venerdì 7 febbraio 2020

L’enigma della Maschera in Pietra Verde scoperta nella Piramide del Sole a Teotihuacan


Il Messico possiede una terra ricca di reperti archeologici che consentono di comprendere la sua antichissima storia precolombiana. 
Una delle strutture più celebri, la Piramide del Sole, è colma di tesori ancora tutti da scoprire.

 La Piramide del Sole, il più grande edificio di Teotihuacan, è stata studiata approfonditamente dagli archeologi che sono sicuri che sia stata costruita intorno al 100 d.C. Sebbene siano stati rinvenuti pochi reperti sul posto, nel 2011 i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia del Messico (INAH) fecero una scoperta sorprendente. 
 Usando un tunnel lungo circa 120 metri scavato dagli archeologi negli anni ’30, il gruppo fu in grado di raggiungere il livello della madre-roccia. 
Una volta lì, scoprirono un raro scrigno di tesori. Trovarono frammenti di terracotta, ossa di animali, pezzi di ossidiana, tre figurine umane e una straordinaria maschera. 

La maschera verde è particolarmente interessante perché, al momento della sua scoperta, rappresentava l’unica maschera del suo genere che si trovava in un contesto rituale a Teotihuacan.


Si ritiene che queste offerte siano state lasciate come parte di un rituale per celebrare la costruzione della piramide, e da qui la sua posizione al livello della roccia. 

La maschera è estremamente realistica, il che ha fatto pensare che si tratti, in realtà, di un ritratto. 

Nonostante a noi europei possa sembrare usuale, gli esperti spiegano che questo sarebbe un caso più unico che raro perché non esistono praticamente informazioni riguardo le persone che costruirono Teotihuacan.
 L’etnia degli abitanti di Teotihuacan è oggetto di studi, e i possibili gruppi etnici dei suoi costruttori sono i Nahua, gli Otomi o i Totonachi.

 Persino il nome della grande Piramide (ma anche di Teotihuacan stesso) non è originale, perché furono gli Aztechi, secoli dopo che il sito fu abbandonato, a darle nome “Piramide Del Sole”. 

 Fonte: vanillamagazine.it