martedì 25 settembre 2012

Gorilla del Ruanda

Sorpresa. I gorilla stanno bene Ruanda, la popolazione dei primati delle montagne dei Virunga è in crescita da 10 anni e sta per toccare quota 500. Nonostante la guerra e il bracconaggio Buone notizie dal Parco Nazionale dei Vulcani, Ruanda. Il Gorilla di Montagna, la più grande specie di primati al mondo, gode di buona salute. Nonostante il bracconaggio e soprattutto la guerra civile in atto nella vicina Repubblica Democratica del Congo. Per il decimo anno consecutivo, la popolazione nelle montagne Virunga è in crescita: siamo ormai vicini a quota 500, 480 per l'esattezza. Certo c'è poco da gioire, se si pensa che nell'area resa famosa anche dalle ricerche di Dian Fossey e dalla sua successiva interpretazione sul grande schermo da parte di Sigourney Weaver, vivono circa i due terzi della popolazione totale residua (stimata a 790) della specie. Ma date le prospettive di estinzione certa, che si intravedevano appena due lustri fa, c'è da tirare un bel sospiro di sollievo. E immagini come quelle raccolte da Aude Genet due settimane fa, relative alla famiglia Agashya, un clan di 27 primati in ottima salute, sono gioia per gli occhi.
Non tutto però è rose e fiori. Le note favorevoli derivano dall'efficace rete protettiva che il governo ruandese ha saputo creare attorno agli enormi (fino a 200 chili) primati. Attorno al Parco dei Vulcani, è stato creato un movimento turistico internazionale che porta 200 milioni di euro l'anno. Un turismo d'élite, se si pensa che gli stranieri che desiderano trascorrere un'ora a contatto con gli animali pagano ben 600 euro, ma capace, in sinergia con una campagna di sensibilizzazione degli abitanti della zona, di dissuadere, anno dopo anno, il bracconaggio. E se fino a pochi anni fa, i gorilla adulti venivano cacciati come fonte di possibili trofei da esibire (le mani, in particolare), mentre i cuccioli andavano ad affollare gli zoo, oggi la comunità locale preferisce, anno dopo anno, celebrare una sorta di cerimonia di battesimo dei neonati quadrumani, come quella ripresa in alcune delle immagini. Ma ecco le note negative. Quello che non accade quasi più con il dolo, sul lato ruandese delle Virungas, rischia di verificarsi, con o senza volontarietà, sul lato opposto del confine, dove imperversa la guerriglia e dove la locale popolazione di gorilla rischia di finire sterminata dalle pallottole vaganti più che da quelle dei cacciatori abusive. La sezione congolese del parco delle montagne Virunga è chiusa da quando, in maggio, 3 guardie forestali sono state uccise, e, un paio di settimane dopo, altri due ranger sono rimasti feriti. Da allora, si sono perse le tracce di sei famiglie di primati, e sono state interrotte le azioni di pattugliamento congiunte che i guardiani delle due sezioni del parco, ruandese e congolese, conducevano insieme. Gli stessi ranger ruandesi sono costretti a girare armati, non già per paura delle aggressioni dei gorilla - che vengono tenuti a distanza adeguata dai turisti soprattutto per preservare la loro natura ''selvatica'' - ma per il rischio di incroci pericolosi con umani dell'altra sponda.
Qualcuno, però, spera, forse con un pizzico di ottimismo, che i gorilla siano sufficientemente intelligenti da sconfinare verso terre più sicure. Qualche volta, lo hanno già fatto. "Sono sensibili al suono delle pallottole - argomenta Augustin Basabose, direttore operativo dll'International Gorilla Conservation Programme - e si spostano frequentemente da un lato all'altro del confine, in cerca di cibo..."

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