lunedì 30 ottobre 2017

Dove il Gange raggiunge l’Africa


Dio creò per prima cosa queste isole dell’Oceano Indiano. E poi copiò il paradiso. 

Lo scrisse Mark Twain, ma la frase non è sua. 
L’ha presa in prestito da uno dei personaggi che ha conosciuto durante i suoi viaggi e l’ha inclusa nel libro “Seguendo l’Equatore”.
 Si riferiva a l’isola di Mauritius. Ed è facile capire perché. Quando si posa piede sulle sue sabbie bianche, è facile vedere che questo luogo possiede tutti gli ingredienti per la creazione di una destinazione paradisiaca: spiagge esotiche, acque cristalline e temperature calde durante tutto l’anno.


Mauritius è l’isola principale dell’arcipelago, che è composto da una ventina di isolotti emersi dal mare milioni di anni fa, a causa di eruzioni vulcaniche sottomarine. 
Le tracce di questo passato vulcanico sono ancora visibili nei paesaggi. 
Succede a Trou aux Cerfs, nella località di Curepipe.
 Lì un antico cratere vulcanico è stato colonizzato dalla vegetazione locale, formando un buco perfetto, dipinto completamente di verde.


Anche il lago più importante dell’isola, Grand Bassin, si è formato in un cratere naturale.


Racconta la leggenda che Shiva e sua moglie Parvati stavano sorvolando la terra su un velivolo fatto di fiori quando rimasero colpiti da un’isola circolata da un’acqua color smeraldo.
 Shiva, che stava trasportando il Gange sulla testa per proteggere il mondo dalle alluvioni, decise di atterrare proprio lì. Alcune gocce d’acqua scivolarono a terra e formarono un bellissimo lago. 

Il Gange si disse dispiaciuto, ma Shiva lo rincuorò promettendogli che i fedeli avrebbero compiuto un pellegrinaggio fin lì per pregare. Infatti ogni anno oltre mezzo milione di hindu in occasione del Maha Shivaratri (la maggiore festa fuori dai confini dell’India, dura due o tre giorni e si svolge tra febbraio e marzo, a seconda dei cicli lunari): i più devoti camminano a piedi dal loro villaggio fin qui. Arrivati a destinazione, eseguono una puja, bruciando incenso e canfora sulle rive del lago e offrendo cibo e fiori agli dei.


 L’induismo è la principale religione dell’Isola di Mauritius, sebbene la diversità delle culture renda impossibile determinarne una ufficiale. 
Le moschee coesistono con i templi buddisti e le statue di Shiva. Le tradizioni europee mostrano la loro influenza sull’essenza africana e danno luogo a una ricca miscela che può essere notata in particolare nel mercato di Port Louis.
 Può essere una coincidenza, ma una delle principali attrazioni dell’isola è la metafora perfetta di questo cocktail culturale e cromatico: La Terra dei Sette Colori. Si tratta di un insieme di dune rosse, gialle, verdi, viola, blu… un arcobaleno di sabbia che si trova a Chamarel, a sud dell’isola.


Un altro dei fenomeni naturali più curiosi sono le ninfee giganti dei giardini di Pamplemousse, anche se questo paradiso è noto specialmente per le spiagge dalle acque calme e dalla sabbia fine. Alcune delle migliori sono Belle Mare, l’isola dei Cervi e Trou aux Biches, dove si trovano gli hotel principali.


Nella penisola di Le Morne, a sud-ovest dell’isola, si trova lo strano fenomeno della cascata sottomarina, un misterioso “buco nero acquatico” che sembra sul punto di inghiottire tutto ciò che gli passa vicino.
 In realtà è un’illusione ottica, ma così bella che vale la pena farsi un’escursione in elicottero per apprezzarla. 

Mark Twain non ne ebbe la possibilità. Né nessuno glielo chiese.


Fonte: passenger6a