giovedì 30 maggio 2019
La Sardegna e il popolo di Shardana, tra miti e ipotesi archeologiche
Tra le molte popolazioni mitiche proliferate in Italia in ogni tempo, si può forse inserire anche quella degli Shardana.
Di loro tutto è supposizione, tutto è mitizzato, niente certo o molto poco.
In più, a quel poco che sappiamo di reale, sono stati aggiunti nel susseguirsi delle epoche altre teorie, resoconti di racconti pseudo –fantastici, testimonianze ritrovate presso altri popoli molto più conosciuti e documentati; insomma degli Shardana si sa poco ma si immagina molto …
Tra le tante storie non documentate della loro origine c’è anche quella che furono uniti come popolo in Sardegna da Shard, anch’essa figura più che mitologica che alcuni addirittura presentano come un fratello di Ercole.
Eracle o Ercole è stato nell’antichità effettivamente molto presente come culto e (pare) anche personalmente nell’Italia meridionale, ce ne sono notevoli tracce documentate anche presso il popolo dei Sanniti , ma che avesse un fratello di nome Shard, quindi figlio di Alcmena, oltre al noto Ificle, non c’è n’è in verità traccia nella mitologia romana e greca o precedente.
Un’altra ipotesi nasce dagli scritti del I° secolo a.c. di Sallustio, secondo cui Sard sarebbe stato un figlio di Ercole venuto dalla Lidia con molti uomini per abitare in Sardegna, ma dalla mitologia classica non risulta che l’eroe greco abbia avuto figli con questo nome.
Più mitologicamente corretta potrebbe essere invece l’affermazione di Diodoro Siculo quando scriveva che Ercole inviò il nipote Iolao e i suoi figli in Sardegna per fondare una colonia dopo aver portato a termine le dodici fatiche, tesi confermata anche da scritti Pseudo Aristotele.
C’è di vero che la figura di Sard o Sardo, chiunque sia stato, è in ogni caso rimasta presente nella mitologia sarda al pari di un Dio che cambiò addirittura il nome dell’isola da Ichnusa a Sardegna. Puntualizzato questo, possiamo procedere all’analisi dei vari misteri che accompagnano gli Shardana, come ad esempio la forma degli elmi e delle imbarcazioni, così simili a quelli vichinghi, ma anche qui subito ci imbattiamo in una curiosità inspiegabile, perchè l’archeologia ha in realtà dimostrato che i tanto famosi elmi vichinghi con corna non esistevano o non venivano usati in battaglia, non ne sono mai stati trovati e sono presenti in pochissime illustrazioni.
L’uso di questi elmi era forse riservato solo alle cerimonie, ne esistevano invece, (e questo è documentato) di questa fattura sulla testa dei guerrieri Shardana e sono moltissime le statuine in bronzo di varie misure ritrovate in Sardegna con queste vestigia guerriere. In verità di elmi cornuti se ne sono trovati in Italia anche in Liguria e presso i Sanniti stanziali nel Molise e Abruzzo.
La tipica spada, lo scudo rotondo con dentro le altre spade, l’elmo con corna sormontato da un ovale o un cerchio, tipici dei guerrieri sardi, possono bastare per far identificare il popolo Shardana con quello sardo della civiltà nuragica?
L’archeologia egiziana ha riportato alla luce iscrizioni, documenti, graffiti in cui i guerrieri Shardana erano raffigurati in ogni dettaglio della loro tenuta guerriera e in effetti era molto simile a quella dei bronzetti ritrovati in Sardegna.
Famosi per la loro combattività, gli Shardana sembra che amassero molto scorrazzare nel Mare Mediterraneo in cerca di popoli da razziare e perfino gli allora potentissimi imperi egiziani ne fecero le spese più volte.
I primi scritti che lo testimoniano si trovano in documenti della XVIII° dinastia egizia del 1350 a.c., ma anche nei testi ugaritici ritrovati in Siria dove appunto la città di Ugarit fu distrutta da questi “popoli del mare”.
Tra loro si fa preciso riferimento agli Šrdn/Srdn-w, descritti come pirati e mercenari.
Ramses II° nel 1278, poi il figlio Meremphta, poi Ramses III° sconfissero invasioni e saccheggi dei “popoli del mare” e pare che ogni volta arruolassero nelle proprie file i valorosi guerrieri Shardana catturati; nel 1274 alla battaglia di Qadesh, questi guerrieri fecero addirittura parte della guardia personale del faraone.
Quando poi i “popoli del mare” sconfissero Ramses III° , acquisirono il possesso di parte del territorio di Palestina dove si insediarono.
E’ certo che anche gli Shardana vi si stabilirono, non si parla invece, presso gli Egizi, della loro provenienza dalla Sardegna.
A questo punto si potrebbe anche citare la versione, invero molto improbabile, secondo la quale il popolo Shardana, venuto chissà da dove e posta base in suolo palestinese, sarebbe stato guidato da un certo Shardan (che dovrebbe essere tradotto come “salvato dalle acque”) verso la libertà quando, dopo essere entrato a far parte delle tribù presenti in Palestina, si sarebbe ritrovato sotto il dominio dei faraoni.
