mercoledì 17 aprile 2013
La spiaggia rosa di Butelli
La Spiaggia Rosa, un mito intramontabile.
Esaltata per lo straordinario effetto cromatico da Michelangelo Antonioni nel film "Deserto Rosso" primo film a colori del maestro di Ferrara (1964), oggi, grazie alle norme di salvaguardia del Parco è completamente tutelata.
Presidiata dalle guide del Parco la si può ammirare come un'opera d'arte, come un autentico capolavoro della natura, senza però calpestarne l'arenile e senza fare il bagno. A distanza di dieci anni dal provvedimento di tutela integrale e dalle norme di salvaguardia, che, evitano gli ancoraggi nella prateria di Posidonia che alimenta la spiaggia di scheletri di briozoi e foraminiferi di colore rosa, la spiaggia più famosa del mondo ha ripreso la sua colorazione naturale, quella che stregò M. Antonioni e Monica Vitti nel lontano '64 quando, a frequentare quest'angolo di paradiso erano solo i maddalenini e i pochi turisti del Club Mediterranèe che organizzavano i bivacchi a Budelli per i vacanzieri in cerca di emozioni.
La Spiaggia Rosa di Budelli prende la denominazione dalla presenza di un elevata percentuale di bioclasti (derivanti per la maggior parte dalla frammentazione dello scheletro di briozoi, in particolare Miriapora truncata, e foraminiferi, in particolare Miniacina miniacea, di colore rosa) nella composizione sedimentaria delle sabbie. Questi bioclasti hanno origine soprattutto nella prateria a Posidonia oceanica e vanno ad alimentare, dopo il loro disfacimento, la spiaggia grazie alle correnti di deriva litorale e alle correnti di fondo.
La concentrazione di bioclasti nella Spiaggia Rosa di Budelli è dovuta ad una eccezionale concomitanza di motivi: morfologia dei fondali e della costa, presenza di una estesa prateria di Posidonia oceanica, andamento delle correnti a bassa energia che nel periodo estivo operano una separazione densimetrica dei materiali mineroclastici e bioclastici, favorendo la concentrazione di questi ultimi. L'attuale arretramento del limite superiore della prateria è causato dai numerosi ancoraggi, dall'agitazione irregolare delle acque, ad opera delle imbarcazioni, e dalla balneazione; questi fattori hanno profondamente modificato la composizione delle sabbie di spiaggia con la riduzione della percentuale dei bioclasti e la quasi scomparsa del caratteristico colore rosa.
Per evitare il saccheggio di sabbia rosa da parte dei bagnanti che rientravano a casa con bottiglie e secchielli stracolmi di sabbia rosa e, soprattutto, per impedire la scomparsa del caratteristico colore rosa dovuto alla riduzione della percentuale di bioclasti anche ad opera degli ancoraggi selvaggi nelle praterie di Posidonia antistanti la spiaggia (Cala Roto), il primo provvedimento effettuato dal Comitato di Gestione alla data del suo insediamento (Giugno 1998) è stata appunto quella di tutelare integralmente la Spiaggia Rosa chiudendola alla balneazione, al transito e all'ancoraggio delle imbarcazioni per ripristinare gli assetti naturali e per recuperare gli aspetti estetico - paesaggistici che ormai hanno assunto un valore di risonanza internazionale.
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