mercoledì 10 maggio 2017

La stanza segreta di Michelangelo


Nel 1975, Paolo Dal Poggetto, allora direttore del Museo delle Cappelle Medicee, a Firenze, scoprì per caso un tesoro rimasto nascosto fin dal Rinascimento.


Esplorando i locali per cercare di aprire un nuovo passaggio per i turisti, Dal Poggetto e i suoi colleghi trovarono una botola nascosta sotto un armadio nei pressi della Sagrestia Nuova, la cappella della basilica di San Lorenzo progettata proprio da Michelangelo per ospitare le tombe dei Medici, signori della città.
 Sotto la botola c’erano gradini di pietra che portavano a una stanza oblunga, piena di carbone, che a prima vista sembrava poco più che un magazzino di risulta.
 Ma sulle pareti Dal Poggetto e gli altri studiosi scoprirono disegni a gesso e a carboncino attribuibili addirittura a Michelangelo.

 La stanza è chiusa al pubblico, ma di recente il fotografo di National Geographic Paolo Woods ha ottenuto la rara autorizzazione di fotografarla.






I disegni sono oggi visibili perché dopo aver scoperto la stanza, Dal Poggetto prese le sue precauzioni.
 Sotto la sua direzione, una squadra di esperti lavorò meticolosamente per settimane per rimuovere con delicatezza l’intonaco dalle pareti.
 Alla fine tornarono alla luce decine di disegni, molti dei quali ricordano alcuni capolavori di Michelangelo, tra cui una statua marmorea che adorna la tomba di Giuliano de’ Medici, collocata proprio nella Sagrestia Nuova.

 Dal Poggetto concluse che nel 1530 l’artista si era rifugiato nella stanza segreta per un paio di mesi.
 Il motivo? Tre anni prima una rivolta popolare aveva spodestato i Medici, costringendoli all’esilio; Michelangelo, che pure era stato uno degli artisti protetti dalla famiglia, l’aveva tradita, schierandosi con i ribelli. 
Ma ora i Medici erano tornati, e a 55 anni l’artista era in pericolo di vita. 
“Naturalmente aveva paura”, spiega Monica Bietti, attuale direttrice del Museo delle Cappelle Medicee , “così decise di restare nascosto nella stanza”.
 Bietti ipotizza che Michelangelo approfittò delle settimane di auto-prigionia per tracciare una sorta di inventario della sua vita e della sua arte. 
I disegni sul muro rappresentano sia opere che intendeva concludere sia capolavori che aveva già completato da tempo, come un dettaglio del David (finito nel 1504) e alcune figure della volta della Cappella Sistina (completata nel 1512). 
 “Era un genio, che poteva fare qui? Solo disegnare”, prosegue la studiosa.

 Come per tutte le opere d’arte non firmate, è impossibile attribuire i disegni con assoluta certezza. Secondo la grande maggioranza degli studiosi, alcuni degli schizzi sono troppo amatoriali per essere di Michelangelo. 
Sugli altri, il dibattito resta aperto. 
 Ad esempio William Wallace, docente della Washington University di St. Louis ed esperto di Michelangelo, è scettico. Secondo lui, Michelangelo era un personaggio troppo importante per rinchiudersi in un seminterrato; di sicuro poteva rifugiarsi da qualcun altro dei suoi mecenati. 
Wallace ritiene che i disegni fossero stati completati in un periodo precedente, prima del 1530, durante la costruzione della Sagrestia Nuova. 
Probabilmente la stanzetta serviva da luogo di riposo per Michelangelo e i suoi tanti assistenti impegnati nei lavori.


 Fonte: www.nationalgeographic.it

Dopo 60 anni riapre all'Eur il meraviglioso Giardino delle cascate


Il Giardino delle Cascate dell'Eur riapre dopo sessant’anni. Pietre naturali, fontane zampillanti, piante e un laghetto: un prezioso gioiello romano che torna finalmente al pubblico. 

 Disegnato dall’architetto Raffaele De Vico, il Giardino delle Cascate dell’Eur è di nuovo aperto dalle 7 alle 20, dopo un restyling estetico che ha ridato lustro a tutta l’area rimasta chiusa per 56 anni. 
 Un gioiello di progettazione paesaggistica che adesso, diventa il nuovo punto di attrazione del quartiere dell’Eur.




“Questo splendido angolo torna ai romani grazie a un lavoro che si inserisce nel più ampio programma di valorizzazione del laghetto dell'Eur nell'ambito delle nostre iniziative su questo quadrante della città”, spiega Roberto Diacetti, presidente di Eur Spa. 

 Accanto al lato estetico, il Giardino delle cascate ha anche un aspetto funzionale, le cascate e giochi d'acqua consentono, infatti, l'ossigenazione delle acque del lago 

 Realizzato nel 1961 non ha avuto una vita facile. 
Chiuso quasi subito, nel tempo è stato usato solo sporadicamente come set cinematografico. 
 “Il Giardino delle cascate è forse il giardino moderno italiano più interessante della seconda metà del Novecento. Il tutto, con un impianto progettuale che s’iscrive nella tradizione italiana, dunque caratterizzato da simmetrica e “classica” regolarità", spiega l’architetto Franco Zagari, autore di alcuni complementi dell’opera.


La riapertura del giardino arriva dopo la riparazione del ponte Hashi di Zagari, la cui pavimentazione vetrata era stata danneggiata da vandali: il ponte pedonale che passa sulla cascata centrale, connettendo le diverse sponde e facendo del giardino un tutt’uno con l’assieme del lago artificiale e delle sue frequentatissime passeggiate. 

 Qualcuno ha già ribattezzato il giardino con il suo laghetto come una “Versailles moderna”. 

 Dominella Trunfio