venerdì 8 aprile 2022

Il disco di Nebra, cielo di bronzo degli antichi Germani


 Discusso per le circostanze obsolete del ritrovamento, il disco del cielo di Nebra fa parte, dal giugno 2013, del patrimonio storico dell’UNESCO.

 Un oggetto prezioso, seppellito 4100 – 3700 anni fa sul monte Mittelberg, presso la città di Nebra, insieme ad altre offerte rituali. Un dono agli dei. Prima di finire sotto terra, il reperto tedesco era stato usato per duecento anni, quindi racchiude la conoscenza di diverse generazioni. 

Queste genti non avrebbero mai potuto immaginare che un giorno il loro calendario sarebbe stato al centro di un giallo archeologico.

Quando i tombaroli, vale a dire i saccheggiatori di tombe, fanno una scoperta come questa e poi cercano di venderla sul mercato nero e incappano nella mano della giustizia, gli archeologi si trovano di fronte al reperto come a una vera e propria sfida: si tratta di un pezzo autentico oppure di un falso? Nel 1999 Mario Renner e Henry Westphal sondavano con un metaldetector la cima del Mittelberg, una modesta altura di 252 metri situata nella regione tedesca di Sachsen-Anhalt, a quattro chilometri di distanza dalla cittadina di Nebra.


Trovarono un deposito di oggetti antichi, tra cui il disco del cielo.

 Di primo acchito, i due pensarono che si trattasse della parte centrale di uno scudo. 

Il giorno dopo vendettero il prezioso bottino a un commerciante di Colonia che pagò 31.000 marchi. Il compratore aveva intenzione di guadagnare un milione di marchi, vendendo una parte dei reperti a Berlino e un’altra parte a Monaco di Baviera. Ma i potenziali clienti si resero conto che la merce scottava e rifiutarono. Per legge, gli oggetti ritrovati appartenevano allo Stato.

Sicché il prezioso disco passò da una mano all’altra sino al 2001, quando una coppia di ricettatori lo acquistò e tentò di venderlo sul mercato nero per 700.000 marchi.

 Fortunatamente si sparse la voce e questa raggiunse le autorità tedesche. 

Su iniziativa del Ministero della Cultura e dell’Ente Regionale di Archeologia di Sachsen-Anhalt, l’archeologo Harald Meller si mise in contatto con i venditori e organizzò un incontro in un albergo di Basilea. A quel punto intervenne la polizia svizzera che arrestò i ricettatori mettendo al sicuro il disco. Una volta interrogati, i due fornirono informazioni sul luogo di ritrovamento.

Purtroppo però, se un sito non viene immediatamente preso in esame da archeologi e altri specialisti, molte informazioni essenziali vanno perdute.

 Possono anche nascere dei dubbi sull’autenticità dei reperti stessi, come nel caso del disco del cielo di Nebra. Dubbi sollevati nel corso del processo. 

Se la difesa dei due ricettatori, la quale giocò proprio questa carta, fosse riuscita a dimostrare che il disco era un falso, l’accusa di ricettazione di oggetto antico sarebbe venuta a cadere.

Ma non fu così. Gli archeologi Harald Meller, Heinrich Wunderlich ed Ernst Pernicka insieme con il geologo Gregor Borg hanno dimostrato senza ombra di dubbio l’autenticità del disco di Nebra che l’UNESCO ha confermato, inserendo il reperto nella lista „Memory of the World“. 

Oggi il disco è esposto al Museo Regionale di Preistoria di Halle che ospita una delle raccolte archeologiche più importanti della Germania.

Pressoché rotondo, diametro di 32 centimetri, spessore di 4,5 millimetri al centro e 1,7 mm sul bordo, il disco pesa 2,3 chili. È fatto di bronzo ricavato da una lega di rame e stagno.

 Il colore originario dell’oggetto doveva essere il nero. Uno strato corrosivo di malachite, formatosi durante la permanenza del disco sotto terra, ha causato la colorazione verdastra che possiamo vedere oggi.

 Le splendide applicazioni rappresentano gli astri, sono fatte di lamina d’oro e hanno subito delle modifiche nel corso dei secoli. Accanto al disco furono sepolte spade di bronzo, frammenti di bracciali, due asce e uno scalpello. 

L’esame di questi oggetti suggerisce che il disco di Nebra sia stato deposto in loco intorno al 1600 a. C., mentre la sua fabbricazione risale al 2100 – 1700 a. C.


Si distinguono tre periodi successivi di lavorazione del disco durante le quali le applicazioni d’oro sono state modificate.

 Nel primo periodo erano visibili soltanto la luna piena, la falce di luna crescente e le Pleiadi, attorniate da 25 stelle. Secondo gli studiosi Meller e Schlosser, la raffigurazione potrebbe aver voluto fissare due momenti dell’anno in cui le Pleiadi appaiono a ovest, segnando in marzo e ottobre rispettivamente il periodo di preparazione del campo per la semina e il periodo del raccolto.

