sabato 5 marzo 2022

Lo schiaffo di Anagni


 Benché nell'iconografia dell'epoca (siamo nel 1303) e in molti dipinti di epoca successiva l'episodio noto come "lo schiaffo di Anagni" fosse rappresentato proprio come uno schiaffo, dato a Papa Bonifacio VIII forse da Giacomo Colonna - dei Colonna, potente famiglia patrizia di Roma - o forse da uno dei cavalieri che lo avevano accompagnato nella presa del palazzo papale di Anagni e nel sequestro del Papa, più che di uno schiaffo vero e proprio probabilmente si trattò di un oltraggio morale, come molti in effetti lo definiscono.


Giurista, fondatore dell'Università La Sapienza di Roma e organizzatore del primo Giubileo, nel 1300. Ma anche arrogante, egocentrico, avido di soldi e potere: Bonifacio VIII fu un personaggio controverso.

 Dante Alighieri, che per i maneggi pontifici fu costretto all'esilio, gli riservò un posto nell'inferno ancor prima che fosse morto, mentre Jacopone da Todi lo apostrofò come "novello anticristo", pagando la sua audacia con la scomunica e il carcere.

 Le leggende popolari sul suo conto si sprecavano: c'era chi diceva fosse superstizioso, chi raccontava che il suo anello emanasse "un'ombra talvolta luccicante, talvolta no" e assumesse forme nuove, umane e animalesche. Di certo Bonifacio fu l'ultimo a concepire il pontefice come massima autorità spirituale e politica della cristianità, superiore a qualsiasi sovrano.

Nato ad Anagni intorno al 1230, Benedetto Caetani ebbe una rapida carriera ecclesiastica, conclusasi con la sua elezione a pontefice 4 giorni dopo l'abdicazione di Celestino V, che finì subito nelle sue grinfie: Bonifacio lo fece arrestare, temendo che i cardinali francesi a lui ostili potessero nominarlo antipapa.

 Da allora continuò a immischiarsi nelle vicende politiche francesi, fiorentine, spagnole, senza peraltro nessun'altra intenzione che giovare a se stesso. 

Odiato al di fuori dello Stato pontificio, Bonifacio non era amato neanche all'interno della Santa Sede: colpiti dal suo atteggiamento arrogante e accentratore, alcuni membri della Curia e dell'aristocrazia romana capeggiati dai cardinali Pietro e Giacomo Colonna gli si rivoltarono contro. Sostenevano che la sua elezione fosse illegittima e per questo nel 1297 lo dichiararono decaduto.

La vendetta del papa fu terribile: scomunicò i due cardinali, confiscò i loro beni e nel 1299 fece radere al suolo Palestrina, roccaforte dei Colonna, "perché non vi resti nulla, nemmeno la qualifica o il nome di città".

 I Colonna, che si rifugiarono in Francia, ebbero però la loro rivincita: aiutati dal re Filippo IV il Bello, che non accettò mai la sottomissione al papa, riuscirono a mettere il pontefice sotto processo, a giugno del 1303, per destituirlo.


I primi di settembre gli eventi precipitarono: Giacomo Sciarra Colonna e il consigliere di Stato francese, aiutati dalla borghesia di Anagni e da molti cardinali, assaltarono il palazzo pontificio, catturarono il papa e lo tennero prigioniero.

 Non risparmiarono le ingiurie, secondo alcuni persino fisiche: per questo l'episodio passò alla Storia come lo schiaffo di Anagni. Bonifacio si salvò solo grazie all'intervento dei suoi concittadini: fiaccato nel corpo e nello spirito, rientrò a Roma il 25 settembre e qui morì poco più di due settimane dopo.

Fonte: focus.it