lunedì 16 aprile 2018
Il giacimento di terre rare che fa sognare l’economia giapponese
Una scoperta destinata a soddisfare la domanda di materiali rari per centinaia di anni.
Circa 780, dicono gli scienziati.
Così è stato descritto il ritrovamento straordinario di 16 milioni di tonnellate di terre rare sul fondo dell’Oceano Pacifico, a largo delle coste giapponesi.
Al loro interno sono presenti alcuni componenti come i magneti che possono essere utilizzati nelle automobili elettriche o nei laser. Lo studio che ha individuato questo deposito è stato condotto da un gruppo di ricerca delle università di Waseda e di Tokyo.
La localizzazione sarebbe a largo dell’isola di Minami Torishim, 1.800 chilometri a sud est della capitale giapponese.
Il documento che contiene questa scoperta è stato pubblicato il 10 aprile sulla rivista Nature sulla quale è possibile avere qualche informazione in più sulla disponibilità di ciascuno dei 17 elementi considerati rari e ormai di grandissimo utilizzo in smartphone e altri dispositivi elettronici: ittrio, europio e terbio, per fare degli esempi.
Al momento il primato per la quantità disponibile di questi materiali è detenuto dalla Cina che con questa scoperta ha perso la sua posizione dominante.
Una recente stima aveva individuato 92mila tonnellate di terre rare nel sottosuolo cinese.
Le società specializzate nell’estrazione di queste terre rare hanno conosciuto un’impennata in borsa in seguito all’annuncio della scoperta.
È il caso di Modec e Mitsui Mining and Smelting che hanno visto salire le quotazioni rispettivamente del 7,74 per cento e del 2,26 per cento.
L’ipotesi che sotto il Pacifico ci fosse un tale quantitativo di materiali era stata avanzata già nel 2012, ma con gli anni si è riuscito a mettere appunto un sistema di estrazione efficace. L’implementazione di questo metodo e il suo effettivo utilizzo per il recupero delle terre rare potrebbe generare una grossa crescita economica nazionale vista l’esclusività della scoperta e la dipendenza che gran parte dell’industria mondiale ha da questo tipo di materiali.
Fonte: http://thenexttech.startupitalia.eu
Malesia, la magia delle Batu Caves
Con la loro atmosfera mistica e sospesa nel tempo creano uno scenario davvero affascinante.
Sono le Batu Caves, un complesso di caverne scavate nelle roccia calcarea. Si trovano a Selangor, alle porte di Kuala Lampur, in Malesia.
Queste meraviglie naturali calamitano migliaia di turisti ma anche di fedeli che qui accorrono in massa per il Thaipusam, tradizionale festa indù che si tiene per tre giorni a inizio anno.
Ad attirare non è solo il fascino delle grotte naturali, ma anche la dimensione religiosa.
Le caverne, infatti, sono un luogo di culto e ospitano al loro interno templi e luoghi sacri.
Il principale elemento di attrazione è costituito dalla gigantesca statua che accoglie i visitatori all'ingresso.
Alta ben 42 metri, raffigura il dio guerriero Murugan, figlio di Shiva e venerato dai locali.
A Murugan è dedicato il tempio all'interno della grotta più importante, che può essere raggiunta percorrendo una ripida scalinata di 272 gradini.
I fedeli li salgono facendo strani riti per accedere al luogo di pellegrinaggio.
La salita al tempio è un'esperienza emozionante e divertente: verrete circondati da simpatiche e dispettose scimmie sempre in cerca di qualcosa da mangiare.
Le grotte sono immense e stare al loro interno vuol dire essere avvolti da una dimensione mistica e ineffabile.
Le caverne principali sono tre, quella più alta è la Temple Cave, di quasi 100 metri, che custodisce numerosi tempietti.
Dall'interno si raggiunge la Art Gallery Cave, dove un'apertura nel soffitto lascia filtrare la luce naturale.
Qui si trovano statue e dipinti dedicati al pantheon induista.
La Dark Cave, come suggerisce il nome, è abitata da migliaia di pipistrelli ed è ricca di stalattiti e stalagmiti.
Fonte: travel.fanpage.it