Nel secondo periodo di lavorazione furono inseriti, oltre a luna piena, luna crescente e Pleiadi, anche i due archi dell’orizzonte, rispettivamente a sinistra e a destra sui bordi del disco. 

Queste due ulteriori applicazioni evidenziavano il sorgere e il tramonto del sole al solstizio d’inverno e al solstizio d’estate. Servivano alla misurazione astronomica. Se il disco del cielo veniva posizionato a terra sulla cima del Mittelberg, di modo che una linea immaginaria dall’estremità dell’arco sinistro sino all’estremità dell’arco destro fosse rivolta verso la vetta del monte Brocken (il monte più alto della Germania centrale) situato a circa 85 chilometri di distanza, poteva fungere da calendario dell’anno solare.

 Infatti il sole, osservato dal Mittelberg durante il solstizio d’estate Buy Acimox Amoxil , tramontando sparisce proprio dietro il Brocken. Era così possibile procedere alla misurazione astronomica delle fasi solari dell’anno: solstizi ed equinozi, come mostrano le tre immagini sotto riportate.

 Nella prima immagine vediamo, sullo sfondo, il monte Brocken: solstizio d’estate. Nella seconda immagine gli equinozi di primavera e autunno. Nella terza immagine il solstizio d’inverno.

Infine, nel terzo periodo di lavorazione del disco, oltre a luna piena, luna crescente, Pleiadi e i due archi dell’orizzonte, fu applicata una sorta di falce d’oro, inserita in basso, nel mezzo: la barca solare. Quest’applicazione sembrerebbe non aver avuto una funzione pratica inerente al calendario astronomico, ma piuttosto rappresentativa. Avrebbe raffigurato il viaggio del sole da occidente a oriente.


Una deduzione che impressiona parecchio per le implicazioni con l’iconografia sacra di altre culture, per esempio quella egizia.

 Il viaggio della barca solare di Ra è un motivo di primo piano nelle raffigurazioni geroglifiche. È possibile che ci sia stato all’epoca un transfer culturale fra l’Egitto e l’Europa centrale? In ogni caso gli esperti sono concordi nell’affermare che il disco del cielo di Nebra non sia un prodotto importato dal Vicino Oriente. L’analisi del materiale e l’evidente connessione con gli altri oggetti del Mittelberg prova che il reperto fu fabbricato da genti di una cultura europea. E si tratta della più antica raffigurazione del cosmo in assoluto, di 200 più antica delle prime rappresentazioni cosmiche scoperte in Egitto.

Potrebbe trattarsi di un culto incentrato sugli astri e comune a diverse regioni europee. 

L’archeologo Paul Gleirscher interpreta la falce d’oro situata in basso nel centro del disco non come barca solare ma come una seconda falce lunare. Con l’inserimento di quest’ultima applicazione sul disco, sarebbe stata confermata la connessione dell’oggetto con la luna. Inoltre l’archeologo evidenzia che la deposizione del disco potrebbe essere avvenuta anche più tardi della deposizione degli altri oggetti, intorno al 1000 a. C., ed essere collegata alla Cultura dei “Goldhüte” (così chiamata per la presenza di alti copricapo d’oro), individuata nella Germania meridionale e in Francia, che a sua volta fa parte della più vasta Cultura dei campi di urne.

Bisogna comunque tener presente che il Mittelberg, sito di ritrovamento del disco del cielo di Nebra, era probabilmente frequentato già durante il Neolitico e aveva la funzione di osservatorio astronomico. 

Sempre in questo territorio è stato scoperto, all’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso, un insediamento di cacciatori dell’Era glaciale, 14.000 – 13.000 anni fa. Tra i preziosi reperti: figurine astratte di donna. Inoltre a 20 chilometri di distanza dal Mittelberg si trova il celebre Cerchio di Goseck che risale al V millennio a. C. Formato da fossati concentrici e da palizzate, il Cerchio di Goseck era usato come calendario astronomico e testimonia, quindi, la presenza di conoscenze ben definite sui movimenti degli astri nell’Europa del Neolitico. Insomma, abbiamo a che fare con una regione densa di presenze preistoriche.

In seguito alla scoperta del disco del cielo di Nebra, l’associazione di ricerca “Deutsche Forschungsgemeinschaft” ha costituito un gruppo di studio volto alla rivalutazione storico-culturale della prima Età del Bronzo nella Germania centrale.

 Nel 2007 è stato inoltre inaugurato il centro multimediale “Arca di Nebra”, costruito nei pressi del luogo di ritrovamento. Iniziative che onorano il disco del cielo, il primo strumento astronomico con cui i nostri antenati potevano stabilire con esattezza i momenti cruciali dell’anno.

Fonte: storia-controstoria.org