giovedì 18 maggio 2017
Scoperta una catacomba con 17 mummie nel sito di Tuna el-Gebel, in Egitto.
Gli archeologi hanno scoperto una catacomba sotterranea con numerosi corridoi pieni di mummie, in un antico cimitero nel sito di Tuna el-Gebel, in Egitto.
Nella catacomba si può entrare solo attraverso uno stretto condotto che conduce sottoterra.
«È la prima necropoli umana trovata nel centro dell’Egitto con un tale numero di mummie», ha detto Salah al-Khouli, professore all’università del Cairo e direttore della missione archeologica. «Potrebbe indicare la presenza di una necropoli molto più grande». Questo gruppo di “mummie non reali”, un dedalo di corridoi sotterranei, ospitava “17 mummie e un certo numero di sarcofagi” scolpiti nella pietra o con l’argilla.
Si tratta del primo ritrovamento nell’area dopo la scoperta di una necropoli di animali da parte dell’archeologo Sami Gabra, tra il 1931 e il 1954.
Le prime ricerche erano cominciate un anno fa coi rilevamenti radar nella zona adiacente a quella necropoli.
I dati indicavano una serie di pozzi funerari, che hanno poi portato ai corridoi e alle mummie.
Finora ne sono state trovate 17 insieme ad alcuni sarcofagi, due dei quali sono in argilla e a forma antropoide, mentre gli altri sono di pietra.
Al-Khouli dice che uno dei sarcofagi in argilla è in buone condizioni, l’altro è invece parzialmente danneggiato.
Gli archeologi hanno anche scoperto “bare per animali” e “due papiri scritti in demotico”, una forma di scrittura geroglifica semplificata, utilizzata dalle ultime dinastie egizie fino all’epoca romana.
Le mummie potrebbero risalire al Periodo tardo (712-332 a.C.) ma secondo il portavoce del ministero Nevin al-Aref potrebbero anche essere datate al periodo tolemaico (332-30 a.C.).
«È una scoperta che risale al periodo greco-romano», ha detto Mohamed Hamza, a capo degli scavi archeologici per conto dell’Università del Cairo, che parla di una scoperta “senza precedenti”.
Precisa che il sito archeologico di Tuna el-Gebel custodisce alcune vestigia di quest’epoca, “tra il III secolo a.C. e il III secolo d.C.”. Inoltre, il Ministero ha anche annunciato la scoperta in un sito vicino di “costruzioni funerarie romane in argilla, nelle quali sono state trovate monete, lampade e altri oggetti domestici”.
Fonte: ilfattostorico.com
L’isola di Henderson è il luogo più inquinato del Pianeta
Il punto del Pianeta più inquinato dalla plastica è una piccola isola corallina del sud dell’Oceano Pacifico. Henderson, territorio annesso alla colonia delle isole Pitcairn, è letteralmente sommersa dalla plastica.
A dirlo è uno studio condotto dai ricercatori dell’University of Tasmania da cui emerge che sull’isola sono presenti 37.7 milioni di pezzi di plastica.
«L’isola di Henderson è l’esempio concreto di come i rifiuti contaminino l’intero Pianeta – ha detto la dottoressa Jennifer Lavers – Secondo le nostre stime, ogni giorno qui si depositano 3.570 pezzi di plastica».
Ma come ha fatto tanta plastica a finire in un luogo così remoto? L’isola corallina di Henderson, infatti, dista oltre 5mila chilometri dai centri abitati.
La “colpa” è delle correnti oceaniche che, con la loro rotazione, depositano tutta la plastica finita in mare su quest’isola.
«Anche i luoghi più remoti del Pianeta non possono salvarsi dall’inquinamento; ogni anno sono circa 300 milioni le tonnellate di plastica che non vengono riciclate e queste, troppo spesso, finiscono in mare con danni incalcolabili per la flora e la fauna», ha concluso la Lavers.
L’isola di Henderson misura 9,6 km di lunghezza e 5,1 di larghezza e copre un’area di 37,3 chilometri quadrati.
Nel 1988 è stata aggiunta alla lista dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, per via delle sue spiagge incontaminate (!), della ricca fauna e della sua barriera corallina.
FONTE: RIVISTANATURA.COM