Questo racconto che ricorda molto la storia di Mosè, è stato spesso accostato ad ogni popolazione mitica che si rispetti come altri già conosciuti che vedremo poi, gli Shardana non fanno eccezione e sono stati anche loro ricoperti di miti già sfruttati e narrati per altri popoli.
Al contrario, l’ipotesi archeologica che il popolo degli Shardana sia originario della Sardegna è recente e si basa soprattutto sulla possibile sovrapposizione delle rappresentazioni dei guerrieri nei graffiti egizi pervenute a noi e la gran quantità di sculture di varie misure in bronzo trovate in Sardegna.
Se questo corrispondesse a verità ci sarebbe stata una popolazione che centinaia di anni prima del X°secolo a.c., partendo dalla Sardegna, avrebbe costruito un impero marinaro nel Mediterraneo con basi dall’Asia minore alle coste della Spagna, all’Africa settentrionale, alla costa tirrenica.
E’ documentato che furono espertissimi navigatori e combattenti di mare, dotati di navi molto ben progettate per il loro tempo.
Tra le piccole sculture in bronzo pervenuteci, ce ne sono molte ispirate a soggetti di navi che poi si sono rivelate anche lampade votive.
La forma ricorda molto quella dei “Drakkar” vichinghi, con la prua adorna di testa animale dalle lunghe corna, ma presenta invece un albero che ha sulla sommità uno stravagante disco con delle corna, certo inadatto a sostenere vele.
L’assiduità di questa rappresentazione tenderebbe ad escludere che questa particolarità sia dovuta all’uso eventuale di lampada e rafforzerebbe l’idea che effettivamente le navi avessero qualcosa che ancora oggi resta un mistero.
A questo punto le teorie archeologiche più ardite si spingono oltre la fantasia e si arriva a congetturare che gli Shardana, abilissimi navigatori, si fossero spinti oltre le “Colonne d’Ercole” e abbiano risalito le coste europee fino alla penisola scandinava dove, i loro elmi adorni di corna sarebbero rimasti così impressi nella mitologia dei popoli autoctoni fino a diventare l’effige dei valorosi guerrieri vichinghi.
Quindi, gli Shardana, dopo essere stati i portatori di uno stile di vita guerriero efferatamente predatore, sarebbero ridiscesi diffondendosi in Europa, per poi scomparire a poco a poco mescolandosi con le popolazioni dei vari luoghi, rimanendo presenti alla fine solo nell’isola di Shardana , ovvero in Sardegna.
Ma la provenienza autoctona sarda degli Shardana è comunque tutta da provare, sembra infatti stridere il confronto con altri reperti di età nuragica che dimostrano usi e costumi molto diversi.
L’innegabile corrispondenza di vestiario nelle rappresentazioni bronzee però tende a scartare l’ipotesi che non ci sia stata una congruenza, così si è ipotizzato che gli Shardana potessero essere un popolo proveniente dal Mediterraneo orientale insediatosi in Sardegna nel XIII° secolo a.c., chissà per quale motivo, forse in fuga da una rovina o più probabilmente per muovere guerra all’ Egitto e infine stanziatosi dove già era presente la popolazione nuragica.
In questo caso non sarebbe stata la Sardegna a dare nome al questo popolo, ma il popolo Shardana a dare il nome di Sardegna alla sua nuova patria ed anche gli scritti e parte dei miti già citati troverebbero corrispondenza.
E’ certo che nel 929 a.c., il dominio dei popoli del mare, di cui non è ancora chiara la parte riservata agli Shardana, era ben esteso in tutto il Mediterraneo, ma si narra che proprio in quell’anno iniziò il suo declino, in realtà rovinoso e fulmineo.
Fonti non accreditate recitano che il vulcano sottomarino Marsili situato a 140 km a nord della Sicilia e a circa 150 km ad ovest della Calabria, esplose causando uno tsunami che sommerse parte della Sardegna e delle coste italiane, il popolo Shardana ne fu distrutto, e non raggiunse più l’espansione precedente.
Si è addirittura avanzata l’ipotesi che il mito di Atlantide sia nato da quell’evento.
Mitologia, congetture, ipotesi sono talmente legate a questo popolo che se ne potrebbe parlare per giorni, ma la verità è forse percepibile, oppure si può arrivare almeno a scartare le ipotesi più fantasiose, con il buon senso e la ricerca.
E’ infatti poco probabile che il vulcano Marsili abbia avuto una tale eruttiva prorompenza: situato a grandissima profondità, non avrebbe mai potuto provocare un cataclisma del genere, allora come oggi.
E’ probabile quindi che il regno dei popoli del mare,(di cui facevano parte anche gli Shardana pervenuti chissà da dove fino in Sardegna), sia finito perché fagocitato dalle altre popolazioni autoctone e dal crescente dominio greco nel Mediterraneo.
E’ però un dato di fatto che la Sardegna attorno al X° secolo a.c. abbia conosciuto una civiltà molto sviluppata e intensa, prova ne sono anche le grandi sculture nuragiche dette “Giganti di Mont’e Prama” antecedenti ai bronzi, tra le più antiche sculture a tutto tondo rinvenute nell’area mediterranea dopo quelle egizie.
Fonte: mcarte.altervista.org