mercoledì 6 maggio 2020

Dalla buca che si è aperta davanti al Pantheon spunta pavimentazione di epoca imperiale


Era il 27 aprile quando, di fronte al Pantheon, circa 40 sampietrini avevano ceduto creando un buco di un metro quadrato e profondo circa 2. 
 In pieno lockdown, in una Roma deserta, per fortuna l’evento improvviso non ha causato danni a cose o persone ma, anzi, ha fatto emergere una bella sorpresa.
 Dalle indagini archeologiche, infatti, sono venute alla luce sette lastre di travertino appartenenti all’antica pavimentazione di epoca imperiale. 
Pavimentazione che negli anni ’90 era già rinvenuta in occasione della costruzione di una galleria di sottoservizi.






Come spiega a La Repubblica Daniela Porro, soprintendente speciale di Roma, infatti: 

 “Dopo oltre vent’anni dal loro primo rinvenimento riemergono intatte le lastre della pavimentazione antica della piazza antistante al Pantheon, protette da uno strato di pozzolana fine.
 Una dimostrazione inequivocabile di quanto sia importante la tutela archeologica, non solo una occasione di conoscenza, ma fondamentale per la conservazione delle testimonianze della nostra storia, un patrimonio inestimabile in particolare in una città come Roma”.


Le lastre di travertino delle dimensioni di 80/90 centimetri, si trovano a una quota di circa 2,30/2,70 metri sotto il manto stradale e risalirebbero all’epoca adriana.

 L’imperatore, infatti, avrebbbe fatto restaurare e pavimentare la piazza dove sorgeva il tempio dedicato a tutti gli dei fatto costruire da Agrippa tra il 27 e il 25 a.C.


 Il Pantheon continua a rivelare, dunque, antiche meraviglie rimaste nascoste e Roma a confermare il detto ” ‘ndo scavi scavi”. 

 Fonti: La Repubblica

Ma i Romani facevano davvero il "saluto romano"?


Che i Romani si salutassero davvero con il cosiddetto saluto romano - adottato poi dal regime fascista e quindi dal nazismo per un collegamento propagandistico con i fasti dell'Impero Romano - si tratta soltanto di un falso mito: nessuna testimonianza o reperto alludono, infatti, al gesto del braccio destro teso e alzato. 


L'equivoco nacque in epoca moderna, a partire dal successo del dipinto Il giuramento degli Orazi (1784), di Jacques-Louis David, esposto al Louvre di Parigi, dove sono rappresentati tre fratelli romani, gli Orazi, che con un braccio teso prestano un giuramento col padre.


 Questo equivoco, poi, si diffuse ulteriormente attraverso la letteratura e il cinema.

 Com'erano allora i saluti al tempo dei Romani? 
Abbastanza simili ai nostri. 
Sappiamo infatti che i militari si portavano la mano destra all'altezza dell'elmo e che amici e familiari ricorrevano ad abbracci e baci, mentre gli sposi, all'atto del matrimonio, si stringevano solennemente la mano destra.

 Nessuna traccia dunque di saluti romani, fatta eccezione per un gesto simile a una benedizione, talvolta accennato da generali e imperatori, in occasione dei discorsi pubblici. 

 Fonte: Focus. it