sabato 11 maggio 2013

Anatemi



 Ai tempi dell'Impero Romano la gente aveva un modo di sfogarsi quando subiva un torto: incideva le sue rimostranze su sottili fogli di piombo, li arrotolava, li fissava con un chiodo e li seppelliva in una tomba o li gettava in un pozzo. 
La tavoletta qui sopra, tradotta da poco, risale a 1.600 anni fa e invoca vendetta contro un veterinario di nome Porcello. Finora sono state trovate più di 1.500 tavolette, tra cui 130 nei pressi di Aquae Sulis, l'odierna Bath, in Inghilterra. Il torto subito non doveva essere per forza grave: c'è chi maledice il ladro che gli ha rubato le scarpe o altro mentre faceva il bagno alle terme.
 Alcune tavolette sono firmate, alcune hanno un'immagine del destinatario, molte invocano una divinità. Perché studiarle? "Sono documenti che mostrano le preoccupazioni della gente comune", spiega Celia Sánchez Natalías dell'Università di Saragozza, "non quelle di Augusto o Cicerone".

In molte culture si crede che l'invidia, gli eccessivi complimenti o semplicemente lo sguardo altrui siano in grado di attirare disgrazie su una persona, i suoi cari o le sue proprietà: è quello che in molte lingue si chiama malocchio.
 Per questo gli amuleti da indossare, portare con sé o appendere in casa per neutralizzare gli influssi malefici hanno spesso la forma di un occhio umano

 Nei paesi dell'Egeo si crede che chi ha gli occhi chiari sia dotato di particolari poteri: gli occhi dei talismani turchi e greci sono spesso azzurri. I portafortuna di induisti, musulmani ed ebrei sono a forma di palmi delle mani con un occhio al centro. Fanno parziale eccezione gli italiani: corni e cornetti sono simboli fallici che dovrebbero distrarre i malintenzionati. 
-J.R.

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