giovedì 26 aprile 2018

Anche le piante hanno il battito cardiaco


D'accordo, il titolo è un po' forte. 
Però è vero che molti alberi attraversano periodici cambiamenti di forma e posizione delle fronde che appaiono sincronizzati per tutte le parti della pianta, e che non dipendono dall'alternanza giorno-notte: l'hanno scoperto ricercatori ungheresi e danesi, che paragonano queste oscillazioni a intervalli regolari a una sorta di battito cardiaco vegetale, legato a un lento, ma costante, sistema di pompaggio attivo della linfa.
 Questi impercettibili movimenti sarebbero legati a cambiamenti periodici di pressione dell'acqua attraverso le radici e il fusto: gli alberi la risucchierebbero attivamente in fasi periodiche, della durata di alcune ore.

 Finora non si credeva che le piante potessero farlo: piuttosto, si pensava che l'evaporazione di liquidi dalle foglie innescasse una risalita passiva di nutrienti dal terreno.

 Il lavoro degli scienziati si è svolto in due fasi. 
Nella prima, spiegata in un articolo pubblicato lo scorso ottobre, i due hanno sfruttato una forma di scansione laser solitamente utilizzata per monitorare l'altezza dei palazzi per osservare 22 specie di piante, e vedere se in una notte senza vento e senza luce artificiale cambiassero forma.
 In 7 specie sono state osservate oscillazioni dei rami verso l'alto o verso il basso di circa 1 cm, ogni 3 o 4 ore. 
Nelle magnolie i movimenti sono stati ancora più visibili: 1,5 cm a ogni "battito".


Ora in un supplemento di ricerca, gli scienziati della Aarhus University (Danimarca) e del Balaton Limnological Institute (Ungheria) hanno attribuito le cause di queste oscillazioni all'alimentazione attiva della pianta, che trae acqua dalle radici in impulsi che durano qualche ora e che, avvenendo tra una sezione della pianta e l'altra, richiederebbero un minor dispendio energetico rispetto a una singola risalita lungo l'intera altezza del fusto.

 «Nella classica fisiologia delle piante, i processi di trasporto sono spiegati come flussi costanti con fluttuazioni trascurabili nel tempo», spiegano gli autori «i modelli correnti non consideravano esistessero fluttuazioni periodiche più corte delle 24 ore».

 Nel 2016, lo stesso gruppo di ricerca aveva dimostrato che di notte le piante "respirano", abbassando le fronde anche di 10 cm.
 Questi movimenti avvengono però su base circadiana: di giorno, i rami tornano in posizione normale.

 Il lento battito osservato è qualcosa di diverso, che non dipende dall'alternanza luce-buio.
 I meccanismi di pompaggio non sono ancora ben compresi: forse, dipendono dalla contrazione delle cellule dello xilema (il tessuto all'interno del tronco adibito al trasporto della linfa). 
Strizzandosi come spugne, queste potrebbero favorire la risalita dell'acqua. 
Ma si tratta ancora soltanto di un'ipotesi. 

 Fonte: focus.it

Cile, la Mano del Desierto


Questa gigantesca scultura si trova in Cile, nel cuore del Deserto di Atacama, uno dei luoghi più aridi e desolati della terra.
 Si tratta di un’opera in pietra realizzata nel 1992 dallo scultore cileno Mario Irarrázabal e battezzata “Mano del Desierto”. 

Attraverso questa enorme “mano” protesa verso il cielo e collocata in un luogo tanto remoto, l’artista ha voluto esprimere il dolore e la solitudine, un omaggio rivolto alle vulnerabilità e alle debolezze dell’animo umano di fronte alla sofferenza e alle ingiustizie del mondo.


La scultura misura 11 metri di altezza ed è collocata a 1.100 metri sul livello del mare.
 Una statua maestosa che domina l’intera valle, costruita in ferro e cemento per contrastare le forti escursioni termiche del deserto di Atacama, famoso per le calde temperature di giorno e l’estremo freddo di notte. 

Facilmente visibile in lontananza, per raggiungerla basterà percorrere la lunghissima Pan-American Highway conosciuta anche come Route 5, situata a circa 70 km dalla città di Antofagasta.


Perfettamente mimetizzata nel paesaggio desertico e completamente isolata, la Mano del Desierto è spesso vittima del vandalismo di qualche turista. Sconsiderati “writers” che, armati di vernice o bombolette spray, la imbrattano con ogni sorta di graffiti e disegni. Ma grazie all’intervento di alcuni volontari, la statua è sottoposta a una completa ripulitura ogni sei mesi, una sorta di restauro in grado di riportarla al suo colore originale.



Fonte: http://mybestplace.com

Un cratere greco col mito di Edipo scoperto in Bulgaria


Gli scavi dell’antica città di Apollonia Pontica, sulla costa bulgara del Mar Nero, hanno portato al ritrovamento di uno splendido vaso greco a figure rosse, utilizzato dai Greci per mescolare acqua e vino. 
 Il cratere è pressoché completo tranne per i due manici.

 Si tratta probabilmente della scoperta più importante effettuata l’anno scorso in questo sito, e viene oggi svelata al pubblico grazie a una mostra presso il Museo Archeologico Nazionale di Sofia.

Il cratere raffigura il mito di Edipo e della Sfinge.

 Edipo, figlio di Laio e Giocasta, venne abbandonato e adottato da Polibo, re di Corinto, e da sua moglie. Diventato adulto, Edipo visitò l’oracolo di Delfi per scoprire chi fossero i suoi veri genitori.
 La risposta dell’oracolo fu che avrebbe ucciso suo padre e sposato sua madre. E in effetti, durante una lite nel cammino verso la città di Tebe, uccise senza saperlo il proprio padre.

 A Tebe incontrò la Sfinge, il mostro alato con la testa di donna e il corpo di leone, che gli pose un indovinello e, qualora non avesse indovinato, l’avrebbe divorato.

 Il famoso enigma parla di qualcosa che all’inizio si muove su quattro zampe, poi su due e infine su tre: l’uomo, che striscia da bambino, cammina da adulto e si regge con un bastone da anziano. Edipo indovinò la soluzione, la Sfinge si buttò da una rupe e Tebe venne liberata. 
Come ricompensa, fu nominato re e sposò Giocasta, la sua vera madre.


 Gli archeologi diretti da Pavlina Devlova e Iliya Kirov hanno scavato le fondamenta di una casa del 1826, nella città vecchia dell’odierna Sozopol.
 Gli strati archeologici scoperti ripercorrono la storia di questa antica città: un edificio del periodo ottomano, una necropoli medievale, una cappella cristiana dell’XI-XII secolo d.C., sepolture antiche tagliate nella roccia e forse i resti di un’abitazione di fine VI o inizio V secolo a.C.
 Il cratere greco è stato datato al secondo quarto del V secolo a.C. È stato inoltre trovato un askos della metà del VI secolo a.C., un tipo di vaso greco utilizzato per servire piccole quantità di liquido come oli o unguenti.

La città venne fondata dai Greci di Mileto verso il 610 a.C. col nome di Antheia. 
Fu poi ribattezzata Apolonnia Pontica dopo la costruzione del tempio dedicato ad Apollo.

 Nel 2016 erano state scoperte le rovine di un santuario dedicato alle dee Demetra e Persefone. 



Fonte: ilfattostorico