lunedì 29 aprile 2019

Boudicca: la Regina celtica che scatenò una tremenda vendetta contro l’Impero romano


“Era una donna molto alta e dall’aspetto terrificante. 
Aveva gli occhi feroci e la voce aspra.
 Le chiome fulve le ricadevano in gran massa sui fianchi.
 Quanto all’abbigliamento, indossava invariabilmente una collana d’oro e una tunica variopinta. 
Il tutto era ricoperto da uno spesso mantello fermato da una spilla. Mentre parlava, teneva stretta una lancia che contribuiva a suscitare terrore in chiunque la guardasse“.

 Con queste parole Cassio Dione Cocceiano descrive Boudicca (“Bunduica” nella sua forma originale) e consegna ai posteri la figura di una donna spaventosa, al contempo potente e dotata di un fascino mascolino.


La storia di Boudicca inizia nel 33 dopo Cristo, quando ancora l’Inghilterra era un conglomerato di tribù celtiche indipendenti, e finisce nel 61, anno della sua morte.
 Durante la sua breve vita vide la fine del mondo che aveva conosciuto e l’inizio del dominio dell’Impero Romano in Inghilterra, che durerà da circa il 43 al 410 dopo Cristo.


La Regina Boudicca nacque in una famiglia nobile nel territorio controllato dalla tribù degli Iceni, situato nell’odierna Norfolk, poco a nord di Londra, e apprese cultura e tradizioni celtiche da una seconda famiglia adottiva presso la quale visse sino all’età di 17 anni.
 Poco dopo l’adolescenza sposò il Re della tribù Prasutago, con cui ebbe due figlie.
 Quest’ultimo fu forse messo sul trono degli Iceni dai Romani stessi, in qualità di Re-Cliente di Roma, dopo una prima ribellione della tribù del 47.

 Secondo la tradizione dei territori occupati Romani, Prasutago avrebbe dovuto nominare erede dei suoi possedimenti l’Imperatore Romano stesso, in quell’anno Nerone, completando la pacifica transizione della tribù sotto il dominio di Roma.
 Prasutago però non volle lasciare il dominio a Nerone, e decise di nominare erede sia Nerone sia Boudicca e le due figlie.


 I Romani naturalmente non accettarono la condizione di doppia eredità e si impossessarono del territorio degli Iceni, costringendo alla pubblica umiliazione Boudicca, che venne denudata e frustata sulla pubblica piazza, e violentando le due figlie della coppia.


I romani fecero il fatale errore di non uccidere Boudicca, che scatenò tutta la sua rabbia contro i legionari impegnati nella Britannia.

 La Regina chiamò a raccolta il suo popolo, istigando la rivolta. Mentre i Romani erano impegnati a combattere i Druidi nella parte ovest dell’Inghilterra e nel Galles del Nord (famoso il Massacro di Menai), Boudicca riuscì a chiamare a raccolta gli Iceni, i Trinovanti, i Cornovii, i Durotrigi e altre tribù, tutte animate dall’odio verso i conquistatori.
 Boudicca fu scelta come guida per respingere il nemico nell’Europa continentale e liberare l’Inghilterra dal giogo romano, che imponeva pesanti tasse, la soppressione delle pratiche religiose celtiche e il controllo di molti aspetti della vita delle antiche tribù dell’isola. 


 Tacito, senatore e storico contemporaneo degli avvenimenti (56-117 d.C.), descrive Boudicca come aggressiva nell’esortare i soldati all’attacco dal suo carro, Regina destituita e ribelle al dominio di Roma.

 Boudicca si presentava non come una nobile in cerca delle sue ricchezze perdute, ma come una donna che cercava vendetta per l’umiliazione subita da lei e dalle figlie dall’invasore romano, sospinta dal volere degli Dei.


Dai documenti storici si evince che Boudicca riuscì a mettere insieme un esercito impressionante per l’epoca: 100.000 Britanni delle più disparate tribù inglesi pronti a versare il sangue per cacciare l’invasore romano 

 Il primo obiettivo dell’esercito fu Camulodunum (Colchester), allora Capitale della Britannia, dove si trovava un tempio dell’imperatore Claudio e che costituiva il ritiro di numerosi soldati.
 Boudicca attaccò la città e la rase al suolo, non facendo prigionieri e distruggendo ogni simbolo e opera d’arte romana.


Gaio Svetonio Paolino, console che sino a pochissimo tempo prima era impegnato contro i Druidi, raggiunse quindi Londinium (Londra), che costituiva l’obiettivo seguente dei Britanni. 

