lunedì 1 ottobre 2012

I MOSTRI DI CRISTOFORO COLOMBO

Cristoforo Colombo nasce a Genova nel 1451 e già intorno ai 23 anni compie i suoi primi veri viaggi a Chio, nell’Egeo e, forse compie un’impresa corsara a Tunisi. Nel 1476 subisce un naufragio e approda sulla costa del Portogallo, così si trasferisce a Lisbona per qualche tempo. Da lì, parte diverse volte e compie viaggi verso l’Inghilterra, l’Irlanda, forse l’Islanda, gli arcipelaghi atlantici e le coste della Guinea. Durante questi viaggi e prima del 1484, probabilmente, viene in possesso di una rara mappa su cui è disegnata una terra ad ovest delle Colonne d'Ercole (stretto di Gibilterra), così matura l'idea di un viaggio, che potrebbe arricchirlo e renderlo famoso. Infatti, a quel periodo risalgono strane mappe anacronistiche che mostrano la costa dell'America Latina ancor prima che venisse scoperta o dell'Antartide così come poteva apparire millenni prima, quando ancora non era ricoperto dai ghiacci. Una mappa di queste è quella di Piri Reis.
Si tratta di un documento realizzato a Costantinopoli nell'anno 1513 d.C dall’omonimo ammiraglio della flotta ottomana e scoperto solo nel 1929 nell'antico Palazzo Imperiale di Costantinopoli. In essa è raffigurata la costa occidentale dell'Africa, la costa orientale del Sud America e la costa settentrionale dell'Antartico. Ciò sorprende, visto che l’Antartide fu scoperto solo nel 1818. Inoltre, nella carta, la Terra della Regina Maud è sgombra dai ghiacci, cosa che secondo gli studiosi ortodossi sarebbe stata possibile solo migliaia di anni fa. Il vero enigma rappresentato da questa carta geografica non è tanto l’aver disegnato un continente scoperto circa tre secoli dopo, ma averlo rappresentato senza la coltre di ghiaccio che lo ricopre da almeno 8000 anni. Piri Reis per disegnare la sua mappa utilizzò altre carte, originariamente depositate con ogni probabilità nella Biblioteca Imperiale di Costantinopoli, ma esse andarono perdute. Un caso molto simile è rappresentato da un'altra carta geografica, quella di Buache, del 1737, a quanto pare, copiata da antiche carte greche. Anch'essa mostra l'Antartide privo di ghiacci, così come era nel Paleolitico. Fu forse una mappa del genere che diede a Colombo il coraggio necessario per poter affrontare un viaggio del genere? Infatti, al tempo, si credeva che oltre le Colonne d'Ercole ci fosse "la fine del mondo", ma non solo; mostri terrificanti capaci di distruggere ogni nave passasse di lì.
Questa era una convinzione ben radicata negli uomini del tempo, per cui, Colombo dovette avere sicuramente delle buone motivazioni per affrontare un simile viaggio. Doveva avere qualcosa di tangibile su cui lavorare, una mappa che doveva mostrargli ciò che nessun altro poteva sapere, se non pochi. Forse, una mappa che trovò in uno dei suoi viaggi in una qualche sperduta località, oppure un oggetto appartenuto alla sua famiglia da diverse generazioni e che poteva risalire, attraverso varie copie, al tempo in cui venne disegnata, magari a centinaia di anni prima. Ma sono tutte congetture. Nel 1484, propone a Giovanni II, re di Portogallo, il suo progetto, ma ne riceve un rifiuto. Il 2 gennaio 1492 i Re Cattolici entrano vittoriosi in Granada (ultima roccaforte musulmana nella Penisola Iberica), e mettono così fine alla "Reconquista". Libera da tale preoccupazione, la regina Isabella di Castiglia accetta di finanziare l'"impossibile" viaggio di Colombo. Quest'ultimo dovette essere davvero convincente per ottenere tale finanziamento, a meno che non mostrò la mappa in suo possesso anche ai Reali si Spagna, in modo da convincerli della riuscita di tale impresa. Ad ogni modo, il 3 agosto 1492, al comando di tre caravelle (la Nina, la Pinta e la S. Maria), lascia il porto di Palos, iniziando il primo dei suoi quattro viaggi che lo condurranno nel Nuovo Mondo, le Americhe.
C'è da dire che, probabilmente, la mappa in possesso di Colombo non dovette riportare delle scritte, o comunque, queste non dovettero essergli comprensibili perché, fino all'ultimo, credette di essere arrivato in India, in Estremo Oriente. Non immaginava assolutamente che potesse esistere un altro continente inesplorato. Il 6 settembre, dopo una sosta tecnica alle Canarie, la flotta inizia la vera e propria traversata oceanica. Durante il lungo viaggio, accadono cose strane. L'equipaggio e lo stesso Colombo vedono strane luci in cielo e misteriosi mostri marini. Si trattò solo di suggestione? Dopo diversi giorni, ancora non c'era traccia di terra e poco prima di giungere a destinazione, l'equipaggio iniziò a tramare per ammutinarsi. Per fortuna (o sfortuna, a seconda dei punti di vista) Colombo fece appena in tempo per scoprire l'America. Il 12 ottobre 1492, dopo trentatré giorni di navigazione, viene avvistata l’isola di Guanahanì, ribattezzata San Salvador, nell’arcipelago delle Bahamas. Da lì in poi, si diede inizio ad una interminabile serie di scoperte e, lentamente, il continente americano venne conquistato dagli Europei, con le tristi conseguenze che conosciamo. La popolazione indigena, in molti casi, venne sterminata o costretta a forza a convertirsi al Cristianesimo. Ma questa è un'altra storia.

Cristoforo Colombo non capì mai di aver scoperto un nuovo continente. Fu Amerigo Vespucci a rendersene conto e a battezzarlo "America". Colombo, ricevuti i sacramenti, circondato dai figli, dai fratelli, dai servitori e dagli amici, ignaro della portata della sua scoperta, morì in miseria (come spesso accadde ai grandi della storia) a Valladolid. Era il 20 maggio 1506.

Nessun commento:

Posta un commento