lunedì 19 agosto 2019
I pipistrelli usano le foglie come specchi per scovare le prede
Una nuova tattica si aggiunge alla guerra senza esclusione di colpi tra insetti e pipistrelli: in base a uno studio pubblicato su Current Biology, i piccoli mammiferi sanno regolare l'angolazione del loro sonar biologico per scovare anche le prede che speravano di sfuggire all'ecolocalizzazione.
La maggior parte dei pipistrelli caccia producendo richiami sonori e interpretando i segnali sonori di rimbalzo.
Con questa tecnica è facile trovare un insetto in volo anche in piena oscurità, ma se lo stesso insetto si acquatta immobile e silenzioso su una foglia, risulta pressoché invisibile: il suono riflesso dalla preda si mescola con quello rimandato dalla superficie verde, e la presenza dell'insetto passa inosservata.
Per molti anni si è creduto che i pipistrelli fossero praticamente ciechi a falene e libellule che usano questa strategia. Fino a quando Inga Geipel, scienziata dello Smithsonian Tropical Research Institute (STRI) di Panama, non ha pensato di studiare le strategie di caccia dei chirotteri usando un biosonar e telecamere ad alta velocità.
Prima di osservare i pipistrelli all'opera, Geipel ha bombardato alcune foglie artificiali con onde sonore da 500 diverse angolazioni, con e senza insetti, e ha registrato l'eco rimandato in cinque diverse frequenze sonore udibili dai pipistrelli.
Negli eco riflessi ad angolazioni di 30 gradi o inferiori c'era troppo "rumore".
I segnali sonori relativi ai pipistrelli si perdevano tra quelli rinviati dalla vegetazione.
Ma ad angoli obliqui maggiori, la foglia si comporta come uno specchio d'acqua che rifletta il paesaggio circostante all'alba o al tramonto, quando il Sole non è più sopra la testa e le immagini sono più nitide.
La maggior parte delle onde sonore veniva riflessa via dalla foglia, in una direzione diversa da quella di provenienza, e al mittente ritornavano soltanto le onde sonore mandate dall'insetto.
Da questi test, gli scienziati hanno previsto che i pipistrelli avrebbero approcciato le foglie da un'angolazione compresa tra i 42 e i 78 gradi.
E così è stato, quando hanno osservato i piccoli pipistrelli insettivori Micronycteris microtis in una serie di esperimenti comportamentali.
In quasi tutti i casi, i predatori hanno diretto il loro sonar nell'angolazione ideale per percepire le prede.
La scoperta cambia la nostra percezione di ecolocalizzazione: non ci sarebbe da stupirsi, dicono gli scienziati, se in altre specie di chirotteri si venissero a scoprire altre strategie di compensazione delle zone grigie di questa tecnica di caccia.
Fonte: focus.it