martedì 13 febbraio 2018

Una tigre dentro il pacco postale: l'orrore del traffico illecito di animali


Chiuso in un contenitore di plastica e spedito dentro un pacco postale come se fosse un oggetto qualsiasi. 

Parliamo di un tigrotto del Bengala salvato da una morte certa soltanto grazie al fiuto di un cane poliziotto. 

 Una scena incredibile e surreale quella che si sono trovati davanti gli ispettori doganali della polizia messicana di Jalisco che hanno trovato un tigrotto all’interno di un pacco postale. 
Poco più di due mesi, sedato, l’animale viaggiava in un contenitore di plastica che sarebbe dovuto arrivare a una cittadina dello stato centrale di Queretaro.


Ma fortunatamente il suo viaggio si è fermato alla dogana grazie al fiuto di un cane poliziotto che ha insospettito gli agenti a tal punto da aprire il pacco postale. 

Il tigrotto del Bengala, completamente disidratato, ma nel complesso in buone condizioni è stato affidato alle cure dei veterinari del centro di animali esotici della zona. 

 Il pacco era stato spedito il 7 febbraio e avrebbe dovuto affrontare 350 chilometri di tragitto, la tigre era avvolta in un sacchetto di plastica e non si riesce a capire come sia riuscita a non soffocare. 

L’agenzia di controllo sta adesso analizzando i documenti trovati accanto al cucciolo, così da poter risalire al fautore di questo gesto scellerato, per lui l’accusa sarà quella di maltrattamento di animali.


Le foto sono state pubblicate dall’account Twitter della Polizia federale del Messico, che sta ancora indagando sul caso, ma purtroppo come sappiamo il traffico illegale di animali non è una novità. 19 miliardi di euro l’anno è il giro d'affari che ruota attorno al commercio illegale di animali che continua a crescere nonostante gli sforzi congiunti da parte della comunità internazionale, dei governi e della società civile. 

 Dominella Trunfio

Il paradiso surrealista di Edward James


Fu il culmine di un sogno cominciato in Scozia e materializzatosi in Messico. 

Considerato uno dei capolavori del surrealismo, Las Pozas di Xilitla è un intreccio di 36 sculture ispirate alle orchidee e alle forme egizie (ponti, scale, porte) che si fondono con un bosco di piscine naturali (pozze) a nord di San Luis Potosí.

 Quest’area di quasi 40 ettari rimase abbandonata per anni, con il muschio e la pioggia che, nel frattempo, divoravano le figure esoteriche progettate dal poeta e scultore scozzese Edward James.
 Il suo nome è scolpito tra i grandi del surrealismo, movimento artistico nato tra le due guerre mondiali, assieme a quello di Salvador Dalí o del pittore belga René Magritte, a cui James fece da mecenate.


Dal 2007 il Fondo Xilitla è la fondazione che vigila sulla sua preservazione e diffusione, anche se raggiungere la foresta continua a essere un’impresa piuttosto avventurosa. Dalla capitale dello stato sono necessarie quattro ore di auto. Fu scoperto da James negli anni quaranta, grazie a Plutarco Gastélum, un giovane di origine yaqui che diventerà il suo braccio destro e di cui si nnamorò. O almeno secondo quanto afferma Irene Hernes nel suo libro “Edward James y Plutarco Gastélum en Xilitla. El regreso de Robinson” (Edward James e Plutarco Gastélum. Il ritorno di Robinson”. 

Doppiamente ereditiero e figlio di un re Edward James ereditò due delle più grandi fortune del Regno Unito, quella di suo padre William James e di suo nonno, il commerciante statunitense Daniel James. 
Sul suo conto si narrava anche la leggenda, da lui stesso alimentata, che il suo vero padre fosse in realtà il re Edoardo VII. 

 Dopo aver appoggiato il movimento surrealista, si recò a Los Angeles con l’idea di costruire un luogo che aveva sognato: Il Giardino dell’Eden.

 Bridget Bate Tichenor, sua cugina nonché pittrice, lo convinse a cercare il luogo ideale al di sotto dei confini della California, nella foresta vergine del Messico. 
Nel suo viaggio verso sud conobbe Gastélum, un incontro quasi predestinato che unirà i due fino alla morte.

 Dopo varie esplorazioni, nel 1947 i due uomini si trovarono immersi nella fitta vegetazione della Sierra Huasteca.
 Per dieci anni, James riempì il luogo scelto con orchidee e animali esotici e allo stesso tempo ricevette artisti in pellegrinaggio, a supporto della sua iniziativa. 
Visse tra il verde di Xilitla e l’Europa, tra poemi e viaggi astrali. 

All’inizio degli anni sessanta, una gelata uccise le orchidee e fu allora che decise di costruire il giardino, un progetto che lo tenne impegnato per quasi venti anni. 
Vi investì cinque milioni di dollari, denaro che ottenne vendendo una parte della sua collezione personale di dipinti surrealisti. 

“Ho costruito questo santuario affinché fosse abitato dalle mie idee e dalle mie chimere”, confessò.
















Nel giardino si trovano strutture di cemento, come scheletri preistorici, che uniscono le cascate ai laghetti. 
“La scala per il cielo”, “la casa su tre piani che potrebbero essere cinque” o “il cinematografo”, uno spazio dove il mecenate proiettava pellicole ai contadini della zona, sono solo alcune delle sue opere.


“Ho visto tanta bellezza, come forse nessun altro uomo. 
Sarò quindi grato di morire in questa piccola stanza, circondato dalla foresta, grande oscurità verde, solo dalla mia oscurità di alberi, e dal suono, il suono del verde “, scriverà il poeta nella piccola stanza da cui osservava la sua opera, il suo eden. 


Fonte: passenger6a.