giovedì 27 settembre 2012
La leggenda di Pegaso
Pegaso è il cavallo alato partorito da Medusa quando Perseo le tagliò la testa. Selvaggio e libero aveva il compito di portare i fulmini a Zeus. Assunse un ruolo fondamentale nella storia di Bellerofonte.
Bellerofonte di Corinto, colpevole dell’omicidio del fratello, giunse ospite presso Preto re di Tirinto e sacerdote in grado di purificare le anime ma sua moglie, Stenebea, alla vista del bellissimo giovane si invaghì di lui. Rifiutata da Bellerofonte, la donna raccontò al marito di essere stata sedotta da lui, istigandolo ad ucciderlo. Ma le leggi dell’ospitalità impedivano l’uccisione del giovane e così Preto inviò Bellerofonte da Iobate, re di Licia e padre di Stenebea, con una lettera che chiedeva, in realtà, che lo uccidesse. Anche Iobate non potendo ucciderlo per le leggi dell’ospitalità, chiese al giovane di uccidere la Chimera, un mostro che sputava fiamme, con la testa di leone, il corpo di caprone e la coda di serpente e che emetteva dalle fauci un micidiale alito di fuoco capace di sterminare interi eserciti. Se lui fosse riuscito a sconfinggerla sarebbe diventato un eroe e se non fosse stato così si sarebbe compiuta la richiesta della lettera.
Bellerofonte sognava di diventare un eroe ma non aveva proprio idea di come uccidere la Chimera. Così andò a consultare un oracolo, Polido, che gli disse che avrebbe potuto sconfigere il mostro solo dopo aver catturato Pegaso mentre si abbevera alla fonte di Pirene a Corinto e averlo domato con il morso d’oro di Atena.
A Corinto, trovata la fonte di Pirene e non sapendo come fare per trovare le briglie di Atena, Bellerofonte implorò la dea di aiutarlo dopo di che si distese a dormire lungo la riva. Sognò una bellissima donna con l’elmo alato ed occhi azzurri che lo prendeva per mano e gli indicava un cespuglio coperto di foglie spinose. La donna era Atena e sotto il cespuglio c’era un morso d’oro finemente cesellato.
Bellerofonte e Pegaso (Pompei, la casa dei dioscuri, affresco )
L’indomani al risveglio, Bellerofonte vede proprio davanti a lui il cespuglio spinoso che aveva visto nel sogno e scostate le foglie trovò le briglie d’oro. In quel preciso momento Pegaso scese dal cielo a bere. Mentre il cavallo ripiegava sui fianchi le grandi ali candide per dissetarsi Bellerofonte gli infilò il morso d’oro con delicatezza e poi gli saltò in groppa. Docilmente Pegaso si librò nel cielo e cominciò a volare.
Presto apparve sotto di loro una foschia di fumo e iniziarono a scorgere i segni di una battaglia. La Chimera stava annientando un drappello di soldati. Bellerofonte le scagliò una grandinata di frecce, ma il mostro sembrava imbattibile. Ma avvicinandosi ancora di più riuscì a scagliare una lancia nelle sue fauci. Il mostro la inghiottì rabbiosamente, ma sulla punta della lancia c’era un blocchetto di piombo e nel calore di quella gola infuocata il piombo cominciò a fondersi scivolando nelle sue viscere e uccidendola.
Bellerofonte su Pegaso (affresco di Giovanni Battista Tiepolo, 1746, Palazzo Labia, Venezia)
Iobate tentò nuovamente di esaudire la richiesta della lettera e chiese a Bellerofonte di combattere contro i Solimi e le alleate Amazzoni ma anche questa volta Bellerofonte, con l’aiuto di Pegaso, mise in fuga i nemici lanciando loro sassi.
Bellerofonte tornò da Iobate che, ammirato, gli mostrò il messaggio di Preto. Bellerofonte raccontò al re la verità. Il re gli diede in sposa l’altra figlia, Filonoe, e divenne erede al trono.
Ma ben presto l’eroe ebbe un gran desiderio di galoppare di nuovo su Pegaso ed una bella mattina d’estate, gli mise il morso d’oro e gli saltò in groppa per raggiunge l’Olimpo degli dei. Zeus però fu irritato dalla sua vanità. I mortali non potevano violare i segreti degli dei. Per punirlo, mandò una tafano a pungere Pegaso sotto la coda: il cavallo fece uno scarto e Bellerofonte precipitò verso terra. Pegaso riprese il volo e salì all’Olimpo, mentre Bellerofonte cadde tra i rovi e Zeus lo mandò a vagare nel mondo, cieco e zoppicante, per il resto della sua vita.
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