lunedì 6 maggio 2019

Leonardo aveva la mano destra paralizzata da una lesione nervosa


A paralizzare la mano destra di Leonardo da Vinci è stata una lesione nervosa, non un ictus come si è creduto finora.

 Lo indica lo studio italiano pubblicato sul Journal of the Royal Society of Medicine e condotto da Davide Lazzeri, chirurgo plastico della Clinica Villa Salaria di Roma, da tempo impegnato nello studio della medicina nell’arte, e dal neurologo Carlo Rossi. 


La diagnosi di ictus risale a circa dieci anni fa, sulla base dell’analisi del ritratto di un busto di marmo che rappresentava Leonardo anziano, con la mano destra sostenuta da una fasciatura e le dita con una posizione insolita. 
Del busto non si hanno notizie, mentre il disegno è attribuito a un artista lombardo del XVI secolo, Giovan Ambrogio Figino, ed è conservato, ma non esposto, nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
 

Lo stesso disegno è stato adesso analizzato da Lazzeri e Rossi, che si sono soffermati sul particolare della mano fasciata e sulla posizione delle dita.

 “Piuttosto che il ritratto di una tipica mano deformata dalla spasticità muscolare successiva a un ictus ischemico, la diagnosi alternativa di paralisi del nervo ulnare sembra essere più verosimile”, rilevano i due studiosi.
 A causare la paralisi della mano destra di Leonardo, osserva Lazzeri, sarebbe quindi stato un trauma del braccio destro che ha portato alla paralisi del nervo ulnare, ossia del nervo che dalla spalla arriva alla mano e che gestisce i muscoli che controllano alcuni movimenti della mano.


A sostenere questa ipotesi, secondo lo studioso, è il fatto che “l’infermità alla mano destra non era associata a deterioramento cognitivo o ad altre disturbi motori”, tanto che anche dopo la paralisi Leonardo ha continuato a insegnare e a disegnare con la mano sinistra. 

Se da un lato Leonardo non perse mai la capacità di disegnare con la mano sinistra, i due studiosi rilevano che la paralisi della mano destra potrebbe avergli impedito di tenere in mano un pennello per ritoccare o concludere importanti dipinti che aveva portato con sé in Francia negli ultimi anni della sua vita, come Sant’Anna, la Vergine e il Bambino con l’agnellino, un San Giovanni Battista giovane e due ritratti, uno dei quali è la Gioconda. 

 Fonte originale: www.ansa.it

Ritrovato a Istanbul il battistero perduto degli imperatori bizantini


Quello che potrebbe essere il battistero perduto degli imperatori è stato ritrovato in quella che è stata la più grande cattedrale del mondo antico: Hagia Sophia, la basilica di Santa Sofia di Istanbul.


Gli archeologi credono di aver scoperto il luogo cerimoniale dove gli imperatori avrebbero battezzato i loro figli più di 1400 anni fa. Gli scavi sono iniziati nel 2004 e hanno portato alla luce in questi anni una serie di edifici precedentemente sconosciuti ubicati tutt'intorno alla basilica.
 Resti in cui gli esperti hanno ricostruito l'aspetto del palazzo patriarcale della cattedrale e hanno anche identificato il luogo dove un tempo gli imperatori si sedevano durante le cerimonie.


I risultati della ricerca di Ken Dark e Jan Kostenec sono stati pubblicati ora nel libro «Hagia Sophia in context: an archaeological reexamination of the Cathedral of byzantine Constantinople», in cui si analizza la storia della grande chiesa di Hagia Sophia fatta costruire da Giustiniano I e completata nel 537.

 Nel 1453 l'impero ottomano conquistò Costantinopoli - oggi Istanbul - e trasformò la cattedrale in una moschea.
 Ma oggi la basilica di Santa Sofia è un museo, ristrutturato grazie ai finanziamenti del World Monuments Fund.


«Il nostro lavoro sul campo, svolto tra il 2004 e il 2018 nell'area che circonda le fondamenta della chiesa del sesto secolo, ha riportato alla luce nuove strutture bizantine a Nord, Ovest e Sud», raccontano Dark e Kostenec.

 Strutture che includono un'antica biblioteca che avrebbe potuto contenere migliaia di pergamene, mosaici, affreschi, sculture e un grande vestibolo che faceva parte della chiesa giustinianea» che ha preceduto di duecento anni l'attuale Hagia Sophia.


Una scoperta «così grande» e «senza precedenti negli ultimi decenni», che «altera in modo significativo il piano conosciuto di quell'edificio così famoso in tutto il mondo». 

E fra le tante particolarità, i ricercatori hanno identificato «il punto esatto, a forma di disco, in porfido, dove l'imperatore si fermava per assistere alle cerimonie religiose» e «resti di lastre di marmo bianco, che suggeriscono come l'esterno della basilica avesse un aspetto straordinariamente diverso da quello che conosciamo».

 Fonte: ilsecoloxix.it