere “una deriva disastrosa… poiché avrebbe dato origine a un periodo di caos sociale”.
Queste parole devono essere ben impresse nella memoria, poiché esse detteranno una delle più criminose decisioni politiche della Storia occidentale moderna voluta dalle elitè, quella di creare artificiosamente grandi sacche di disoccupati, sottoccupati, e precari – con le immense sofferenze che ne conseguivano – solo per poterci controllare meglio, e sfruttare meglio.
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