lunedì 29 novembre 2021

La mussola di Dacca, l'antico tessuto che nessuno sa più come produrre


 Era così leggero da essere chiamato "aria tessuta". Così sottile e trasparente che, talvolta, le donne che lo indossavano venivano accusate di indecenza. Così difficile da produrre che il sapere necessario per produrlo è andato perso da tempo.

Circa 200 anni, tuttavia, la mussola di Dacca era il tessuto più prezioso e famoso del pianeta.

 Nell'Europa del tardo XVIII secolo, le donne delle classi sociali più elevate iniziarono ad essere accusate di andare in giro nude: la stoffa semi-trasparente era agognata da tutte ed era diventata sinonimo di prestigio.

La mussola di Dacca era importata dall'omonima città, in quello che oggi è il Bangladesh, allora conosciuto come Bengal.

 Oggi questo tipo di tessuto esiste ancora, ma non ha nulla a che fare con quello di un tempo. Due secoli fa esisteva un processo in 16 fasi, che impiegava un raro cotone raccolto sulle rive del sacro fiume Meghna. Oggi, però, il processo è dimenticato e quella rara pianta di cotone è estinta.

Si diceva che le mussole più pregiate fossero sottili e morbide quanto il vento.

 Nella lingua originale, "aria tessuta" si diceva baft-hawa. Un viaggiatore raccontava che un rotolo di 90 metri di questa stoffa poteva passare attraverso un anello.

 Tradizionalmente, essa veniva usata per fare saris jamas, ma in Europa contribuì a cambiare il panorama della moda degli aristocratici. Tra le altre, ne erano innamorate la regina Maria Antonietta, l'imperatrice Joséphine Bonaparte e la scrittrice Jane Austen.


All'inizio del XX secolo, tuttavia, la mussola di Dacca era già scomparsa. Ne rimanevano alcuni esempi nelle collezioni private più preziose e nei musei.

 La tecnica per produrla era già dimenticata da tempo. Il cotone da cui derivava, il Gossypium arboreum var. neglecta (conosciuto anche come Phuti karpas) si era estinto all'improvviso.

Le fibre del Phuti karpas, sfilacciabili con straordinaria facilità, venivano trasformate nel prezioso tessuto in un processo composto da 16 fasi, ognuna delle quali richiedeva competenze estremamente specifiche.

 La lavorazione veniva effettuata in molti villaggi differenti nei pressi di Dacca, in quello che si potrebbe quasi definire uno sforzo comunitario.

In Occidente faticavano a credere che la mussola di Dacca potesse essere fatta da un essere umano. Alcune leggende sostenevano che venisse tessuta da sirene, fate o addirittura fantasmi. C'era chi riteneva che venisse per forza lavorata sott'acqua. 

Secondo Saiful Islam, che ha avviato un'iniziativa per far tornare in vita il tessuto, le versioni odierne della mussola ha tra i 40 e gli 80 fili per pollice quadrato di tessuto. 

La stoffa originale ne aveva tra gli 800 e i 1200.


Furono gli inglesi a distruggere la produzione e il commercio del tessuto, che veniva venduto in tutto il mondo fin dall'alba dei tempi. Gli antichi egizi, greci e romani lo conoscevano già, e la sua esistenza è ricordata da diversi autori classici, tra cui Petronio.

 Nel 1793, però, la British East India Company si era aggiudicata il controllo dell'impero dei Moghul, e nel giro di un secolo la regione obbediva a un Raj britannico.

Anche se i londinesi dell'età vittoriana erano più che mai affascinati dalla mussola di Dacca, coloro che lo producevano vennero rapidamente mandati in rovina.

 La East India Company iniziò a intromettersi nel processo di produzione della preziosa stoffa, dando la priorità assoluta ai clienti britannici e facendo pressioni sugli artigiani per produrne il più possibile.

Man mano che gli europei diventavano sempre più avidi nei confronti del materiale, iniziarono ad essere prodotte versioni più economiche.

 Non avevano nulla a che fare con l'originale, ed erano prodotte con cotone normale. Ma il repentino declino della domanda e gli anni di maltrattamenti portarono i produttori di mussola a cambiare lavoro. Passarono poche generazioni prima che la preziosa conoscenza necessaria per produrre la mussola di Dacca venisse dimenticata per sempre.

 La pianta phuti karpas cominciò a sua volta ad essere ignorata, e se ne perse ogni traccia.

Saiful Islam, però, sta compiendo ogni sforzo per ritrovare la pianta (e ha già trovato un tipo di cotone che ne è quasi sicuramente un discendente) e per ricreare le abilità perdute. 

Fonte: wonews.it