lunedì 22 gennaio 2018
Il crociere, un professionista nell'aprire una pigna
Quando le temperature si abbassano, un bosco di conifere non offre molto da mangiare. Gli insetti spariscono nei loro rifugi, bacche e frutti sono rari e spesso un manto di neve ricopre il suolo.
Per sopravvivere in questo ambiente bisogna saper sfruttare le poche risorse presenti, come fa il crociere (Loxia curvirostra), un uccello magnificamente equipaggiato per consumare una risorsa abbondante, i pinoli, ovvero i semi delle conifere.
C’è un solo problema: i pinoli sono ben protetti all’interno delle pigne, sigillati da apposite squame che li proteggono dall’esterno. Per riuscire nell’impresa, il crociere si è dotato di un becco fuori dal comune, che non si trova in altre specie di uccelli al di fuori di questo gruppo, nel quale la mandibola inferiore non si muove solo su è giù, ma anche lateralmente.
Funziona così: il crociere individua una pigna ancora chiusa carica di pinoli, inserisce il becco sottile sotto una delle squame protettive e sposta lateralmente la mandibola inferiore, divaricando le squame dei coni che proteggono i semi, poi introduce la lingua carnosa per estrarre il suo premio.
Sembra complicato, e in effetti è un lavoro per specialisti, ma i pinoli sono abbondanti e nutrienti, quindi ne vale la pena.
Il crociere è una vero acrobata e si muove con grande agilità tra i rami, rimanendo spesso a testa in giù o in posizioni precarie per lavorare le pigne.
Tra l’altro, i pinoli fanno comodo anche ai maschi per fare buona impressione sulle femmine: il pretendente ne raccoglie alcuni e li offre alla femmina per corteggiarla.
Vista la forte specializzazione, questi uccelli sono molto dipendenti dalla produzione di pinoli: nelle annate più favorevoli, quando le pigne abbondano, si possono osservare grandi quantità di crocieri in attività sugli abeti.
Delle cinque specie esistenti, una è presente in Italia e frequenta le aree di montagna, tra i 1000 e i 2000 metri di altitudine.
Lo troviamo nelle Alpi, negli Appennini centro-meridionali e nei rilievi della Sicilia, dove rimane per gran parte dell’anno spostandosi quando le pigne scarseggiano.
Predilige le foreste di abete rosso, ma si trova anche tra gli abeti bianchi, i larici, le foreste di cembro o di pino nero.
FONTE: RIVISTANATURA.COM
Lo scheletro dei camaleonti si illumina al buio, l'incredibile scoperta tedesca
Camaleonti, creature "magiche", note per la loro capacità di mimetizzarsi cambiando il colore della pelle. Ma non solo. Le loro ossa si illuminano di blu al buio in risposta alla luce ultravioletta.
A svelare i misteri di questi affascinanti animali è stato un team di ricerca dell'Università Ludwig Maximilian di Monaco.
Al buio, il camaleonte si illumina di blu se posto sotto una luce ultravioletta.
Non si tratta della pelle che cambia colore ma in questo caso sono le ossa.
Un meccanismo già noto in natura ma per la prima volta osservato e dimostrato nei camaleonti.
La fluorescenza biogenica infattiè più comune negli organismi marini, ma è rara nei vertebrati terrestri.
Il noto camaleonte pantera (Furcifer pardalis) che vive soprattutto in Madagascar mostra creste fluorescenti sulla testa.
"Non riuscivamo a credere ai nostri occhi quando abbiamo illuminato i camaleonti con una lampada UV, e quasi tutte le specie mostravano segni blu in precedenza invisibili sulla testa, alcuni persino su tutto il corpo", afferma David Prötzel, autore principale del nuovo studio e studente di dottorato della Bavarian State Collection of Zoology.
Grazie all'evoluzione, i camaleonti si sono dotati di piccole escrescenze ossee lungo il loro scheletro, situate appena sotto la pelle.
È la prima volta che i ricercatori notano quest'abilità dei camaleonti e pensano che sia utilizzata per la comunicazione e per la selezione sessuale.
I rettili possono vedere la luce UV, e non tutti gli animali ci riescono.
Ciò potrebbe servire loro a comunicare in maniera "segreta" rispetto ad altre creature che vivono nella foresta pluviale.
Questo specifico tratto si manifesta soprattutto intorno agli occhi e nelle aree temporali della testa, entrambe comunemente associate alla comunicazione.
Secondo gli scienziati tedeschi, inoltre, i maschi sembrano avere più protuberanze ossee che causano il bagliore, lasciando pensare che questa caratteristica sia loro d'aiuto durante l'accoppiamento.
Il blu è un colore raro e facilmente riconoscibile nella foresta.
Ciò aiuta i camaleonti a riconoscere i conspecifici.
Per comprendere il fenomeno, i ricercatori hanno usato una varietà di metodi.
Le scansioni Micro-CT hanno mostrato che il pattern di fluorescenza corrispondeva esattamente alla distribuzione del pattern dei tubercoli sul cranio.
L'analisi del tessuto ha regalato un'altra sorpresa: "La nostra ricostruzione istologica 3D ha mostrato che la pelle che copre i tubercoli sul cranio è molto sottile e consiste solo di uno strato trasparente di epidermide", spiega il dott. Martin Heß dell'Università Ludwig Maximilian di Monaco.
"Questi punti agiscono efficacemente come finestre che consentono alla luce UV di raggiungere l'osso, dove viene assorbita e quindi emessa nuovamente sotto forma di luce fluorescente blu".
I tubercoli fluorescenti sotto luce UV formano schemi ben precisi, che caratterizzano determinate specie o gruppi di specie.
Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports.
Francesca Mancuso