martedì 16 gennaio 2018
Un trono di ferro nella camera della Piramide di Cheope?
Lo scorso novembre aveva fatto scalpore la notizia di due cavità nascoste all'interno della Grande Piramide, la tomba del faraone Cheope, costruita 4.500 anni fa nella piana di Giza, in Egitto.
I due vuoti - il principale dei quali sarebbe una galleria lunga una trentina di metri, alta 8 e larga 2 - sono stati individuati nell'ambito del progetto Scan Pyramids grazie ai muoni, particelle subatomiche che arrivano dallo Spazio e che, rilevate, permettono di "vedere attraverso" monumenti anche di notevole spessore.
Da allora gli archeologi di tutto il mondo si sono interrogati sulla possibile funzione del "Grande Vuoto" e su che cosa contenesse.
Un'ipotesi interessante proviene da uno scienziato italiano ed è ora spiegata su ArXiv.org.
Per Giulio Magli, direttore del Dipartimento di Matematica e professore di archeoastronomia al Politecnico di Milano, lo spazio appena scoperto potrebbe contenere un oggetto che doveva servire al faraone per raggiungere l'aldilà: un trono di ferro descritto nei Testi delle Piramidi, formule rituali egizie che accompagnavano il faraone nel suo ultimo viaggio e che descrivevano dettagliatamente il percorso che avrebbe dovuto compiere per raggiungere gli dei.
Difficile, spiega Magli, che il Grande Vuoto avesse l'unica funzione di sgravare dal peso dell'edificio la Grande Galleria, l'ampio tunnel che, all'interno della piramide, conduce alla camera funeraria: il tetto a spiovente della galleria era stato già progettato proprio a questo scopo.
Ci deve essere un'altra spiegazione, coerente con le idee egizie sull'aldilà e con quanto illustrato nei Testi delle Piramidi.
«In questi si dice che il faraone, prima di raggiungere le stelle del nord, dovrà passare per le "porte del cielo" e sedere sul suo "trono di ferro"».
Per i Testi delle Piramidi, infatti, l'aldilà del faraone era da collocarsi in cielo, tra le stelle del nord come le costellazioni del Grande Carro o del Dragone.
All'interno della Piramide ci sono quattro condotti, stretti come fazzoletti, che puntano verso le stelle.
Due si aprono sulla facciata esterna del monumento, gli altri due sfociano in altrettante piccole porte. Una di queste, a sud, è stata più volte esplorata senza risultati, mentre quella a nord rimane sigillata.
Per Magli, potrebbe trattarsi proprio di "quelle" porte del cielo, e quella a nord potrebbe condurre proprio al Grande Vuoto.
Se così fosse, seguendo il ragionamento dei testi sacri, in questo spazio potrebbe trovarsi a questo punto il trono di ferro necessario affinché si compiano le profezie (naturalmente, e vista l'epoca, ferro meteoritico, come quello del pugnale di Tutankhamon).
L'unico modo per capire se si tratti di qualcosa di più di un'ipotesi sarebbe esplorare il condotto nord, un obiettivo difficile e presente da tempo, ancora prima della scoperta del Grande Vuoto.
Le sorprese non sembrano insomma finire qui.
Fonte: focus.it