mercoledì 15 luglio 2020
Stuart Sutcliffe: la drammatica storia del quinto Beatle dimenticato
Certamente ci sarebbe qualcosa di strano se qualcuno dicesse di non conoscere i Beatles, forse il gruppo musicale più famoso della storia.
Il gruppo di Liverpool formatosi alla fine degli anni ’50 ebbe il potere di entusiasmare tutto il mondo ottenendo un successo travolgente durante il boom degli anni ’60, mentre era in atto una ripresa importante dopo la guerra.
I membri del gruppo li conosciamo tutti, il fondatore John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr, ma una delle curiosità che tende a rimanere nell’ombra riguarda il processo di formazione della band, quando ne faceva parte un quinto membro. Sì, nel gruppo che poi divenne leggendario c’era anche Stuart Sutcliffe, il quinto Beatle dimenticato.
Stuart Sutcliffe, da tutti chiamato Stu, nasce ad Edimburgo il 23 giugno 1940, e già da piccolo dimostra una certa sensibilità per l’arte.
Durante un’infanzia non particolarmente felice, con un padre assente per lavoro (imbarcato con la marina mercantile) e violento nei confronti della moglie durante quel poco di tempo che si trovava in famiglia, il piccolo Stu è sempre al fianco della madre per consolarla.
Stu non ha difficoltà durante gli anni della scuola, e dopo il liceo si iscrive al Liverpool College of Art dove emerge subito il suo talento artistico, sia nei lavori di base sia nel riprodurre gli stili dei classici come quello di Michelangelo.
Il suo talento artistico è innato e il suo insegnante, Arthur Bellard, lo definisce “rivoluzionario”.
Ammirato anche dai suoi compagni per la sua intelligenza, ha il fascino tipico del ragazzo colto e interessato a diversi argomenti tra cui anche il cinema.
Stuart mira ad arricchire le sue conoscenze e ha l’opportunità di farlo al pub Ye Cracke, insieme al suo insegnante Arthur e pochi altri studenti.
Al pub si forma un gruppo di intellettuali chiamato i Dissenders che segue l’esempio della Beat Generation negli Stati Uniti.
Stu inizia a farne parte e in quest’occasione conosce Bill Harry, che diventerà giornalista e scrittore, il pittore Rod Murray e John Lennon, un musicista che da poco aveva messo insieme un gruppo musicale.
Come tanti altri, Lennon è subito attratto dall’originalità di Stuart, e un po’ alla volta i due stringono una profonda ma anche tempestosa amicizia.
Tramite Stu, c’è la possibilità di apprendere qualcosa di nuovo, infatti Lennon viene a conoscenza di svariati aspetti dell’arte di Van Gogh e degli impressioni francesi.
Poco dopo, nel 1959, Stu, Murray e Lennon decidono di condividere un appartamento di Gambier Terrace che diventa luogo di diverse attività artistiche.
Questo luogo è un altro centro per dibattiti culturali dove si svolgono anche le prove del gruppo musicale di Lennon, e una stanza resta riservata all’attività artistica pittorica di Stu.
In quel periodo uno dei suoi dipinti viene esposto alla mostra biennale che si svolge alla Walker Art Gallery di Liverpool.
Nel mentre Stuart comincia a frequentare l’ambiente musicale della città e il gestore del locale Jacaranda gli commissiona un murales per il club che Stu completa in collaborazione con Murray.
Intanto Stuart ha conosciuto anche Paul McCartney il quale, insieme a John, lo convincono ad acquistare un basso elettrico per poter suonare nel loro gruppo, e così Stuart entra a far parte del gruppo che poi sarà conosciuto come i Beatles.
Preso dall’entusiasmo per la musica lascia gli studi delle arti figurative e va ad Amburgo come bassista.
Lì incontrano tre ragazzi tedeschi interessati all’esistenzialismo, tra cui c’è la fotografa e stilista tedesca Astrid Kirchher.
Astrid comincia a lavorare con il gruppo di Liverpool scattandogli una serie di foto artistiche, e anche lei rimane attratta dal fascino di Stu e ben presto ne diventa la fidanzata.
Gli scatti della fotografa ottengono un buon successo, e durante le sessioni la donna suggerisce di cambiare stile ai membri, dandogli la “forma” con la quale sono passati alla storia.
