martedì 21 novembre 2017

Scoperta in Arabia la prima raffigurazione di un cane; ha 8000 anni


Tredici cani ed un cacciatore intento a scoccare una freccia sono stati scoperti, in un’incisione, su una roccia in Arabia Saudita. 
Si tratta della prima raffigurazione di un cane e risale ad ottomila anni fa. 

La scoperta è stata realizzata da un team di ricercatori dell’Istituto tedesco Max Planck e pubblicata sulla rivista Journal of Anthropological Archaeology e su Science.

 Il rinvenimento ha un’importanza storica perché conferma come l’uomo abbia imparato ad addestrare i cani in epoca remota (due dei cani raffigurati erano legati ad un guinzaglio).


In realtà la datazione è tutt’altro che sicura, ma basata essenzialmente sullo stile della rappresentazione e dal tipo di usura dell’incisione. 

La raffigurazione dei cani conferma come la regione della Shuwaymis, in Arabia, fosse migliaia di anni fa fosse un luogo accogliente con piogge stagionali che alimentavano corsi d’acque ed una rigogliosa vegetazione.
 L’incisione, inoltre, sembra raffigurare una particolare razza, quella di Canaan, originaria dalle regioni del Medio Oriente.



Fonte: .scienzenotizie.it

Un accordo prematrimoniale di 4.000 anni fa


Argomenti come infertilità e maternità surrogata possono sembrare questioni moderne, ma sono forse sempre stati tema di discussione. Se ne trovano tracce persino su una tavoletta di argilla di 4.000 anni fa rinvenuta nel sito, protetto dall'Unesco, di Kültepe-Kanesh, nella provincia di Kayseri (Turchia centrale). 

  Kültepe ospitò un insediamento assiro tra il XXI e il XVIII secolo a.C.: da quando sono iniziati gli scavi moderni, nel 1948, vi sono state rinvenute oltre 25.000 tavolette cuneiformi. Questa, che ai caratteri accompagna piccole illustrazioni, è una sorta di accordo prematrimoniale tra un uomo e una donna, Laqipum e Hatala, che si giurano amore eterno condito da una buona dose di senso pratico. 

  Il contenuto della tavoletta, conservata presso il Museo archeologico di Istanbul, è descritto sulla rivista Gynecological Endocrinology.
 Come parte dell'accordo tra i due partner, il contratto cita la possibilità, per Laqipum, di ricorrere a una madre surrogata per i suoi eredi nel caso in cui la coppia non riesca a concepire un figlio entro i due anni dalle nozze. 
 In particolare si fa riferimento alle ierodule, le giovani schiave che amministravano il culto sacro nei templi, e che in alcune occasioni esercitavano una forma di "sacra prostituzione" (sacra perché in un contesto rituale) all'interno, o nei pressi, del tempio stesso. 
Per la schiava era prevista la possibilità di guadagnare la libertà, una volta donato alla coppia il primo, atteso figlio maschio.

 Nella cultura assira, tradizionalmente monogama, l'infertilità non era considerata una valida giustificazione al divorzio, e la possibilità di ricorrere a un'altra donna per concepire un figlio era considerata un modo per mantenere il legame matrimoniale anche in caso di difficoltà. 

Il testo infatti prosegue stabilendo per entrambi i contraenti, in caso di richiesta di divorzio, un'ammenda da corrispondere al coniuge: «Se Laqipum scegliesse di divorziare, dovrà pagarle 5 mine di argento, e se Hatala scegliesse di divorziare, dovrà pagare a lui 5 mine di argento. Testimoni: Masa, Ashurishtikal, Talia, Shupianika». 


Fonte: focus.it