martedì 26 febbraio 2019
La leggenda del mandorlo in fiore
Il mandorlo è un albero bellissimo e dal profondo significato.
Già a marzo si veste in festa con i suoi meravigliosi fiori, è il primo albero a fiorire e proprio per questo è simbolo di rinascita e di resurrezione.
Preannuncia la bella stagione che sta per arrivare e fiorisce così, come all’improvviso ad annunciare che il gelo e il buio dell’inverno è ormai al termine.
I suoi rami sembrano innalzarsi al cielo per dare il benvenuto festosi e profumati alla primavera imminente.
Nella mitologia greca il significato del mandorlo è attribuito alla speranza e alla costanza e i suoi semi commestibili, le mandorle, sono da sempre considerati divini perchè protettori della verità (il loro guscio forte e duro custodisce il seme-verità conoscibile solo se si riesce a spaccare la scorza).
Legata al mandorlo vi è un’antichissima leggenda, una storia d’amore mitologica: la storia di Fillide e Acamante.
Acamante, eroe greco, si trovava in viaggio verso Troia. Durante una sosta a Tracia conobbe la principessa Fillide.
Appena i due si videro nacque un amore profondo.
Acamante dovette però lasciare la sua amata per andare a combattere a Troia.
Fillide lo aspettò per 10 anni ma quando venne a conoscenza della caduta di Troia e non vedendo l’innamorato tornare pensò che fosse morto e si lasciò morire di dolore.
La dea Atena impietosita dalla storia degli innamorati trasformò Fillide in un mandorlo e quando Acamante, in realtà ancora in vita, venne a conoscenza di questa trasformazione, si recò nel luogo dove c’era l’albero e lo abbracciò con amore e con dolore.
Fillide sentì quell’abbraccio e fece spuntare dai rami dei piccoli fiori bianchi.
L’abbraccio dei due innamorati si mostra ogni inizio di primavera a testimoniare l’amore eterno tra i due.
Fonte: eticamente.net
Corsa contro il tempo per salvare la bellissima Mont-Saint-Michel dalla plastica
Invaso dalla plastica.
L'isolotto di Mont-Saint-Michel, Patrimonio mondiale dell’umanità, sta vivendo la sua stagione più buia: la sua baia è disseminata di rifiuti di plastica che arrivano dai vicinissimi allevamenti di mitili: 120 aziende, con circa 600 dipendenti, che producono alcune delle ostriche più famose della Francia e le uniche cozze locali che vantano la denominazione Doc.
A denunciare la situazione è Pierre Lebas, presidente dell'associazione Amis du rivage de la baie du Mont-Saint-Michel: «È inaccettabile che su un sito così favoloso come Mont-Saint-Michel, Patrimonio mondiale dell'Unesco, gli escursionisti possano ritrovarsi faccia a faccia con un mucchio di rifiuti di plastica».
Secondo quanto riportato da Le Parisien, per proteggere le loro produzioni di pregio, i professionisti utilizzano reti e coni per evitare che i granchi e gli uccelli raggiungano cozze e ostriche. Materiali plastici che, durante le maree e le tempeste, il mare strappa dall'allevamento per poi «scaricarli» nella baia.
Gli ambientalisti ora chiedono azioni mirate per difendere l’ambiente e l’immagine di Mont-Saint-Michel. Ma gli allevatori alzano le spalle:
«Sarebbe suicida trascurare l’ambiente dal quale siamo interamente tributari. Ma il mare e le tempeste sono perfino più forti dei materiali che utilizziamo. È vero, c’è una parte di perdita di questi rifiuti, ma non lo possiamo evitare», ha dichiarato Sylvain Cornée, vice-presidente del Comité régional de la conchyliculture della Bretagna del Nord, ricordando che gli allevatori «si rivolgono a un’associazione che, tre giorni al mese, raccoglie i rifiuti lungo il litorale».
Poi c'è anche da dire che gli allevatori non sono gli unici a generare rifiuti, che vengono gettatati in mare anche da pescatori e turisti, peggiorando la situazione, che per ora non ha una soluzione, se non nell'uso del buon senso dalla parte di tutti.
Fonte: lastampa.it