Qui i Romani fecero un prudente passo indietro, abbandonando l’insediamento che venne messo a ferro e fuoco dai ribelli, che uccisero i (pochi) che non avevano abbandonato la città.


 Il terzo obiettivo della rivolta guidata dall’implacabile Regina fu Verulamium (oggi St Albans) che all’epoca era un insediamento di notevoli dimensioni. 
Anche questa città cadde sotto i colpi dei Britanni, ed il numero totale delle vittime dei tre attacchi fu stimato fra le 70 e le 80 mila persone. 


 Nerone pensò seriamente di ritirare l’esercito dalla Britannia, con le tre città più grandi rase al suolo e una furia devastante che sembrava guidata dal volere degli Dei. 

 Nerone aveva sottostimato il pregevole lavoro di Gaio Svetonio Paolino 
 Nonostante il console fosse stato costretto alla ritirata in più di una occasione, la tattica della terra bruciata aveva indebolito enormemente il contingente britannico.

 Boudicca e il suo popolo combatterono in un’altra battaglia, ma questa volta, nonostante il soverchiante numero di Britanni, la vittoria arrise a Roma. 
Dello scontro non conosciamo la posizione precisa, ma avvenne nelle West Midlands su una via conosciuta oggi come Watling Street. 

 I britanni si trovarono costretti ad attaccare l’esercito romano in un terreno in salita, condizione estremamente sfavorevole che avvantaggiò l’esercito di Gaio Svetonio Paolino.
 I soldati ribelli, in condizioni fisiche precarie e affamati dalla terra bruciata, vennero spazzati via dalla disciplina e dalla tattica di guerra romana.


I soldati britanni, a decine di migliaia, quando fu chiaro che lo scontro era perso tentarono di ritirarsi, ma inutilmente.
 Certi della vittoria, avevano chiamato le famiglie e le tribù per intero a fare da spettatori alla battaglia, e i carri e le persone erano ammassate dalla parte delle tribù celtiche.

 In quei giorni i Romani sottomisero definitivamente tutti i restanti abitanti della Britannia meridionale, iniziando un incontrastato dominio della zona che durò per oltre 3 secoli, spostando la capitale da Camulodunum a Londinium, a tutt’oggi principale città della Gran Bretagna.

 Gaio Svetonio Paolino, in seguito protagonista di una repressione sanguinaria contro i popoli conquistati, fu sollevato dall’incarico da Nerone, che al suo posto mandò Publio Petronio Turpiliano che completò, in modo decisamente più pacifico, l’annessione all’Impero Romano della Britannia.


Tacito racconta che la regina si uccise per non finire preda dei vendicativi romani, avvelenandosi insieme alle figlie. 

Cassio Dione scrive invece fuggì e si ammalò, morendo per cause naturali, sepolta in un sontuoso sepolcro.

 In ogni caso, Boudicca e le figlie non subirono certamente le ritorsioni dei romani, che le avrebbero probabilmente prima esposte come trofei di guerra (similmente alla regina Cleopatra) e poi torturate sino alla morte.

 I corpi delle donne furono sepolti o a Stonehenge, arcaico sito celtico, oppure nel Norfolk, terra degli Iceni, o ancora a Nord di Londra.

 Probabilmente non si saprà mai, con assoluta certezza, il destino della Regina Celtica che sfidò Roma.


 La storia di Boudicca rimase persa fra le pieghe della storia sino a che, nel XIV, il lavoro di Tacito non venne riscoperto e studiato approfonditamente. 
Fu però in epoca Vittoriana che la Regina Celtica divenne uno dei simboli dell’orgoglio britannico di fronte alla conquista dei Romani. 
Boudicca infatti significa “Vittoria”, omonima quindi della Regina Britannica sposa di Alberto di Sassonia.

 Il poeta Lord Tennyson compose un poema “Boadicea”, che ebbe un risalto enorme per l’epoca, e numerose navi inglesi iniziarono a essere varate con il nome della regina ribelle.


Boudicca è diventata un importante simbolo culturale nel Regno Unito.

 Alberto di Sassonia commissionò un’imponente statua di Bronzo della Regina con le sue figlie, che oggi fa bella mostra accanto al ponte di Westminster e al Parlamento inglese, posizionata al centro della città che Boudicca stessa rase al suolo alla ricerca della libertà. 


Fonte: vanillamagazine.it