lunedì 14 febbraio 2022

La “fenestella” magica sul golfo di Napoli


 Napoli è una di quelle destinazioni che forse è meglio non raggiungere se lì non si vuole lasciare il cuore.

 Perché questo accade sempre. Ogni volta che si guarda il maestoso Vesuvio che si staglia su tutto il golfo, quando si passeggia tra le vie e i vicarielli, quando si ascoltano le storie, intrise di fascino e di leggenda, quando si osservano le meraviglie antiche e moderne.

Ecco cos’è Napoli, una città le cui leggende hanno creato una realtà persino più magica, intricata e meravigliosa di tutto ciò che è universalmente tangibile. 

Una realtà fatta si storie fuori dall’ordinario come quella della fenestella conosciuta in tutto il mondo dove si perpetua la magia.


Marechiaro, il piccolo borgo che si trova nel quartiere di Posillipo a Napoli , conserva una storia meravigliosa, quella cantata nei versi del poeta Salvatore Di Giacomo e accompagnati dalla musica di Francesco Paolo Tosti. Una storia che comincia da una piccola finestra, apparentemente anonima, che si affaccia sul golfo.

La storia vuole che qui, il poeta e scrittore napoletano, si lasciò suggestionare da quella piccola finestra che sul davanzale aveva esposto un garofano. Guardandola si lasciò ispirare per la creazione di quella che è diventata una delle più celebri canzoni napoletane in Italia e nel mondo.

Così è nato Marechiare, il brano interpretato da numerosi protagonisti della musica italiana, quello persino tradotto in altre lingue. Quello che spinge i viaggiatori del globo a raggiungere Posillipo per entrare dentro i versi di quella canzone.

Quanno spónta la luna a Marechiare,
pure li pisce nce fanno a ll’ammore

 Riscoprire le origini della celebre canzone e vivere la suggestione che ruota attorno a quelle parole è un’occasione perfetta per raggiungere Marechiaro

Il piccolo borgo di pescatori, infatti, è meraviglioso. Questo luogo non segue le più tradizionali leggi del tempo ma solo quello del rumore delle onde che scandisce i ritmi delle giornate.

L’azzurro del cielo e del mare si incontrano e si fondono all’orizzonte mentre sembrano stringere in un abbraccio il golfo di Napoli e l’imponente Vesuvio

Il nome stesso del borgo è un’invito a contemplare la bellezza dei ritmi lenti. Il nome Marechiaro non fu scelto, infatti, per le acque cristalline per come si può credere, ma per la quiete di un mare calmo, lento, dove le onde si muovono chianu chianu.

Il borgo è piccolo ma estremamente affascinante e suggestivo. È bello di giorno ma è meraviglioso di notte quando il sole lascia spazio alle tenebre e le luci, accendendosi, si riflettono sull’acqua. L’atmosfera è sospesa nel tempo e nello spazio e la magia ha ufficialmente inizio.


E la fenestrella di Marechiaro? Quella si trova sempre al suo posto, perché è suo di diritto, ed è facilmente riconoscibile. 

Sul davanzale, infatti, è sempre esposto un garofano fresco. Sulla parete inoltre, nei pressi della finestra, uno dei versi della canzone.

Fonte: siviaggia

I micidiali "ganci" della canocchia pavone


 La canocchia pavone, il cui nome scientifico è Odontodactylus scyllarus, è uno stomatopode della grande Barriera corallina australiana, molto apprezzato dagli acquariofili per i suoi colori sgargianti, molto temuto dalle piccole creature che popolano i fondali marini.

 Questo minuto esserino che a prima vista può sembrare un pittoresco ed innocuo caleidoscopio di tinte con gli occhi fuori dalle orbite, nasconde armi micidiali: si tratta di un terribile crostaceo d’acqua salata che mette in atto una strategia predatoria violentissima, rompendo, con i suoi arti raptatori, che utilizza come se fossero clavi, le conchiglie dei molluschi, sfondando l’esoscheletro dei granchi e il cranio dei piccoli pesci… non a caso è noto come “spacca pollici”.

Lo spietato serial killer marino, piccolo parente della cicala di mare, nonché straordinario modello di resistenza, compreso tra i 3 e i 18 cm di lunghezza, è dotato di appendici a martello lunghe appena 5 millimetri che sferrano, con aggressività e ferocia, colpi alla velocità di 23 metri al secondo, generando una forza di 500 Newton… quanto basta per rompere il vetro di un normalissimo acquario o per mandare al Creatore le sue malcapitate prede.

 L’efficacia della sua strategia di caccia è potenziata dal fatto che, per via della fulminea velocità d’azione, durante l’attacco si formano delle vere e proprie bolle d’aria all’interno della corazza, definite “bolle di cavitazione” che implodono al momento dell’urto, rendendolo ancora più impattante.


Colori sgargianti, dunque, ma forza inaudita, pari a 1000 volte il proprio peso, con un’accelerazione subacquea superiore a quella di un proiettile di una calibro 22.

 Il segreto della sua incredibile forza, da far invidia ad Iron Man, è svelato dal microscopio elettronico e sta tutto nella composizione e nella disposizione dei vari strati di materiale che formano le appendici: cristalli di idossiapatite, un minerale che è tra i componenti principali delle ossa, all’esterno; strati alternati di fibre di chitosano per attutire i colpi ed evitare ad eventuali fratture di estendersi; strato interno soffice che assorbe l’energia liberata dai colpi.


Ma i simpatici super crostacei  presentano un’altra caratteristica eroica: sono dotati del più complesso sistema visivo del regno animale, percependo ed elaborando la luce polarizzata, le cui onde si trasmettono linearmente o circolarmente in un movimento a spirale… un funzionamento simile a quello dei DVD che, per gestire le informazioni, convertono la luce polarizzata diretta verso il disco, in forma spiroidale, per poi riconvertirla in forma lineare. Ma la canocchia pavone “fa un baffo” alla tecnologia: i suoi occhi, infatti, possono lavorare con tutti i colori dello spettro!

Fonte: meteoweb