Il primo a cambiare pettinatura dietro consiglio di Astrid è proprio Stu, tagliandosi i capelli con un ciuffo che copre la fronte e l’abbigliamento in un giubbotto di pelle e stivaletti a punta, una moda che viene adottata anche dagli altri membri del gruppo.
Nonostante la buona volontà di apprendere di Stuart il talento musicale non eguaglia quello pittorico.
Quando suona il basso non ne ha piena padronanza tanto che gli altri Beatles arrivano a suggerirgli di suonare dando le spalle al pubblico per non mettere in evidenza il suo disagio con lo strumento.
Stu non è innamorato della musica, e lo spiega bene George Harrison:
“Stu non aveva mai scelto di dedicarsi alla musica, si presentava bene ma non era mai stato del tutto convinto di diventare un musicista”.
Purtroppo la sua mancanza di talento musicale causa un crescente disaccordo con gli altri Beatles, in primis con John Lennon.
I due si trovano al club londinese Top Ten, quando cominciano a litigare furiosamente e quello che ha la peggio è Stuart.
L’episodio è raccontato in un diario scritto a mano dello stesso Stuart in cui spiega l’accaduto.
Un mese dopo questa lite, a giugno del 1961, Stuart lascia definitivamente il gruppo, e mentre i Beatles ritornano a Liverpool lui resta ad Amburgo per amore di Astrid e riprende gli studi artistici.
L’anno seguente iniziano alcuni problemi di salute per Stu, che accusa forti mal di testa e svenimenti e una cecità temporanea.
Le sue condizioni continuano a peggiorare ma nessuno dei medici che lo visita (torna anche in Inghilterra per analisi più approfondite) fa una diagnosi corretta, e il 10 aprile del 1962, mentre si trova nell’ambulanza che lo sta trasportando in ospedale, a ventuno anni Stuart Sutcliffe muore.
La causa di morte è: Una paralisi celebrale dovuta a un’emorragia nel ventricolo destro del cervello
L’esame autoptico ha rivelato che, al momento del decesso, nel cervello di Stuart si stava sviluppando un tumore per via di una pregressa frattura cranica.
In base al racconto del manager dei Beatles Alan Williams, Stu era stato vittima di un pestaggio avvenuto fuori dal Latham Hall di Liverpool dopo un’esibizione nel 1961.
Stu è stato aggredito e picchiato con tale forza che è stato necessario l’intervento di Lennon e di Pete Best (batterista prima di Ringo Starr) per liberarlo dai suoi aggressori.
Dopo la morte di Stuart, sua sorella Pauline Sutcliffe scrive un libro intitolato “Beatles’ Shadow”, in cui fa una serie di rivelazioni/bomba.
Nel libro Pauline parla di una presunta relazione omosessuale tra Stuart Sutcliffe e John Lennon.
Oltre a sostenere che Lennon fosse omosessuale e che avrebbe avuto altre relazioni omosessuali (in seguito, l’omosessualità di Lennon è stata smentita dalla moglie Yoko Ono), lo ritiene responsabile per la morte di Stu in quanto, secondo l’opinione della sorella, sarebbe stato lui a sferrare un calcio in testa al fratello durante una lite.
Il libro racconta anche della rivalità tra Stuart e Paul McCartney, con George Harrison presente nella veste di paciere.
La carriera musicale di Stuart Sutcliffe è stata breve ma significativa e, anche se di lui non si parla molto, quando riaffiora il suo nome è spesso ricordato come (insieme a Pete Best) il quinto Beatle, per sottolineare la sua importanza nella storia della formazione dei Beatles.
Il nome del gruppo è infatti da attribuire proprio a Stuart.
Secondo il giornalista Bill Murray, che ha avuto modo di frequentare i Beatles durante i loro primi anni come gruppo musicale, il nome è stato suggerito prima da Stuart, riferendosi al gruppo musicale di Buddy Holly chiamato The Crickets (I Grillini). Il quinto Beatle però ha fatto un gioco di parole cambiando una lettera: da Beetles che significa coleottero, scarabeo, ha sostituito un “e” con la “a” diventando Beatles (beat) che significa ritmo, battito, il termine con cui si descriveva la musica che era di moda in quel periodo.
Anche la sperimentazione del cambio delle lettere nel nome è riportata nel diario di Stuart.
Il suo destino è stato infelice, come un astro bruciato troppo velocemente nel firmamento delle stelle.
Fonte: vanillamagazine.it