venerdì 20 ottobre 2017

L’hydraulis, l’antico organo greco ad acqua


Lo strumento chiamato hydraulis fu creato dall’inventore greco Ctesibio di Alessandria, vissuto nel III° secolo a.C.. 
Si tratta di un organo a canne che usa la pressione dell’acqua per pompare aria nelle canne, ed è l’antenato degli organi moderni e probabilmente il primo strumento a tastiera mai creato.

 L’ hydraulis era manovrato da tre persone: due si occupavano di pompare aria nello strumento usando due pistoni-mantici mentre la terza eseguiva la melodia.


Ci sono numerose testimonianze archeologiche che riguardano l’ hydraulis, non solo dai testi del suo inventore ma anche da mosaici, riferimenti letterari e alcuni antichi resti parziali di questo strumento.

 Nel 1931, i resti di un hydraulis furono scoperti in Ungheria, accompagnati da un’iscrizione risalente al III° secolo d.C.: sebbene le parti in legno e cuoio, come parte del telaio e i mantici interni dei pistoni, non sono sopravvissuti per quasi 2000 anni, le parti in metallo hanno consentito di ricostruire una replica funzionante seguita da molte altre, tra cui quella che potete ascoltare qui sotto. Ciò che non vedrete nel video sono gli altri due operatori che manovrano i pistoni, che si trovano ai lati dello strumento ed erano collegati al corpo centrale riempito d’acqua.
 La tastiera era dotata di 24 tasti connessi ad altrettante canne metalliche (generalmente di bronzo) ed era in grado di produrre due ottave complete. 
24 piccole valvole controllavano la pressione immessa nelle canne, permettendo di regolare accuratamente lo strumento.

 

 Fonte: vitantica.net

Dodici giorni appesi a una corda per scalare la cascata più alta del mondo, in Venezuela


Così maestosa e inavvicinabile da esser stata «scalata» solo quattro volte in venticinque anni. 

Salto Angel è la cascata più alta del mondo: si trova in Venezuela, nella remota zona di Bolivar, e scende per 979 metri dal monte Auyantepui.
 Solo per ammirarla da valle serve una camminata di due giorni nella foresta. Ma gli inglesi James Pearson e Caroline Ciavaldini non si sono spaventati e hanno tentato l'impresa insieme ad altre sei persone, trascorrendo 12 giorni e notti appesi alla parete.


Le vertiginose fotografie della loro ascesa ora fanno parte di un libro, «Climbing Beyond: the world's greatest rock climbing adventures», in cui marito e moglie, entrambi 32enni, hanno voluto racchiudere le loro imprese «in verticale» più spettacolari, da Les Calanques di Marsiglia sino al Tonsai Beach in Tailandia, passando appunto dal Santo Angel in Venezuela.
 La scalata è stata una vera impresa.
 I progressi sono stati lenti, ed è anche capitato che l'intera squadra stesse ferma per sei giorni ad uno stesso punto, a 250 metri di distanza dalla vetta.






«Arrivare in cima è un viaggio faticoso, a livello mentale e fisico. 
E anche se in futuro sarà sempre più difficile intraprendere una impresa del genere - affermano i due scalatori -, speriamo che altre persone avranno la possibilità di sperimentare una scalata come la nostra». 

 Non deve esser certo una passeggiata, anche per dei professionisti, trascorrere tutti quei giorni «appesi».
 Hanno dovuto far tutto affidando la loro vita ad una corda, appoggiandosi a piccoli spuntoni di roccia. 

Ma «svegliarsi lassù, avendo davanti la foresta amazzonica, gli arcobaleni e lo sfarfallio della luce del sole che si infrange contro la cascata, è qualcosa di talmente magico e unico che sembrava di vivere in un altro mondo, fuori dal tempo». 

 Fonte: lastampa.it