martedì 19 giugno 2018

Leggende, storia e significato della coccinella portafortuna


Una coccinella! Ti porterà fortuna. 
Da sempre siamo cresciuti con questo detto, perché questo simpatico insetto rosso dai sette punti neri, gode da sempre di una buona reputazione e viene considerato un messaggero di felicità. 

Una leggenda narra che la coccinella era l’emblema dell’antica Dea Lucina (Giunone per i romani), dea della luce,del travaglio e del parto, ma anche di una Dea dell’amore e della bellezza.

 Ma non solo, il colore rosso ha da sempre rappresentato la vittoria sui nemici e sulle malattie ( in tempi antichi i medici facevano indossare vesti rosse ai malati di reumatismi).

 Il numero sette poi è associato alla fortuna, si dice che il numero di puntini neri sul dorso della coccinella indichi quello dei mesi in cui si sarà baciati dalla dea della fortuna e che presto arriveranno soldi. La fortuna è maggiore se l’insetto si posa il tempo necessario per contare fino a 22.

 Ci sono poi altre leggende popolari in cui la coccinella è legata alla Madonna che alcune volte era vestita di un mantello rosso e i sette puntini, tipici della specie di coccinella più comune, che rappresentavano o sette gioie o sette dolori. 
O anche al Signore (la coccinella è chiamata anche scarabeo della Madonna o gallinella del Signore), mentre nel Medioevo i contadini tedeschi ed inglesi credevano che essa fosse un regalo della Santa Maria contro la piaga degli afidi e per questo la ribattezzarono coleottero della Maria. 
Anche in Francia è chiamata la bestiola del Signore.




Il nome "coccinella" deriva dal latino "coccineus" che significa "scarlatto". 

Come dicevamo il rosso è un colore vitale, gioioso che indica passione, forza, positività e fortuna! 
 Non solo in Italia vi è la credenza che la coccinella porti fortuna: in ebraico, ad esempio, viene chiamata "piccolo cavallo di Mosè" o anche "piccolo messia", mentre in Turchia la traduzione ha esattamente il significato di "insetto portafortuna". 
 In Inghilterra è "ladybird" o "ladybug" per indicare "uccellino o insetto ella donna", mentre in russo "God’s cow" è la "femmina del Signore".
 In Finlandia è viva la tradizione che riconduce la coccinella alla benevolenza religiosa: "marienvoglein", ovvero “insetto di Maria”. 


C'è infine una leggenda sul perché la coccinella abbia sette punti neri.


C'era una volta un uomo di nome Urunti, che visse tantissimo tempo fa sulla terra.
 Urunti era un essere gigantesco e spettava a lui mantenere la giustizia fra le creature che abitavano il pianeta.

 A quel tempo non esisteva ancora la morte e tutti continuavano a vivere in eterno: nessuno nasceva e nessuno moriva. 
 Un giorno, Urunti decise di fare una passeggiata nel suo giardino fiorito e accarezzò la rosa per darle il buongiorno.
 Si ferì il pollice della mano con una spina e una goccia di sangue cadde a bagnare il terreno, ma, dato che non esisteva la morte, quella goccia prese vita e cominciò a camminare.

 Urunti osservò la nuova creatura rossa con sei piccole zampe nere e decise di portarla con sé a conoscere il mondo; la piccola coccinella osservò attentamente, ma non vide cose che le piacquero.
 Gli animali si ferivano, invecchiavano ma non morivano mai, e lei, che era nata da poco, vide solo creature millenarie che oramai conoscevano già tutto.
 Per ricordarsi di quello che aveva visto, chiese a Urunti di disegnarle piccole macchie nere sul dorso, una per ciascuna delle ingiustizie che aveva osservato.


Urunti si meravigliò del desiderio della coccinella, le chiese cosa potesse fare lui per rimediare e preservare la giustizia: “Permetti anche ad altre creature di vedere questo mondo e fa sì che gli animali stanchi e feriti possano riposare” disse lei.
 Ma l’uomo non sapeva cosa fosse la morte, così la coccinella, per insegnarglielo, si punse con quella spina che aveva ferito il dito di Urunti e le aveva dato la vita.

 Da quel giorno, Urunti introdusse la morte e la nascita nel mondo e, dopo averlo fatto, decise infine di addormentarsi anch’egli accanto alla piccola coccinella dal dorso macchiato. 


Dominella Trunfio