martedì 26 settembre 2017
Scoperte nel Mar Nero sessanta navi affondate
Un tesoro di antichissimi navi affondate è stato scoperto sui fondali del Mar Nero da un team di ricercatori interessati inizialmente a scoprire gli effetti dei cambiamenti climatici.
Sono sessanta le imbarcazioni presenti sul fondale risalenti ad epoche che vanno dall’Impero Romano a quello Ottomano passando per i bizantini.
Ed è proprio una nave romana a rappresentare uno degli ultimi relitti scoperti, adagiato sul fondo in condizioni davvero ottimali, nonostante i suoi duemila anni.
La mancanza di ossigeno a profondità elevate ha consentito alle navi di giungere ai giorni nostri senza danni di rilievo.
Anfore, ceramiche ed i più diversi oggetti sono stati avvistati nelle stive delle navi, alcune delle quali, come spiegano gli esperti, hanno forme mai viste prima.
L’analisi dell’incredibile quantità di relitti presenti durerà mesi, forse anni.
Le navi più antiche risalgono al V secolo Avanti Cristo mentre le altre sono affondate nell’Ottocento; tutte sono state protette dalla mancanza di acqua e da una particolare condizione che caratterizza questo bacino che, ad una determinata profondità, diventa anossico.
I relitti saranno oggetti di un nuovo documento della Bbc, anche se l’area in cui è avvenuta la scoperta rimane segreta.
Fonte: scienzenotizie.it
I barbagianni, con l'età, non perdono l'udito
I barbagianni mantengono intatto il loro senso dell'udito nonostante il tempo che passa: la scoperta pubblicata su Proceedings of the Royal Society B, ha risvolti che vanno al di là della pura curiosità scientifica.
Come altri uccelli e a differenza dei mammiferi, questi rapaci sembrano protetti dalla perdita dell'udito dovuta all'invecchiamento.
Possono infatti rigenerare le cellule sensoriali dell'orecchio interno, in modo analogo a come noi rimarginiamo le ferite. Una capacità cI ricercatori dell'Università di Oldenburg, in Germania, hanno testato 7 barbagianni (Tyto alba) addestrandoli a ricevere una ricompensa in forma di cibo in risposta a un richiamo sonoro.
Tutti gli esemplari, compreso un barbagianni della veneranda età di 23 anni, hanno dimostrato un udito sopraffino (dote essenziale per localizzare le prede), immutato nonostante la vecchiaia.
Altri pennuti in passato avevano dimostrato soltanto un lieve declino dell'udito dovuto all'invecchiamento.
Per i barbagianni, invece, è come se gli anni - da questo punto di vista - non passassero.Una capacità che all'uomo risulterebbe molto utile, ma che purtroppo non abbiamo: quando raggiungiamo i 65 anni di età, abbiamo ormai perso in media più di 30 decibel di sensibilità alle alte frequenze
.
In natura, questi rapaci sopravvivono in media 3-4 anni: pertanto, la capacità di preservare l'udito così a lungo è ancora più stupefacente. Comprendere i meccanismi dietro all'udito di ferro potrebbe aiutare a studiare nuovi trattamenti contro la perdita dell'udito umana.
Fonte: focus.it