domenica 12 luglio 2020

In Canada, fra le infernali Smoking Hills che sputano fumo ininterrottamente da secoli


Il primo ad aver avvistato il fumo, pensava si trattasse di un incendio.
 Era il 1826 e Captain Robert McClure, in missione di salvataggio, ancora non sapeva che in realtà si trovava davanti a un «fuoco perpetuo» sotterraneo.

 Siamo nei remoti territori del Nord-Ovest del Canada. E quelle che sembrano il preambolo dell'inferno solo le Smoking Hills che bruciando ininterrottamente da secoli.
 Uno scenario surreale, dove il fumo esce dalle fenditure nelle rocce che si tuffano a strapiombo nel Mar Glaciale Artico.


L'incendio c'è, ma non si vede. 
Si consuma in depositi sotterranei di zolfo di lignite e il fumo sale in superficie, approfittando delle spaccature create dall'erosione. Una condizione che ha acidificato gli stagni che si trovano nella tundra lungo la costa e riversato sul suolo grandi concentrazioni di sedimenti di alluminio, ferro, zinco, nichel, manganese e cadmio che rendono la costa insolitamente variopinta.


 I pennacchi di gas sono ben visibili sia dal mare che dalla terraferma. E nonostante questa scogliera sia impervia e difficile da raggiungere – si raggiunge solo in elicottero o in barca, con partenza da Paulatuk – è diventata negli anni una attrazione turistica, meta di escursioni dal sapor post apocalittico rimasto invariato da secoli.

 Gli scogli che compongono queste colline di pietra riescono a resistere alle alte temperature, accumulando calore.




Si narra che l'equipaggio dell'esploratore ottocentesco abbia portato un pezzo di quelle rocce a bordo della della nave della Royal Navy Britannica, per portarlo in patria. E che roccia incandescente abbia bucato la scrivania in legno del capitano, su cui era stata appoggiata. 

 Inizialmente si pensava che queste colline celassero la bocca di un vulcano. 
Invece oggi si sa che rappresentano un ecosistema geologico unico nel suo genere.


 Fonte: lastampa.it